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direttore Paolo Pagliaro

I ricercatori ci sono
ma non fanno sistema

I ricercatori ci sono <br> ma non fanno sistema

di Paolo Pagliaro

L’edizione 2025 della Quacquarelli Symonds World University Rankings Europe, che certifica la classifica delle migliori università, vede il primo ateneo italiano, il Politecnico di Milano, collocarsi  soltanto al 38esimo posto. Nella graduatoria guidata dal  Politecnico di Zurigo che vanta il titolo di miglior istituto europeo, seguito dall'Imperial College di Londra e dall'Università di Oxford, l'Italia schiera quattro università tra le prime 100 e 14 tra le prime 200. Anche quest’anno, non un grande risultato.

Questo piazzamento mediocre stride però con il successo che accompagna  i ricercatori italiani nelle migliori università del mondo. Secondo uno studio firmato da Caterina La Porta e Stefano Zapperi  apparso tempo fa su  Nature, quasi 900 docenti assunti negli Stati Uniti nell’arco di un decennio  hanno conseguito il dottorato in Italia. Un numero sorprendente,  soprattutto se confrontato con i 7.384 ricercatori tenure-track – cioè avviati verso l’immissione in ruolo - assunti in Italia nello stesso periodo.  Tra i “fornitori” di giovani scienziati la Sapienza è al primo posto, seguita dall'Università di Milano, da quella di Napoli e dalla Normale di Pisa.   L'elenco delle università statunitensi che hanno assunto docenti formati in Italia è guidato da atenei prestigiosi come la Columbia University, la Weill Cornell e la Harvard University. Morale:  la qualità della formazione e della ricerca in Italia è alta,  ma il paese non è in grado di capitalizzare il grande potenziale rappresentato dalle persone che forma.

(© 9Colonne - citare la fonte)