Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

A Matera arriva la videoarte cubana

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Matera arriva la videoarte cubana

Cuba vista in modo inedito: dal 22 marzo al 30 giugno si terrà la mostra “Cuba introspettiva. Esperienze performative di videoarte”, ideata e curata da Giacomo Zaza e promossa dal Museo nazionale di Matera presso l'Ex Ospedale di San Rocco. Il progetto si muove tra contesti che s'intrecciano e s'incontrano: lo spazio pubblico e quello privato, la strada e l'intimità, la sfera socioculturale e i percorsi immaginari. Inoltre, evidenzia l'andamento diversificato delle pratiche artistiche cubane, slegandole da qualsiasi etichettatura, e pone in risalto la produzione di nuovi significati mediante esperienze video performative. Il percorso espositivo si articola attraverso le esperienze di videoarte di dodici artisti cubani, protagonisti della ricerca contemporanea dentro e fuori l'isola: Juan Carlos Alom, Analia Amaya, Maria Magdalena Campos-Pons, Javier Castro, Susana Pilar Delahante Matienzo, Luis Gomez Armenteros, Tony Labat, Ernesto Leal, Glenda Leon, Sandra Ramos, Grethell Rasua e Lazaro Saavedra. “L'ampio sguardo rivolto alla ricerca artistica da Cuba, con particolare attenzione ai protagonisti di una sperimentazione visiva tra le più interessanti dell'area caraibica - sottolinea Annamaria Mauro, direttore del Museo nazionale di Matera - conferma l'apertura del Museo al mondo contemporaneo internazionale. Il complesso monumentale dell'Ex Ospedale di San Rocco continua a essere un laboratorio di perlustrazione della creatività odierna, capace di offrire immaginari condivisi ed esperienze provenienti da diversi ambiti culturali”. “Negli artisti in mostra - spiega il curatore Giacomo Zaza - prevale una visione riflessiva, intrisa di tratti ironici e paradossali, scabri e inquieti, come avviene in certa letteratura cubana, da Virgilio Pinera a Pedro Juan Gutiérrez. Una visione accompagnata dall'interiorizzazione e dal vaglio della storia (con le sue derive), nonché uno scenario ricco di attitudini sincretistiche. La pratica video cubana porta con sé una marcata spinta performativa. Gli artisti scelti per Matera si muovono tra valori fondativi dell'esperienza (la solidarietà, la libertà dell'individuo) e la ricerca di una dimensione poetica e di uno spazio sensibile, presso corteggiando il mondo magico”. (gci)

