di Paolo Pagliaro
Sopravvissuto al dileggio dei primi leghisti, e difeso con successo da Berlusconi e Fini, fino a ieri il tricolore era stato un simbolo identitario della destra. Ora invece la bandiera viene sventolata dai parlamentari della sinistra per protestare contro i progetti governativi di autonomia differenziata, riforma che secondo le opposizioni mina l’unità nazionale e mette in discussione il concetto stesso di patria.
Il tricolore passa dunque di mano, tra ingiurie e tumulti, e basta questo per dirci come le cose in politica stiano cambiando in fretta. Quale sia la nuova direzione di marcia – anche alla luce del voto di domenica - lo spiega in modo convincente Carlo Galli, studioso raffinato dei fatti politici, che per l’editore Raffello Cortina pubblica un saggio intitolato “La destra al potere”. Alla domanda se ci siano rischi per la democrazia, Galli risponde che sì, rischi ci sono, ma sono quelli legati a una crisi di sistema, non quelli di un ritorno al fascismo.
Non sono fascisti ma sono semplicemente di destra valori come nazione, tradizione, sovranità, prevalenza del momento del potere su quello della mediazione e del dialogo, del governo sul parlamento, anticomunismo, centralità della figura del nemico, merito come nome nuovo della gerarchia.
Secondo Galli, combattere Fratelli d’Italia chiamando alla unione antifascista è un errore politico, significa tenere i cannoni puntati in una direzione sbagliata. A una politica – conclude il professore- si dovrebbe rispondere con un’altra politica, più radicale; a una narrazione con un’altra narrazione, più incisiva. Basta volerlo, ed esserne capaci.