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direttore Paolo Pagliaro

“Correggio500”, un’occasione per celebrare i capolavori di Parma

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

“Correggio500”, un’occasione per celebrare i capolavori di Parma

500 anni in 500 passi. A 500 anni dal completamento degli affreschi della cupola della chiesa del Monastero di San Giovanni Evangelista, Parma celebra i suoi capolavori di Antonio Allegri detto il Correggio. Lo fa proponendo un originale percorso che, nel cuore della città, unisce il San Giovanni, con la spettacolare cupola correggesca, il Monastero di San Giovanni, dove si potrà ammirare, oltre ad ambienti carichi di storia e bellezza, l'emozionante installazione immersiva di Lucio Rossi "Il cielo per un istante in terra" e arrivando alla Camera della Badessa nel Monastero di San Paolo arricchita da un'esperienza in realtà virtuale che svela la storia del luogo e il significato degli affreschi. “Correggio500” aspetta tutti a Parma dall'8 settembre al 31 gennaio 2025. Il titolo non riguarda una singola mostra, ma un percorso promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Parma, con il prezioso e indispensabile sostegno di Fondazione Cariparma, della Regione Emilia-Romagna, la generosa ospitalità della Comunità dell'Abbazia Benedettina di San Giovanni Evangelista, la collaborazione dell’Agenzia Regionale del Demanio e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza di Parma e le prodigiose immagini di Lucio Rossi. L’acquisto del biglietto per “Correggio500 Il cielo per un istante in terra” consente l’accesso al Monastero di San Giovanni Evangelista con visite della durata di 1 ora, all’interno della quale il visitatore verrà accompagnato alla scoperta degli spazi interni del Monastero: i chiostri, la biblioteca, nonché l’installazione fotografica collocata all’interno del Refettorio Maggiore. Il percorso si concluderà con la visita libera alla Chiesa di San Giovanni. Terminata la visita del Monastero, il percorso prosegue presso la Camera di San Paolo dove sarà presente un’installazione multimediale di realtà aumentata che illustrerà al visitatore la storia e lo sviluppo del Monastero di San Paolo. L’esperienza trova il suo ideale completamento con la visita della Cattedrale di Parma, dove ammirare l’Assunzione della Vergine. (gci)

“SPACETIME”: MARK DI SUVERO A TODI (PG)

