di Paolo Pagliaro
Negli ospedali del Veneto è in corso una chiassosa offensiva legale dei comitati no vax contro le trasfusioni di sangue donato da volontari vaccinati contro il covid. I no vax sostengono che quel sangue è infetto. Ma non esistono evidenze o segnalazioni scientifiche che mettano in dubbio la sicurezza del sangue prelevato da chi si è vaccinato. Tutti i giorni si contano invece numerose vite salvate grazie alle trasfusioni. Ieri l’ Ospedale romano Bambino Gesù, il più grande policlinico pediatrico in Europa, ha fatto sapere che in un anno la generosità dei suoi 12 mila donatori periodici ha permesso 340 trapianti e oltre 8mila trasfusioni per 1.369 bambini . I donatori hanno reso possibili le terapie salvavita contro leucemie, immunodeficienze, emofilie, anemie gravi, talassemie e tumori.
Il sangue raccolto viene separato in globuli rossi, plasma e piastrine. Attualmente si sta tentando di aumentare la donazione di piastrine dato che il Bambino Gesù è uno degli ospedali all’avanguardia nella lotta alle leucemie, dove l’utilizzo della piastrine è fondamentale. L’Italia non è ancora autosufficiente per il sangue e i suoi prodotti. Anche quest’anno il sistema sanitario dovrà spendere alcune centinaia di milioni per acquistare all’estero il plasma, cioè la parte liquida del sangue necessaria per la produzione dei medicinali salvavita. I plasmaderivati costano come l’oro, dai 50 ai 60 euro al grammo, ma la disponibilità non sempre è garantita, perché gli Stati Uniti – il paese esportatore – possono decidere di ridurre l’offerta, come è accaduto negli anni della pandemia. Da qui l’appello ad aumentare le donazioni, che sono volontarie, gratuite e anonime, caratteristica – quest’ultima – che è un ulteriore motivo per rendere irricevibili le richieste dei no vax.
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