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Nascono i Consigli regionali italiani

7/6/1970

Nascono i Consigli regionali italiani

Il 7 giugno del 1970 21 milioni di italiani si recarono alle urne per eleggere, per la prima volta, i Consigli delle 15 Regioni a Statuto ordinario che, nel sistema allora vigente, eleggevano a loro volta i presidenti delle Regioni. Con l’elezione dei Consigli Regionali, le Regioni, dapprima esistite solo dal punto di vista territoriale, entrarono nelle storia istituzionale italiana. In una pubblicazione del Consiglio regionale del Lazio a cura di Antonella de Santis, Laura Zaccaria e Ivana Friggi si legge: “Storicamente ‘l'idea regionale’ ha radici nell’Ottocento in quei movimenti di pensiero che evidenziavano l'esigenza di riconoscere la Regione quale ente intermedio fra lo Stato e il Comune. Mazzini stesso rilevava l’opportunità di contemperare l’interesse all’unità nazionale con quello all’autonomia delle province e delle regioni, per ciò che riguardava l’attività legislativa, esecutiva e amministrativa avente ad oggetto materie di interesse locale. Ma anche i progetti di decentramento regionale elaborati negli anni del primo Governo Cavour dai ministri degli Interni Luigi Carlo Farini e successivamente da Carlo Minghetti non ebbero molta fortuna negli ambienti conservatori e furono bloccati. La questione regionale fu ripresa negli anni del primo dopoguerra soprattutto ad opera di Luigi Sturzo che pose alla base della riforma amministrativa dello Stato la valorizzazione delle autonomie locali e il riconoscimento giuridico delle Regioni. L’avvento del Fascismo, con la sua connotazione tipicamente accentratrice, smorzò ogni tentativo di rinnovamento per vent’ anni. Il dibattito sulle Regioni ritrovò terreno fertile nel periodo successivo, prevedendo una pluralità di centri di potere politico, a garanzia della libertà e della sopravvivenza delle proprie istituzioni democratiche. L’Assemblea Costituente concentrò molte delle sue energie nella discussione sulle autonomie e presentò una bozza apertamente regionalista che incontrò le inevitabili resistenze dei conservatori contrari a qualsiasi sconvolgimento dell’ordinamento giuridico che avrebbe minato le basi dell’unità del Paese. Si arrivò alla fine ad un progetto concorde di riforma regionale mirante all’attribuzione alle Regioni di un complesso di poteri meno consistente di quello previsto dallo schema originario della commissione il quale, invece, venne recepito negli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale. In deroga a quanto previsto dall’ottava disposizione transitoria della Costituzione che fissava ad un anno dall’entrata in vigore della medesima il termine per l’indizione delle ‘elezioni dei Consigli regionali e degli organi elettivi delle amministrazioni provinciali’, interventi normativi successivi disposero proroghe al suddetto termine”.

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