“OLTRE LO SPAZIO, OLTRE IL TEMPO”: A ROMA L’ESPOSIZIONE TRA ARTE E SCIENZA

Un percorso espositivo e di ricerca fra arte e scienza, tra passato e scenari futuribili, che offre ai visitatori gli strumenti per riflettere sul progresso dell’umanità. Dallo scorso 22 marzo fino al 21 luglio sarà visitabile al Museo Civico di Zoologia di Roma la mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi”, prodotta da Fondazione Golinelli e SMA - Sistema Museale di Ateneo, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e realizzata in collaborazione con INAF - Istituto Nazionale di Astrofisica. Nata da un’idea di Andrea Zanotti, Antonio Danieli, Roberto Balzani e Luca Ciancabilla, che ne firmano anche la curatela, la mostra dopo essere stata a Bologna arriva nella Capitale, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. L’esposizione si arricchisce di opere e contenuti provenienti dalle collezioni dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina, in particolare dal Museo Civico di Zoologia, dalla Galleria d’Arte Moderna e dalla Pinacoteca Capitolina. La mostra gravita intorno alla figura di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), uno dei più grandi scienziati della natura del suo tempo. Grazie alla sua straordinaria capacità di osservare, catalogare e conservare i reperti che la natura, nel corso del suo farsi, ha lasciato dietro di sé, Aldrovandi è di fatto il fautore del moderno museo di Storia Naturale, un luogo di memoria e conoscenza, in cui si sedimenta il fondo ancestrale delle nostre origini. L’opera del naturalista bolognese, tuttavia, non è proiettata solo verso il passato: la sua capacità fantastica, perfettamente incarnata da quello che può essere considerato il suo scritto più sorprendente, la Monstrorum Historia - un trattato universale sui mostri e altri prodigi sovrannaturali - colloca l’opera dell’Aldrovandi oltre il tempo e sulla soglia di un mondo altro. Il potere dell’immaginazione apre le porte al futuro, a mondi mai, o non ancora, esistiti. Ulisse Aldrovandi incarna, dunque, due anime: quella di scienziato, osservatore di una realtà che è già stata, e quella dell’artista, che immagina e dà forma a ciò che sarà, spingendosi, come farà secoli dopo la fantascienza, a svelare scenari destinati, col progredire della scienza, a trasformarsi in realtà. I visitatori avranno nuove opportunità di esplorazione, rinnovando il connubio inconsueto e originale, tra reperti e oggetti delle collezioni museali bolognesi e romane, exhibit tecnico-scientifici immersivi e interattivi prodotti in originale da Fondazione Golinelli, quadri di diverse epoche di Bartolomeo Passarotti, Enrico Prampolini, Virgilio Marchi e Mattia Moreni, opere d’arte - dipinti, sculture e installazioni - di Nicola Samorì. In mostra anche oggetti, strumenti, video e immagini provenienti dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF-OAS di Bologna e INAF-IAPS di Roma) e dall’Agenzia Spaziale Europea, che esprimono una visione unitaria della cultura e dell’alleanza tra arte e scienza, qui riproposta al pubblico in un percorso di ricerca tra passato e scenari futuribili. (gci)

“AQUA MATER”: GLI SCATTI DI SALGADO CELEBRANO L’IMPORTANZA DELL’ACQUA

Brasile, Algeria, Antartide, Russia, Mali, Alaska, India, Namibia, Italia. Sono 42 le fotografie del celebre Maestro Sebastiao Salgado, stampate in grande formato, che compongono “AQUA MATER”, la mostra che, dopo la presentazione a Parigi in un padiglione di bambù sotto la Grande Arche nel quartiere della Defense, verrà esposta a Palazzo Ducale di Genova, con apertura al pubblico dallo scorso 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua promossa dall’Unesco, fino al 14 luglio. L’esposizione è prodotta dalla Fondazione Palazzo Ducale in collaborazione con Rjma Progetti culturali, Creation e SM-Art. La mostra è curata da Lélia Wanick Salgado, compagna di lavoro e di vita del fotografo, mentre il percorso espositivo è accompagnato da una traccia sonora composta per la mostra dal musicista Francois Bernard Mache, dell’Académie des Beaux Arts. Sarà a disposizione di tutti i visitatori un’audioguida in italiano e in inglese con la storia personale di Salgado e i suoi ricordi delle foto presentate in mostra. Ferrovie dello Stato Italiane è sponsor tecnico della mostra, Radio Monte Carlo è la radio ufficiale. “Questa mostra - sostiene il presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Beppe Costa - offre non soltanto una straordinaria raccolta di opere fotografiche, ma anche l'opportunità di una riflessione consapevole sui temi critici come l'acqua, l'ambiente e la società, in una città la cui storia e il cui futuro sono particolarmente legati al mare. Salgado ci conduce in un viaggio emozionante attraverso i molteplici aspetti dell'acqua, rivelando la sua forza vitale, la sua fragilità e la sua straordinaria capacità di plasmare il nostro mondo: dalle maestose cascate alle profondità degli oceani, dalle comunità che dipendono dalle risorse idriche, sempre più scarse e preziose, alla devastazione causata dall'inquinamento e dai cambiamenti climatici”. “La mostra di Sebastiao Salgado, ospitata nel Sottoporticato - sottolinea la direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Ilaria Bonacossa - si inscrive in una ormai consolidata attenzione riservata dalla Fondazione per la fotografia e per i più importanti interpreti di questa arte. In questo caso c’è un elemento ulteriore che rende questa esposizione particolarmente stimolante: l’innesto di ‘fonografie’ di Francois-Bernard Mache volute da Lélia Wanick Salgado, curatrice della mostra. Le musiche creano attraverso l’interazione tra suono e immagine un’immersione multisensoriale che arricchisce e approfondisce l'impatto emotivo complessivo della mostra aggiungendo un elemento sensoriale emotivo che apre a una dimensione simbolica e poetica oltre a quella ecologica e sociale”. Il percorso espositivo propone anche un ampio corredo di testi dedicati al tema dell’acqua: l’Istituto Terra fondato dai Salgado per la riforestazione della Foresta Atlantica, il Manifesto dell’acqua per il XXI secolo, la Giornata Mondiale dell’Acqua 2024, un resoconto dell’Unesco, un testo a firma di Lélia e Sebastiao Salgado e altri. Il progetto di mostra nasce dalla riflessione dell’autore sullo stato del Pianeta e in particolare dell’acqua, tema al centro di un cambiamento epocale che Fondazione Palazzo Ducale accoglie con grande senso di responsabilità. Riscaldamento climatico, innalzamento del livello degli oceani, desertificazione, alluvioni e salvaguardia della biodiversità sono alcuni dei temi toccati. Con questi presupposti, Sebastiao Salgado ha selezionato alcune significative immagini per rappresentare il bisogno, la bellezza, la forza e i misteri dell’acqua, elemento fondamentale e prezioso della Terra, mettendo in evidenza il legame tra la crisi ambientale e le disuguaglianze sociali. La mostra, inoltre, è un’occasione straordinaria per approfondire i temi ambientali di maggiore attualità, ai quali verranno dedicate proposte didattiche per le scuole e per le famiglie, oltre a una serie di incontri internazionali sui temi dell’acqua e dell’Antropocene a cura di Telmo Pievani e di Andrea Rinaldo, vincitore dello Stockholm Water Prize 2023, considerato “il premio Nobel dell’acqua”. (gci)

