Le stime sulla spesa degli stupefacenti in Italia nel 2022 sarebbe tornata ai livelli pre-pandemia Covid con 16,4 miliardi di euro di cui il 40% collegabile al consumo dei derivati della cannabis e il 32% a quello della cocaina (cfr. la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia - Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giugno 2024). Una montagna di denaro che ha superato i 15,5 miliardi del 2021 e che contribuisce ad alimentare la ricchezza nazionale da quando, nel 2014, una direttiva comunitaria ha dato la facoltà agli istituti di statistica europei di contabilizzare nel Pil i proventi stimati derivanti dalla criminalità del narcotraffico e da quella della prostituzione e del contrabbando di sigarette.
Dunque, quell’incremento del Pil che nel 2024 dovrebbe cresce dello 0,7% come ha affermato il Fondo Monetario Internazionale nei giorni scorsi, è attribuibile anche al denaro che la criminalità fa circolare nelle attività indicate e in particolare in quella del traffico/spaccio di stupefacenti che resta la più redditizia per la criminalità organizzata ma anche per quella di strada. Andata a vuoto la richiesta di una profonda riflessione sul punto contenuta nella relazione conclusiva di fine legislatura (febbraio 2018) fatta dalla Commissione Parlamentare Antimafia, si prosegue con il paradosso che una eventuale, forte, continua azione di contrasto al narcotraffico da parte delle forze di polizia potrebbe essere considerata antigovernativa perché contro l’economia nazionale.
A guardare bene la stessa situazione si vive nei paesi andini (Colombia, Bolivia, Perù) produttori della cocaina la cui economia si regge in gran parte sul narcotraffico al punto che un’ eventuale (irrealistica) fine della produzione di tale droga con la distruzione definitiva delle piantagioni determinerebbe, secondo concordi valutazioni di esperti economisti (su tutti il colombiano Francisco Thoumi) contraccolpi notevoli alle economie dei paesi con gravissime ripercussioni sull’ordine pubblico.
Analoghi problemi ci sarebbero anche sui mercati di sbocco ed in primis su quello americano. Così, si va avanti con i narcotrafficanti che hanno acquisito in diversi paesi uno straordinario potere economico che condiziona anche quello politico sempre bisognoso di tanto denaro che solo il “bancomat” del narcotraffico riesce a garantire.