di Paolo Pagliaro
Con la vittoria di Alessandra Todde salgono a 5 le regioni amministrate dal centro sinistra. La Sardegna si aggiunge infatti a Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia. E’ un risultato politicamente rilevante per diverse ragioni. Una e non l’ultima è che l’articolo 75 della Costituzione stabilisce che cinque consigli regionali possono proporre all'intero corpo elettorale “l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge". Possono dunque indire un referendum senza che sia necessario raccogliere le 500 mila firme previste quando i promotori sono i partiti o gruppi di cittadini.
In passato più di una volta le Regioni hanno esercitato questa loro prerogativa. L’ultima fu due anni fa, quando nove consigli regionali a maggioranza di centro-destra proposero una serie di referendum in tema di giustizia. Chiedevano l’abrogazione delle legge Severino sull’incandidabilità dopo una condanna, la sperazione delle carriere dei magistrati, la limitazione delle misure cautelari, la possibilità per gli avvocati di valutare l’operato dei giudici nei consigli giudizairi, nuove proedure per le candidture al Csm. Si votò il 12 giugno 2022 e i referendum fallirono perché gli italiani disertarono in massa le urne. Alle Regioni abrogazioniste era andata meglio trent’anni prima, quando il voto popolare aveva invece premiato la loro proposta di abolire il ministero del Turismo e dello Spettacolo. Oggi l’Italia sembra avviata verso una stagione di riforme importanti, dal premierato all’autonomia differenziata. E di leggi che rispecchiano le ragioni identitarie della destra. Per contrastarle o modificarle da ieri il centrosinistra ha un’arma in più.