Un’occasione per scoprire l’arte di Mark di Suvero: dallo scorso 24 agosto al 27 ottobre, Todi (PG) rende omaggio a uno dei più importanti scultori viventi legati alla generazione dell’espressionismo astratto e punto di riferimento per l’arte ambientale e pubblica a livello internazionale, con la mostra “Spacetime”. L’iniziativa, curata da Marco Tonelli, promossa dalla Fondazione Progetti Beverly Pepper, in collaborazione con il Comune di Todi, si tiene nell’ambito della quarta edizione del Festival delle Arti e propone una personale dell’artista statunitense di origini italiane, la prima in Italia dopo il 1995, diffusa nel centro della cittadina umbra. Il percorso espositivo si apre idealmente da piazza del Popolo che accoglie la grande scultura Neruda’s Gate (2005), dedicata al poeta cileno, deceduto pochi giorni dopo il colpo di stato di Augusto Pinochet dell’11 settembre 1973. Si tratta di un enorme portale, alto circa 8 metri, verniciato di rosso, colore tipico di molte delle sculture in acciaio dell’artista americano. La struttura, leggermente inclinata, è attraversata da una lunga trave di acciaio per creare un effetto dinamico che ne accentui la forza espressiva e drammatica. L’opera, che al termine della mostra rimarrà a Todi con un contratto di comodato d’uso, è uno dei vari omaggi a personaggi famosi che di Suvero ha realizzato nel corso della sua lunga carriera, come a scienziati e matematici quali Galileo, Keplero o Lobotchevsky, compositori quali Schubert, Scarlatti o Mozart o ad altri poeti come Baudelaire, Rilke, Marianna Moore, Gerard Manley Hopkins o Yeats. La scultura sottolinea inoltre l’impegno politico che di Suvero ha spesso esplicitato nei suoi lavori che, seppur astratti e geometrici, non possono dirsi estranei a un coinvolgimento emotivo ed esistenziale verso i fatti della realtà e delle vicende storiche. La mostra, per sottolineare il suo interesse verso i concetti di materia e antimateria, relatività, spazio a quattro dimensioni, gravità e fisica quantistica, prosegue all’interno della Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo dove, fino al 6 ottobre, vengono presentati alcuni dipinti di grandi dimensioni, provenienti dalla sua collezione personale e dal suo studio a New York, realizzati in acrilico e pittura fosforescente, tra 2014 e 2022. Tali dipinti esprimono il senso ludico e partecipativo - il pubblico può illuminarli con delle piccole torce facendo apparire colori inattesi - che la poetica di Mark di Suvero ha sviluppato fin dagli anni ’60, oltre che manifestare il significato di “drawing in space” che la storica dell’arte Rosalind Krauss ha dato a tanta scultura in ferro prodotta nel XX secolo. Mark di Suvero è l’autore del manifesto che accompagnerà la 38esima edizione di Todi Festival, uno dei principali appuntamenti culturali italiani e umbri che spazia dal teatro alla musica, alle arti visive, in concomitanza con il Festival delle Arti, con la direzione artistica di Eugenio Guarducci. “La scelta di Mark di Suvero - afferma Marco Tonelli - come artista e testimonial del Festival delle Arti di Todi, è motivata non solo dall’importanza che ricopre lo scultore nella storia dell’arte moderna e contemporanea e in particolare per la scultura cosiddetta ‘tardoindustriale’ (di cui è praticamente l’ultimo esponente), ma anche da un legame di continuità con l’opera della scultrice americana Beverly Pepper, che aveva scelto Todi e l’Italia come sua seconda patria e luogo di vita e