Amsterdam - Comprendere come l'età e il processo di invecchiamento influenzino le risposte immunitarie ai vaccini e la loro efficacia: questo l’obiettivo del progetto di ricerca condotto dall'Università di Ferrara, che ha esaminato l'efficacia dei vaccini anti Covid-19, in termini di qualità, quantità e durata delle risposte immuni, in 230 partecipanti di diverse fasce d’età e senza precedenti infezioni da SARS-CoV-2. I risultati di queste analisi, coordinato dai professori Francesco Nicoli, Riccardo Gavioli e Antonella Caputo del dipartimento di scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie insieme a un ampio gruppo di ricerca, sono stati pubblicati su Nature Aging. I risultati hanno dimostrato che l'invecchiamento riduce significativamente la risposta immunitaria ai vaccini, con una minore produzione di anticorpi e una limitata attivazione dei linfociti T, cellule chiave nella difesa contro i virus. Questo calo legato all’età è particolarmente marcato nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech ma non in quelli che hanno ricevuto AstraZeneca, vaccino che induce una migliore attivazione dei linfociti T. Inoltre, le analisi effettuate hanno confermato come i richiami siano fondamentali per il mantenimento delle risposte immunitarie nel tempo. Un aspetto innovativo dello studio condotto da Unife è la dimostrazione che l'utilizzo del vaccino a vettore adenovirale AstraZeneca per il ciclo primario, seguito da una dose booster a mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna), promuove una memoria immunologica più duratura negli over 65. Questo apre la strada a futuri studi per aumentare l'efficacia dei vaccini negli anziani. (9colonne)
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