di Paolo Pagliaro
Ha festeggiato il Primo Maggio anche il lavoro autonomo. Non è stato semplicissimo calcolare quanti fossero i lavoratori in festa, perché partite Iva, artigiani, esercenti, piccoli imprenditori e liberi professionisti sono una platea che sfugge a misurazioni precise. Un paio d’anni fa, facendo un bilancio dei sussidi versati dallo Stato durante la stagione del covid, si accertò che il numero di ristori destinati alle partite Iva aveva raggiunto i 7 milioni, dunque due milioni in più rispetto al numero di italiani che si dichiarano lavoratori indipendenti nelle indagini Istat sulle forze di lavoro. I due milioni di percettori in più non erano truffatori , erano semplicemente lavoratori dipendenti con una seconda attività e dunque una partita Iva che andava ad aggiungersi al normale contratto di lavoro. Fenomeno frequente nella ristorazione, nelle attività immobiliari e in quelle artistiche e di intrattenimento.
Questi due milioni di lavoratori ibridi oggi hanno dunque festeggiato nella duplice veste di dipendenti e di autonomi. Gli autonomi sono peraltro in calo da vent’anni, e si ipotizza che ultimamente questo nasca dalle maggiori possibilità di trovare un lavoro dipendente. Un’altra ipotesi, come sostiene sulla Voce Andrea Garnero, economista Ocse, è che il calo degli autonomi senza dipendenti rifletta anche un consolidamento e un aumento della taglia delle imprese, per esempio degli studi professionali. Questo sarebbe un fattore positivo per l’economia italiana, visto che da tempo si è capito che “piccolo non è bello”. In ogni caso, auguri a tutti.