La strada da percorrere per una reale parità economica tra uomo e donna in Italia è ancora lunga, un gap sociale reso più che mai evidente dall’analisi dei divari di genere nel mercato del lavoro e nel sistema previdenziale attraverso i dati dell’Inps che è stata presentata questa mattina a Palazzo Wedekind a Roma. Quella scattata dall’Istituto nazionale della previdenza sociale è una vera e propria fotografia delle disparità in grado di fare luce nel profondo del fenomeno attraverso le serie storiche di cui l’Inps dispone riguardanti il mercato del lavoro negli ultimi anni. Un bagaglio d’informazioni vaste e variegate grazie alle quali, spiega ai microfoni di 9 Colonne il Commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera, “abbiamo messo in evidenza le differenze ancora presenti in termini salariali, di segregazione occupazionale femminile, nonché di frequenza del lavoro da parte delle donne rispetto agli uomini”. Con una prevalenza quindi di contratti part-time o a tempo determinato o comunque di meno ore lavorate rispetto alla parte maschile. “Ovviamente – sottolinea Gelera – una minore partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne si traduce sia in una minore ricchezza per le donne ma anche, in un successivo periodo di pensionamento, in una pensione più ridotta e nell’accesso più agevole per le donne a pensioni di vecchiaia piuttosto che pensioni di anzianità in presenza di anni di contribuzioni ridotti e carriere discontinue. Quindi, i dati che oggi saranno presentati mettono in evidenza una situazione persistente di disparità”. Un’evidenza che viene confermata “anche eliminando tutta una serie di fattori e andando a compiere degli esami econometrici più profondi, dai quali emerge che a parità di impresa, di collocazione, di situazione individuale esiste un gender gap in termini salariali sia annuali che orari evidente rispetto agli uomini. Tutta questa problematica – chiosa Gelera – è legata alla situazione culturale in Italia, che vede le donne impegnate nel carico di cura familiare”. Donne chiamate a farsi carico tanto dei figli che, sempre più spesso, di anziani non autosufficienti. A tale proposito, Gelera ricorda che per affrontare queste problematiche “vanno rese più strutturali e più estese” una serie di misure già previste “che riguardano la possibilità di conciliare vita lavorativa e vita familiare, di ridurre quindi i carichi familiari sulle donne, facendo partecipare anche le figure maschili alla cura della famiglia. È il caso, ad esempio, del congedo parentale che è stato esteso in termini di indennizzo però rimane sempre una misura prettamente femminile (per l’80% dei casi)”. Il commissario straordinario ricorda inoltre “l’introduzione obbligatoria del congedo di paternità, che è stata un’altra misura importante e lo sviluppo di misure come il bonus asili nido che è stato esteso in termini di importo a disposizione e consente alle donne di avere più possibilità di continuare a rimanere all’interno del mondo del lavoro e non doversi allontanare per occuparsi dei figli. In ultimo – conclude Gelera – ricordo l’assegno unico universale, una misura che è stata resa strutturale e che raggiunge dieci milioni di bambini e ragazzi fino a 21 anni in Italia e che consente a tutte le famiglie con figli, a seconda delle caratteristiche reddituali, di avere una somma aggiuntiva a integrazione del proprio reddito, proprio per il sostentamento e la cura dei figli”.
PATRIMONIO IMMOBILIARE. “L’Inps – spiega ancora Gelera - dispone di un patrimonio immobiliare che sta dismettendo. Non è il business dell’Istituto. Ricordo che molte di queste unità immobiliari sono pertinenze, quindi si tratta di garage, cantine o comunque di unità non abitative. Abbiamo un altro problema, legato al fatto che spesso si tratti di unità abitative che sono collocate in strutture e sono quindi all’interno di condomini e sono state occupate quindi non sono nell’immediata disponibilità dell’Istituto”. Il Commissario straordinario ricorda inoltre che l’Istituto “ha sottoscritto un importante accordo con il Comune di Roma al quale abbiamo ceduto delle unità immobiliari che verranno utilizzate per fini sociali e tutte le indicazioni che l’Istituto sta dando ai fondi di gestione del patrimonio immobiliare vanno nella direzione che questi fondi possano essere utilizzati per social housing, studentati o comunque per edilizia che poi diventi utile a livello sociale”.
SPESA PENSIONISTICA. Venendo al tema previdenziale, “Abbiamo una curva di uscite per pensionamento, quindi una spesa pensionistica per i prossimi anni, che ovviamente va ad aumentare per effetto del pensionamento dei baby-boomers e quindi un saldo sicuramente negativo tra entrate e uscite per prestazioni. Va da sé che se si guarda nel periodo ancora più lungo, peseranno la denatalità e la presenza di un numero minore di contribuenti”. Per Gelera, dunque, “una delle chiavi per cercare di affrontare questo problema delle minori entrate a fronte delle maggiori uscite per prestazioni pensionistiche è sicuramente quella di puntare sulla produttività e sull’occupazione in quanto produttività e occupazione creano contribuzione, creano ricchezza e quindi danno la possibilità al sistema pensionistico a ripartizione di essere giustamente finanziato”. (21 feb / sab)