di Paolo Pagliaro
Come in altre circostanze, anche in questi giorni segnati dalla protesta degli agricoltori il bersaglio è l’Europa, dipinta come una matrigna ottusa, incapace di dare risposte alle richieste dei cittadini e dei virtuosi governi che li rappresentano. Contro l‘Europa sfilano i trattori, e sulle responsabilitò di Bruxelles non ha dubbi il ministro dell’agricoltura Lollobrigida che un’intervista al Sole 24 Ore spiega perché l’Unione deve decidersi a cambiare radicalmente la propria politica agricola comune.
In realtà Lollobrigida un decisore ce l’avrebbe a portata di mano visto che dal 1962 la Politica Agricola Comune, meglio nota come Pac, è gestita in piena autonomia dai ministri dell’agricoltura riuniti nel Consiglio, come previsto dall’articolo 43 del Trattato sul funzionamento delle istituzioni comunitarie. Ricorda Piervirgilio Dastoli, presidente della sezione italiana del Movimento Europeo, che è sempre stata dei ministri la responsabilità delle decisioni sui prezzi agricoli, sui prelievi, sugli aiuti e sui limiti quantitativi. E sono stati i ministri con i loro governi a decidere di versare fiumi di denaro a favore delle produzioni più avvantaggiate, delle grandi proprietà intensive e delle società di intermediazione. lasciando le briciole all’80% dei nove milioni di azende agricole europee.
Aggiungiamo che in questi giorni si gioca a Roma non a Bruxelles una partita decisiva, quella delle polizze agricole , settore fortemente sussidiato da contributi pubblici e diventato cruciale in un’epoca di eventi climatici estremi. Le albicocche non aspettano i decreti del ministero e quest’anno l’agricoltura italiana sta seriamente rischiando di non avere alcun ombrello assicurativo per proteggersi da grandinate, gelate e alluvioni.