“UN PALAZZO IN ESILIO”: A MILANO L’ARTE DI THEODOULOS POLYVIOU RACCONTA CIPRO

Una mostra per approfondire l’arte di un grande artista cipriota: dal 10 aprile al 7 luglio, Fondazione Elpis di Milano presenta la mostra personale di Theodoulos Polyviou, “Un Palazzo in esilio”, terzo capitolo di “Transmundane Economies”, progetto in corso iniziato dall’artista nel 2022, che utilizza la virtualità e le tecnologie digitali associate per studiare, ricostruire e riempire i vuoti all’interno del patrimonio culturale di Cipro. Attraverso video, sculture, installazioni e disegni esposti in tutti gli spazi della Fondazione, la mostra prende le mosse dal progetto di un edificio arcivescovile cipriota al centro di un fatto storico realmente accaduto. Negli anni Cinquanta, in un clima di tensione etnica e nazionale, l'arcivescovo Makarios III promosse la costruzione di un nuovo palazzo arcivescovile, dando inizio al primo concorso di architettura dell'isola. Questo concorso, e il conseguente dibattito pubblico, evidenziarono il ruolo dell'architettura nell'identità nazionale durante la dominazione britannica, creando un precedente per il futuro architettonico dell'isola. Nell’ambito del progetto “Transmundane Economies” - dopo il primo capitolo intitolato “Bellapais Abbey” al Kunstlerhaus Bethanien di Berlino, e il secondo, “SCREEN”, esposto sempre a Berlino al Bode Museum - “Un Palazzo in esilio” esamina come i meccanismi di inclusione ed esclusione interni alla costruzione e al simbolismo del palazzo abbiano favorito un senso di comunità e di appartenenza, emarginando al contempo dalla narrazione nazionalista predominante i gruppi minoritari ciprioti. Theodoulos Polyviou (1989, Cipro) è un artista con base a Berlino. Il suo progetto in corso “Transmundane Economies” utilizza la virtualità e le tecnologie digitali associate per studiare, ricostruire e riempire i vuoti del patrimonio culturale cipriota, allontanandosi da un'agenda nazionalista per speculare invece sul rapporto tra queerness, riparazione e reinvenzione all'interno degli intrecci storici dell'isola. Nel 2014 Polyviou ha conseguito un master in comunicazione visiva presso il Royal College of Art di Londra. È cofondatore ed ex direttore del project space sperimentale “Korai”, a Cipro. Nel 2020 ha co-curato la 19esima edizione della Biennale Mediterranea: School of Waters, San Marino. Ha presentato il suo lavoro in mostre personali alla Kunstlerhaus Bethanien, Berlino, e allo ZKM: Center for Art and Media, Karlsruhe, tra gli altri, e in varie mostre collettive, tra cui il Padiglione di Cipro alla Biennale di Architettura di Venezia del 2021. Nel 2023 è stato artista in residenza a “Una Boccata d'Arte”, progetto di arte contemporanea promosso da Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua. Polyviou ha recentemente concluso la sua ultima mostra personale con la presentazione del secondo capitolo di “Transmundane Economies”, intitolato “SCREEN”, al Bode Museum di Berlino. (gci)

