di Paolo Pagliaro
Si è letto in questi giorni che Fratelli d’Italia potrebbe diventare il nuovo partito della nazione, capace di pescare consensi in tutti i settori della società e in tutte le aree politiche. Nel recente passato si proposero come partiti della nazione quello fondato da Berlusconi e, per un breve periodo, anche quelli guidati da Renzi e da Grillo. Ma gli esiti non sono stati all’altezza delle ambizioni.
In realtà un partito della nazione gli italiani lo hanno avuto, si chiamava Democrazia Cristiana e quest’anno avremmo dovuto celebrare il suo doppio anniversario, gli 80 anni dalla nascita e i 30 dalla scomparsa. In realtà non ne ha parlato e scritto praticamente nessuno.
A rompere il silenzio provvedono ora tre storici di vaglia – Guido Formigoni, Paolo Pombeni e Giorgio Vecchio - autori per il Mulino di una “Storia della Democrazia Cristiana” che in 720 pagine ci restituisce un po’ della memoria rimossa.
Ai più giovani interesserà sapere che fino a poco tempo fa esisteva in Italia un partito di ispirazione crisitana che era anche un partito-stato , un partito-società e un partito plurale ma unitario. Incarnava un sistema di potere articolato ed esteso, basato sul controllo prevalente anche se non esclusivo della spesa pubblica e delle strutture collegate al governo centrale e locale. Ma la Dc non fu solo potere e clientelismo. Seppe anche interpretare e collegare istanze, bisogni, valori, miti della società italiana. La Dc non era una guida ma un rispecchiamento. Non trascinava ma accompagnava. Ed esprimeva una classe polirica che nel suo insieme comincia a essre ritenuta più presentabile di quella che le è succeduta.
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