Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

RAFAH: E’ STRAGE
DI DONNE E BAMBINI

Almeno 67 civili palestinesi sarebbero rimasti uccisi durante gli attacchi notturni dell'esercito israeliano nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha reso noto questa mattina il portavoce del ministero della Sanità gestito da Hamas, Ashraf al-Qidra. “I corpi di 67 palestinesi sono arrivati negli ospedali in seguito agli attacchi aerei israeliani sulla città di Rafah la scorsa notte. L'operazione di soccorso è ancora in corso”, ha detto al-Qidra. Allo stesso tempo, il canale televisivo libanese Al Mayadeen ha parlato di almeno un centinaio di morti a Rafah e di oltre 230 feriti. Secondo i media locali, all'alba l'aviazione sello Stato ebraico avrebbe colpito più di 50 obiettivi del settore meridionale (dove, va ricordato, decine di migliaia di persone si sono trasferite nelle scorse settimane perché dichiarato zona sicura da Israele), tra cui moschee ed edifici residenziali. Da parte sua, il dottor Marwan al-Hams, direttore dell'ospedale Abu Youssef al-Najjar, ha specificato che tra le vittime figurano numerose donne e bambini. Anche un giornalista occidentale ha contato almeno cinquanta corpi tra quelli traslati in ospedale.

Sembra dunque purtroppo avverarsi quanto paventato da diversi osservatori internazionali, ovvero che l’annunciato ampliamento dell’offensiva israeliana nel quadrante meridionale dell’enclave possa trasformarsi in un bagno di sangue per i civili intrappolati nella Striscia. Va detto che finora Tsahal ha evitato l'impiego di truppe di terra soprattutto per non entrare in rotta di collisione con il governo egiziano. Ma, come si è visto nella notte, anche gli attacchi dall’aria inevitabilmente sono destinati a provocare “danni collaterali” d’incalcolabile gravità. E la situazione, al momento, non sembra offrire spazi di miglioramento nonostante alla fine della scorsa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu abbia impartito all'esercito e al ministero della Difesa la direttiva di presentare un piano di evacuazione dei civili da Rafah, evacuazione in seguito alla quale le truppe con la Stella di David avrebbero campo libero per “eliminare quattro battaglioni di Hamas”. Il piano di sfollamento ventilato da Netanyahu sembra però più una mossa propagandistica che un reale tentativo di alleggerire il costo in vite innocenti del conflitto. Appare infatti del tutto irrealistica l’idea di sfollare forzatamente quasi un milione e mezzo di persone in un’area controllata al di fuori della Striscia, non ultimo anche per il fermo diniego del Cairo ad accogliere sfollati che non siano quelli gravemente feriti e quindi necessitanti di cure immediate.

Nel frattempo, il movimento libanese Hezbollah ha annunciato di aver effettuato nelle ultime 24 ore cinque nuovi attacchi contro obiettivi militari israeliani nelle zone di confine. Secondo un comunicato del servizio stampa di Hezbollah pubblicato sui social network, due gruppi di soldati israeliani sarebbero stati colpiti da bordate di artiglieria. Anche alcuni mezzi di ricognizione sarebbero stati attaccati nelle zone del villaggio di Kfar Shuba, nelle fattorie occupate di Shebaa e nella zona di El-Ibad. Il servizio stampa ha dichiarato che tutti gli obiettivi “sono stati colpiti con successo”. Secondo Hezbollah, dall’8 ottobre dello scorso anno i combattenti del movimento hanno effettuato 1.013 attacchi contro obiettivi nemici. (12 FEB - deg)

(© 9Colonne - citare la fonte)