di Paolo Pagliaro
Il sistema industriale italiano è poco competitivo anche per il costo dell’energia elettrica. Il divario di prezzo con gli altri paesi europei non è mai stato così alto. Le nostre imprese pagano il 39% in più rispetto alla Germania , il 207% rispetto alla Francia e addrittura il 535% in più rispetto alla Spagna: misurati in megawattora, sono circa 86 euro contro 13. In audizione al Senato, Aurelio Regina, delegato di Confindustria per l’energia, ieri ha spiegato le ragioni di questo squilibrio, che hanno a che fare con la dipendenza dal gas naturale e dai suoi prezzi ; e ha sostenuto che occorrono forti investimenti sulle rinnovabili, e non sabotaggi più o meno occulti.
Gli strumenti non mancherebbero. Dopo la Germania, l’Italia è il secondo produttore europeo di tecnologie per le rinnovabili, ed è il sesto esportatore del mondo.
Un rapporto presentato questa mattina da Fondazione Symbola ed Enel propone i dati più significativi di questa primavera tecnologica, che si misura anche con il significativo incremento dei brevetti. La filiera delle rinnovabili conta oltre 37.000 imprese, 800 delle quali impegnate nello sviluppo di tecnologie di punta: sono un asset importante, considerato che generano un fatturato di 12 miliardi e occupano alcune decine di migliaia di addetti. Il rapporto racconta cento storie italiane di innovazione particolarmente significative, in un mondo ci cui l’anno scorso - secondo l’agenzia internazionale dell’energia – è venuta dalle rinnovabili l’85% della nuova potenza elettrica installata.
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