di Paolo Pagliaro
Il sociologo Denis Volkov, che a Mosca guida l’unico istituto di sondaggi indipendente, dice a Repubblica che il plebiscito a favore di Putin si spiega col fatto che i russi vedono la guerra in Ucraina come parte dell’eterno confronto tra il loro Paese e l’ Occidente. È la reazione patriottica a un conflitto internazionale.
Quanto Putin avesse investito sul patriottismo dei suoi connazionali, ripristinando la Grande Russia, lo aveva ben compreso anni fa Demetrio Volcic, inviato nei paesi dell’est e voce della Rai da Mosca, che analizzando i simboli del nuovo potere aveva osservato come lo stemma dal sapore zarista si accompagnasse alla bandiera rossa dell’esercito che aveva sconfitto Hitler. E come l’inno fosse quello sovietico, ma le parole non più.
ll timore di perdere Putin suscita nel popolo russo una specie di paura irrazionale per l’ignoto, aveva scritto Volcic nei suoi diari, ora raccolti dall’editore Sellerio in un libro dal titolo “A cavallo del muro”, con prefazione di Jas Gavronsky e note di Romano Prodi e Valter Veltroni. . Del resto – osserva Volcic - la concentrazione del potere in una sola persona fa parte della storia russa. Alcune volte si sono visti due zar, due capi comunisti e, in ultimo, il duello tra El’cin e Gorbačëv, ma il dualismo al paese non è mai piaciuto.
Piace, invece, l’icona di Putin che sta, lui solo, al Cremlino. Separato dal popolo dalle mura e dal servizio di sicurezza, ma sempre presente sui monitor delle tv. E benché Gawronski inviti a non rileggere Volcic alla luce dell’invasione dell’Ucraina, non c’è dubbio che nella Russia di ieri raccontata da quel brillante giornalista e poi parlamentare italiano ci siano molte spiegazioni dei drammi di oggi.