“A te che odi i politici imbrillantinati che minimizzano i loro reati disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana”. No, non è una citazione dall’homepage del sito di Beppe Grillo. “A te che non ami i servi di partito che ti chiedono il voto un voto pulito partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”. Il vero ideologo del Movimento 5 Stelle non è Gianroberto Casaleggio, bensì Rino Gaetano, almeno stando alla lettura dei versi che abbiamo cantato tutti mille volte. Nato a Crotone nel 1950 - la classe di buona parte del cantautorato maggiore - e tristemente finito in tragico episodio, appena 31 anni dopo. Ha avuto il tempo di diventare un mito, nonostante la prematura scomparsa, avvenuta ad una età in cui molti italiani oggi non solo “bamboccionano” a casa di mamma e papà, ma magari, “sfiga” vuole, si sono appena laureati. L’icona della ribellione civica in musica, del gioco cantilenato gianna-gianna-gianna, che non faceva sentire rimbambiti, ma semplicemente intonati. Intonati uno con l’altro, arrabbiati per gli stessi motivi. E allora: “I ministri puliti i buffoni di corte ladri di polli super pensioni ladri di stato e stupratori il grasso ventre dei commendatori diete politicizzate evasori legalizzati auto blu sangue blu”. Questo è il manifesto di quella che poi si sarebbe chiamata genericamente antipolitica. Ma era il 1978. E c’era tutta un’altra classe dirigente. Gaetano già non la sopportava più: “avvocato Agnelli Umberto Agnelli Susanna Agnelli Monti Pirelli…Maurizio Costanzo Mike Bongiorno Villaggio Raffa Guccini”. Buona parte di questo elenco rappresenta ancora la nomenklatura. Che sia “onorevole eccellenza cavaliere senatore nobildonna eminenza monsignore”, la vis “rottamatoria” del brano, era la versione musicata di una spinta al rinnovamento che non s’è mai avverato, che non s’è ancora avverato. Da quando è morto Rino Gaetano siamo tutti figli unici, anche se fratelli. Figli unici in cerca del cantore che riunisca la famiglia. “Immunità parlamentare abbasso e alè”. Qualcuno queste canzoni deve averle studiate bene: tolto il pentagramma è diventato un programma. Anche se lui si lamentava: “mentre vedo tanta gente che non c'ha l'acqua corrente
e non c'ha niente ma chi me sente”. Lo hanno sentito e risentito, inneggiato e clonato in cover band, replicato in tributi d’autore: Rino Gaetano. Chi s’è fatto il palazzo sul jumbo (cantava in un altro pezzo storico), e chi corre sempre appresso all’ambo. Le due Italie, da una parte i ricchissimi, dall’altra i poveri, spremuti persino dall’illusione che nel gioco trovino la buona sorte. Cosa avrebbe cantato oggi, è la curiosità principale che ci ha lasciato andandosene così presto. Probabilmente avrebbe aggiornato i suoi elenchi di sperata proscrizione, e tra i non te reggo più, avrebbe messo anche chi in un certo senso, a lui s’ispira. Ma il cielo non sempre è più blu.