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direttore Paolo Pagliaro

10 Maggio 202516:43:32

CACCIARI A GIULI:
L’EGEMONIA DA EVITARE

  CACCIARI A GIULI: <br> L’EGEMONIA DA EVITARE

 “Caro ministro Giuli, le e mi auguro che il suo ministero possa segnare un punto di svolta nel dibattito intorno alle politiche culturali così acceso in Italia dopo la formazione del governo Meloni. Do ovviamente per scontato che lei non andrà più in cerca di gloriosi antecedenti della destra in Dante, l'augurio si riferisce alla volontà di impostare in modo serio quella che una volta si chiamava ‘battaglia delle idee’. La competizione in questo campo è vitale per la stessa vita politica. E la competizione si svolge certo in vista di acquisire posizioni ‘egemoniche’. Così è stato in tutti i Paesi occidentali nei periodi più drammatici della loro storia”. Si apre così una lettera aperta, dal titolo "L'egemonia da evitare", del filosofo Massimo Cacciari rivolta al neo ministro della Cultura Alessandro Giuli pubblicata da La Stampa. “Qualsiasi pretesa "egemonica" che non guardi in faccia le contraddizioni dell'Homo democraticus, nel suo individualismo combinato a bisogno di sicurezza, che non veda l'’inferno’ che questo insieme può scatenare, che non rifletta in questa luce sul destino delle democrazie, e si illuda di poter rispondere alla crisi con ideologie semplicemente reazionarie rispetto all'impetuoso e irreversibile processo di secolarizzazione, non rappresenterebbe che relitti sia di arcaiche destre che di decrepite sinistre” prosegue l’ex sindaco di Venezia. “Caro ministro, so che non è il suo campo, ma una battaglia davvero comune per tutti coloro che pensano criticamente è oggi, non solo temo in Italia, urgentissima. Parlare di culture politiche prima che di politica della scuola e della formazione è puro non-senso. Aiuti a liberare la politica scolastica italiana dai lacci e lacciuoli che la soffocano! Un grido di dolore si leva dai suoi insegnanti più capaci. Adempimenti burocratici di ogni tipo, formulari, schede, ciarpame metodologistico e pseudo-tecnico soffocano l'autentica didattica. Quella fondata su contenuti reali, autori, testi. Domina il ‘soft skill metacognitivo’, l'addestramento a imparare piuttosto che il duro confronto con le cose da imparare. Metodologismo, pedagogismo, retorica sul digitale, campionari dolciastri di politically correct, il tutto mescolato al solito perverso ideale che subordina la formazione al mercato, dominano la politica scolastica da decenni, e sempre peggio, in mano a oscure potenze ministeriali. Regno della peggior burocrazia alleata alla peggior Accademia. Lei è ministro della Cultura, getti il grido di allarme, ammesso non sia troppo tardi. Veda, Croce e Gentile l'avevano capito bene, e su questo son sempre rimasti alleati – non c'è egemonia sul piano culturale se non c'è nella scuola (nell'Università è anche peggio, ma alla prossima puntata)”. (12 set - red)

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