lavoro. Beverly Pepper, infatti, a partire da una intervista rilasciata nel 1998 a Heidi Landecker, non ha mai nascosto la sua ammirazione per Mark di Suvero, da lei inserito in un pantheon ideale a fianco di scultori come Brancusi, David Smith e Richard Serra”. La rassegna sottolinea il legame che si era instaurato tra Beverly Pepper e Mark di Suvero; i due esposero insieme in numerose collettive, tra il 1968 ed il 1995, allestite in musei pubblici statunitensi (tra cui l’Albright Knox Art Gallery di Buffalo e il William College Museum of Art di Williamstown), in prestigiose gallerie private (come John Weber Gallery o John Berggruen Gallery) o in spazi pubblici dedicati alla scultura come il Socrates Sculpture Park di Long Island a New York. Senza dimenticare la loro presenza congiunta in importanti collezioni di scultura come quella dell'Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington o dello Storm King Art Center presso New York. Nel 1995, le opere di Pepper e di Suvero furono esposte, fianco a fianco, lungo la Riva degli Schiavoni sul Canal Grande di Venezia in occasione della Biennale del Centenario. Durante il periodo di apertura dell’esposizione si terrà una serie di iniziative collaterali gratuite (solo su prenotazione), come Spacetime tour, visite guidate ai luoghi della mostra, I love Contemporary Art, trekking urbani sull'arte contemporanea a Todi, Kids Art Day, attività laboratoriali per bambini dai 4 ai 10 anni e famiglie sull'arte contemporanea con un educatore d'infanzia specializzato. Accompagna la rassegna un catalogo a cura di Marco Tonelli. Mark di Suvero nasce a Shanghai il 18 settembre 1933 da genitori italiani (Matilde Millo di Suvero e Vittorio di Suvero). Nel 1941 si trasferisce con la famiglia a San Francisco. Nel 1954-56 frequenta la University of California a Santa Barbara e poi a Berkeley e inizia a dipingere e a scolpire. Nel 1957 si trasferisce a New York, dove scopre l'Espressionismo astratto, entra a far parte della cooperativa di artisti raccolti nella March Gallery, espone opere in gesso e in cera. Nel 1959 inizia a creare sculture in legno di risulta, prelevato da edifici demoliti. L'anno seguente rimane vittima di un grave incidente mentre lavora, per mantenersi, in un cantiere edile. Nel 1963 è tra i fondatori della Park Place Gallery. Nel 1964 realizza la sua prima scultura all'aperto e tre anni più tardi, una volta imparato a usare gru e tecniche di saldatura, crea la prima grande scultura all'aperto in acciaio Are YearsWhat? (for Marianne Moore). Nel 1971, contrario alla guerra in Vietnam, lascia gli Stati Uniti per l'Europa. Allo Stedelijk Van Abbemuseum di Eindoven è organizzata una sua personale, che si estende ai giardini della città e, nel 1975, è il primo artista vivente a esporre ai Jardin des Tuileries a Parigi. In quello stesso anno termina la guerra in Vietnam e rientra negli Stati Uniti. Il Whitney Museum of American Art di New York gli dedica quindi una retrospettiva con opere allestite in vari punti della città. Nel 1977 crea la Athena Foundation, un'associazione dedita a sostenere gli artisti che desiderano creare sculture di grandi dimensioni, e il Socrates Sculpture Park a Long Island City, New York. Riceve numerosi premi, come il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dall'International Sculpture Center nel 2000, e l'Heinz Award in the Arts and Humanities nel 2005. Vive e lavora tra New York, Petaluma in California e Chalon-sur-Saone, in Francia. (gci)