LE OPERE DI FABRIZIO PLESSI A PADOVA CON “NERO ORO”

Una mostra che occupa per la prima volta tutti gli spazi dell’ex Chiesa di Sant’Agnese a Padova, riprendendo il dialogo mai interrotto di Fondazione Alberto Peruzzo con un grande maestro dell’arte contemporanea italiana, Fabrizio Plessi: è “Nero Oro”, la mostra monografica a cura di Riccardo Caldura che aprirà al pubblico dal 6 aprile al 13 ottobre (con chiusura dal 5 al 18 agosto). Dopo “Mari Verticali” presentata nel 2011 al Padiglione Venezia dei Giardini della Biennale, “Liquid Life. Liquid Light” alla Biennale Arte del 2015, e “L’Anima di Pietra” nel 2018 al Museo Pushkin di Mosca, ancora una volta Padova e la Fondazione, in occasione della 60esima Biennale Arte di Venezia, rendono omaggio a un grande artista veneziano di adozione, che in quegli stessi giorni compie 84 anni. Il progetto “Nero Oro” si compone di tre momenti articolati nelle tre aree principali dell’edificio del XII secolo: nella Navata un’opera aurea, archetipo di un mosaico, dialoga idealmente con i frammenti d’affresco del Trecento ritrovati nel corso del restauro e tutt’ora esposti nell’ex chiesa; nell’Ipogeo dove sono esposti alcuni reperti archeologici, una colata d’oro sembra invadere i resti di una strada romana ancora visibile; nella Sacrestia oltre 100 disegni raccontano l’evoluzione del tema dell’oro nella poetica di Plessi. La sostanza aurea è capace di fondere tradizione e innovazione, classicità e tecnologia e, in dialogo con il nero, mette in scena non soltanto una dialettica, ma anche la rappresentazione di un processo alchemico che rimanda al passaggio dalla notte al giorno, dalla materia grezza alla massima espressione umana. “Nero Oro” prevede alcuni interventi site-specific, pensati per dialogare con la storia di Sant’Agnese composta di memoria e stratificazioni, che ben si sposa con concetto di Età dell’Oro da anni al centro del lavoro dell’artista. Il progetto vuole essere una sintesi di decenni di creazione dedicati da Plessi agli elementi primari dell’acqua, della terra, del fuoco e dell’aria, oggi approdata agli elementi essenziali dell’oro e del nero, i quali danno vita a opere che, nel dialogo con spazi tanto carichi di storia e significati, sono in grado di rinnovarsi costantemente. (gci)

NELLA FOTO. Sandra Ramos
Aquarium, 2013
Video animazione 3D, 4’ 22’’
Courtesy l’artista

(© 9Colonne - citare la fonte)