di Paolo Pagliaro
Il Parlamento ha deciso che l’ultima novità del sovranismo scolastico si chiamerà liceo del made in Italy, che dovrebbe vedere la luce già l’anno prossimo. Il governo parla di provvedimento storico, e definisce il nuovo liceo addirittura una “svolta nella politica industriale del paese”.
Parole grosse. In realtà le produzioni autoctone sono già studiate e valorizzate nelle scuole. Negli Its, in particolare, ci si può diplomare in Tecnologie innovative per i beni culturali e il turismo ma anche in tecnologie per il Made in Italy. Il problema è che l’anno scorso gli iscritti agli Istituti Tecnici Superiori, dove si formano gli esperti di cui l’economia ha bisogno, erano in Italia circa 20 mila, contro i 400 mila della Francia e gli 800 mila della Germania.
Nella scuola italiana sono molti i numeri che non tornano. C’è un dirigente ogni 160 addetti, mentre il rapporto nello Stato è di 1 a 40. Ogni anno cambia un terzo degli insegnanti, ma c’è una ridondanza di progetti, obiettivi, adempimenti. Marco Orsi, l’ideatore delle scuole “Senza Zaino”, ha fatto il conto degli obiettivi previsti a livello nazionale alla fine della terza media ed è arrivato a 216.
Orsi , che a Lucca insegna Leadership Leggera, descrive la scuola italiana come un pachiderma liquido, un moloch in cui caratteri decisamente inossidabili si accompagnano a una fluidità che sfiora l’’inconsistenza. In un documento che circola da ieri in rete, lo studioso riassume le proposte per una didattica di qualità, che sappia educare alla responsabilità. Parola che Orsi vedrebbe volentieri affiancata al merito, nell’insegna del ministero.
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