VAVA VENEZIA DELLERT E THOMAS DELLERT BERGH A CONFRONTO A MANTOVA

Due artisti a confronto a Mantova: dal 31 agosto al 18 settembre la galleria M.A.D. Mantova Art Design di Lucia Quasimodo (in via Cavour 59 a Mantova) presenta la mostra "Art Is Love Made Visible", che permetterà ai visitatori di immergersi nell'affascinante mondo di una coppia di artisti che, attraverso le loro opere, riescono a raccontare con grande efficacia la contemporaneità: parliamo di Vava Venezia Dellert e Thomas Dellert. “Art Is Love Made Visible” espone alcune delle serigrafie stampate a mano realizzate da Thomas Dellert per Andy Warhol e altre stampe di dipinti a tecnica mista, insieme alle opere di arte digitale contemporanea firmate da Vava Venezia Dellert. Curatori della mostra sono Lucia Quasimodo e il Prof. Paolo Ceriani. Thomas Dellert Bergh è noto anche come Thomas Dellert Dellacroix e Tommy Dollar, uno pseudonimo datogli da Andy Warhol a New York nel 1980 quando realizzò per lui alcune serigrafie stampate a mano. Nato il 12 luglio 1963, è un artista multimediale, fotografo, pittore, attore, cantante, cantautore, poeta, regista, stilista e decoratore d’interni svedese. Come fotografo d’arte contemporanea vanta più di 50 mostre internazionali in musei e gallerie, molte copertine di riviste internazionali di fotografia d’arte e numerosi reportage. È presente in importanti collezioni come la collezione della famiglia reale svedese, la collezione Absolut vodka e Mercedes Benz Molte sue opere sono esposte in luoghi prestigiosi come il Castello Reale di Svezia e il Washington DC Holocaust Memorial Museum. Le sue opere sono sia satiriche che informative e vogliono trasmettere la consapevolezza della profonda oscurità nella natura umana, ma anche una luce splendente di speranza per l’umanità. Vava Venezia Dellert si è laureata all’Università di Saint Leo in Florida in Arti Liberali, con Psicologia e Scienze Politiche come materie principali. Si è inoltre diplomata alla Graham Webb Academy come Maestra Colorista e Hair Stylist e sta studiando per laurearsi in Sicurezza Digitale alla Thomas Edison State University. Si cimenta nell’arte Neo-Dadaista e nel Nuovo Surrealismo, in quanto entrambi riflettono il suo senso dell’umorismo ed innocenza nei confronti della vita e della morte. Con le sue fotografie rivela momenti intimi di una donna che si guarda allo specchio: misteriosa, giocosa ma allo stesso tempo solitaria, nostalgica e persa in un labirinto di sogni. Come Cindy Sherman, Barbara Kruger e Sophie Calle, si colloca tra le artiste Pop Art del Me Too. La mission di Vava Venezia è quella, attraverso le sue opere, di porre l’attenzione su temi sensibili ed emotivi e provocare reazioni che possano migliorare le vite delle persone. In uno dei suoi progetti più recenti, “Selfish Selfies”, ha documentato il suo viaggio attraverso depressione, disturbi alimentari e tentativi di suicidio per giungere alla trasformazione in Vava, sua forma attuale. L’obiettivo di “Selfish Selfies” è incoraggiare le donne di ogni etnia ad accettare la bellezza in tutte le sue forme e rendersi conto che è possibile far avverare ogni nostra aspirazione persino attraversando traumi e dolori. Il progetto ha avuto un immenso successo e visibilità mondiale, apparendo nel numero 81 del “Lens Magazine” (giugno 2021), dedicato a vincitore e finalisti della gara internazionale in collaborazione con Art Magazine e la Biennale di Firenze. Le sue opere, come fotografa finalista, sono state esposte alla Biennale di Firenze del 2021, incentrata sul tema “Eterno Femminile / Eterno Cambiamento”. Nel corso degli ultimi due decenni le opere di Vava Venezia sono state esposte in mostre personali e collettive, fiere artistiche, gallerie online e pubblicate in varie riviste internazionali di arte e fotografia. (gci)

