di Paolo Pagliaro
La transizione ecologica non gode di buona stampa. A pochi mesi dalle elezioni europee c’è una corsa a depotenziarla, negarne l’efficacia e la necessità, in nome delle superiori ragioni dell’economia. La transizione green con le sue restrizioni non piace ad automobilisti e agricoltori, alle imprese che consumano energia e a quelle che la producono e la trasportano. I popolari, primo partito in Europa, sconfessano i precedenti impegni sui tempi della decarbonizzazione, un po’ ovunque il no al “green deal” affianca il no all’immigrazione come carburante propagandistico dell’estrema destra. L’informazione sembra molto più attenta ai costi della riconversione verde che alle 300.000 vite stroncate anzitempo ogni anno in Europa per malattie legate all'inquinamento.
Ci sono però sacche di resistenza, nelle regioni, nei Comuni, soprattutto tra i giovani. Le loro buone pratiche sono al centro di Circonomia, il Festival dell’economia circolare che quest’anno si tiene a Fano. Immaginando la transizione ecologica come una maratona tra le regioni italiane, sabato viene presentato un Rapporto che rivela quali sono quelle con le migliori prestazioni di sostenibilità ambientale. E’ una classifica che si basa su 25 indicatori tra cui emissioni climalteranti, produzione di rifiuti e raccolta differenziata, consumo di suolo, percentuale di rinnovabili sulla produzione di energia, tasso di regolarità edilizia e di motorizzazione elettrica, qualità del paesaggio. Gli interventi descritti nel rapporto dimostrano che il green deal non solo è indispensabile per fronteggiare la crisi climatica ma è anche una grande occasione di innovazione e competitività economica. E non sorprende che in cima alla classifica ci siano Trentino Alto Adige, Marche, Lombardia, Veneto e Toscana.