“Ventidue anni fa scrissi il libro ‘La generazione invisibile’, con cui ho provato a descrivere la rivolta generazionale del 1968 e il successivo appianamento delle fratture tra figli e genitori, fino alla condivisione dei valori che prima dividevano. Oggi, invece, abbiamo un problema diverso: i giovani sono una specie in via di estinzione”. Lo afferma in una intervista a La Nuova di Venezia e Mestre, Ilvo Diamanti, sociologo e politologo, professore emerito dell'Università di Urbino. “È una questione demografica. Siamo il Paese con la componente giovanile più bassa d'Europa, gli indici di natalità sono ai minimi termini. E i pochi giovani che ci sono costituiscono ormai una generazione in viaggio: studiano all'estero e molti ci restano” aggiunge.
La chiave per risolvere questo problema potrebbe essere aprire sulla cittadinanza? Con lo Ius soli, piuttosto che con lo Ius scholae… “Certo, lo dico da tempo. Il mondo deve essere aperto. Molti, un tempo ostili al tema della cittadinanza, adesso hanno cambiato atteggiamento, a partire dagli imprenditori”. Ha coniato un lemma: popolocrazia. È una deriva del populismo, oltre che il titolo del libro che ha scritto con Marc Lazar… “In democrazia il demos è il popolo sovrano dei diritti e dei doveri. Nella popolocrazia il popolo non ha distinzioni interne, è semplicemente il popolo contro tutti, il popolo dei confini, quello appunto del populismo. Quanto all'orizzonte, credo sia un problema di suddivisione. Voglio essere drastico: il mondo non è più diviso in due. I muri sono dei problemi ma marcano anche delle divisioni. Se ci sono divisioni si può comunicare e, infine, negoziare. In altre parole, l'altra faccia della caduta dei muri è l'instabilità a cui tutti noi oggi assistiamo". (4 set - red)
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