“L’IMPOSSIBILE”: LA CITTA’ DI BIELLA CELEBRA MARCO POLO

Un viaggio oltre i confini in mostra a Biella: in occasione delle celebrazioni dei 700 anni della morte di Marco Polo, arte contemporanea, video e foto raccontano il viaggio dello scrittore veneziano attraverso la mostra "Marco Polo. L'impossibile". L'esposizione, visitabile presso Palazzo Gromo Losa a Biella fino al 22 settembre, interpreta il viaggio come un momento di incontro tra una straordinaria varietà di persone e culture, in modo aperto e senza pregiudizi. Uno sguardo moderno, quello di Marco Polo, che continua ad affascinare e nel quale si inseriscono le opere di alcuni artisti moderni, incaricati di raccontare un viaggio oltre i confini tra culture extraeuropee, per aprire i nostri occhi alla meraviglia e all'inedito. (gci)

L’OMAGGIO A MARCO POLO DA DIETMAR BRIXY

In concomitanza con la 60a Biennale Arte di Venezia, l’artista tedesco Dietmar Brixy, espone a Venezia le sue coloratissime opere riunite sotto il titolo “The Description of the World”. La mostra ha aperto al pubblico lo scorso 24 agosto nel prestigioso Salone Sansoviniano della Biblioteca Nazionale Marciana in Piazza San Marco (con entrata al museo sempre tramite il Museo Correr) e proseguirà fino al 21 settembre. Il titolo dell’esposizione ovviamente fa riferimento a Il Milione, l’opera del commerciante e viaggiatore veneziano Marco Polo, di cui quest’anno ricorre il 700° anniversario della morte e la cui figura è celebrata nella grande mostra documentaria, allestita nel sontuoso Palazzo Ducale a Venezia, dal titolo “I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento”. Creando una sorta di parallelo temporale, Brixy onora l’anniversario scegliendo di ricordare il Marco Polo viaggiatore con una "lettura" del mondo in chiave contemporanea, operazione potente grazie alla forza evocativa dell’immagine che l’Artista di Mannheim affida alle cromie delle sue opere. Allo stesso tempo Brixy include nella sua presentazione la collezione della prestigiosa biblioteca con i suoi antichi mappamondi e le carte geografiche: insieme alle pitture murali di Tiziano, Veronese, Tintoretto e altri artisti del Rinascimento veneziano, la mostra temporanea diventa un’esperienza intrigante per il visitatore. I viaggi e gli incontri con molteplici culture straniere sono sempre stati una fonte di ispirazione per gli artisti e anche per Dietmar Brixy, essendo egli stesso un viaggiatore e un esploratore. I suoi viaggi lo hanno portato in vari Paesi europei, ma anche in Malesia, Messico, India, Bali, Thailandia, Seichelles e Stati Uniti d’America. Negli anni Brixy ha creato un approccio unico per rappresentare le sue esperienze e la sua percezione con le sue opere d’arte e, a Venezia, esporrà un mix di opere scelte tra le serie artistiche “Happy”, “Reflect” e “Journey” e vari Tondi, conosciuti come “Bamboo Bubbles”. Le sue composizioni sembrano un caleidoscopio di colori vibranti che rivela al centro paesaggi fantastici. Questa moltitudine di strutture e di forme consentono al visitatore di immergersi in un mondo sconosciuto, ma familiare. Il fulcro della mostra è una installazione ottagonale alta tre metri tutta da scoprire, poiché capace di rendere tridimensionale il lavoro pittorico di Brixy. Curata da Tayfun Belgin, già direttore dell’Osthaus Museum di Hagen, la mostra di Brixy appartiene a un progetto di mostre intitolato “At Home Abroad”, che consiste in quattro esposizioni consecutive di artisti contemporanei nel salone Sansoviniano che, in aderenza al tema della 60esima Biennale d’arte veneziana - “foreigners everywhere” - affrontano in modo artistico le tematiche dell’essere straniero. Il progetto artistico è stato creato dall’organizzatore Dirk Geuer in collaborazione con il Ministero della Cultura. Nato nel 1961 a Mannheim, in Germania, Dietmar Brixy si forma alla Accademia statale delle arti figurative a Karlsruhe e dal 1991 intraprende con molto successo la sua carriera come artista indipendente. Le sue opere sono state esposte in rinomati musei e sono inoltre presenti a livello internazionale in gallerie e fiere dell’arte fra cui Francia, Stati Uniti D’America e Corea del Sud, e sono presenti in importanti collezioni d’arte istituzionali e private. Le composizioni espressive di Brixy sono caratterizzate da colori vivaci, che applica sulla tela con pennelli, spatole, pettini e a mani nude in un processo che oscilla tra calma meditativa e vivace dinamismo. Le strutture multistrato, i campi di colore e le forme appaiono nella loro interezza come un caleidoscopio e aprono allo spettatore un mondo che sembra allo stesso tempo strano e familiare. È come se Brixy superasse i confini della realtà. Strato dopo strato, ci trascina in profondità nelle sue composizioni. Come un sipario, le forme ornamentali rivelano un centro delicato e scintillante in cui paesaggi fantastici catturano il nostro sguardo. L'artista trova la sua ispirazione nella natura, sia nel suo giardino paradisiaco di Mannheim, sia in regioni lontane del mondo. Nell'isola canaria di La Palma, per esempio, l'artista ha scoperto l'onnipresente foglia di fico, che da allora è un motivo ricorrente nei suoi dipinti. L'artista immerge le foglie coriacee in colori a olio diluiti, le applica sulla tela e successivamente le rimuove dallo strato di colore dell'impasto. Gli elementi suggestivi combinano la realtà con il paesaggio astratto come motivo rappresentativo. Una specialità dell'opera di Dietmar Brixy sono i suoi tondi, le cosiddette “bolle di bambù”. Come un mappamondo che mostra i continenti, gli oceani e il corso della rotazione terrestre, le immagini circolari illustrano l'eterno movimento e il cambiamento permanente della vita. Simboleggiano la crescita e il decadimento della natura, i suoi cicli, ma anche la diversità del mondo e la diversità di culture e identità che confluiscono in un collage armonioso. L'artista cattura l'essenza dell'universo e la esprime su tela sotto forma di vibranti esplosioni di colore e cifrature naturali. Con l'installazione alta tre metri Endless Journey, creata appositamente per la mostra di Venezia, Brixy trasferisce per la prima volta il suo lavoro pittorico nella terza dimensione. Su otto pannelli, l'artista accende un vero e proprio fuoco d'artificio di colori e forme in un ampio panorama calpestabile, permettendo ai visitatori di sperimentare la sua arte in un modo spaziale completamente nuovo. La sua pianta ottagonale riprende la forma e le dimensioni del dipinto di Tiziano che la sovrasta, entrando così in dialogo con il suo ambiente storico. (gci)

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