di Paolo Pagliaro
E’ difficile accertare le reali dimensioni del massacro in corso a Gaza. Le difficoltà sono oggettive perché le camere mortuarie, rase al suolo insieme agli ospedali, hanno da tenpo smesso di fornire i loro dati e i cimiteri hanno smesso di aggiornare l’elenco delle spolture. C’erano 36 ospedali nella Striscia, ne sono rimasti in funzione 16.
L’ultimo numero di Neodemos , la rivista dei demografi italiani, propone tuttavia un bilancio che tiene conto della varietà delle fonti e dei diversi dati forniti da israeliani e palestinesi.
Nel raid terroristico di Hamas, il 7 ottobre, sono morti 1200 cittadini israeliani, ai quali vanno aggiunti gli ostaggi e i circa 300 militari caduti in questi mesi di guerra.
La rappresaglia decisa da Netanyahu invece è costata finora la vita a circa 40 mila palestinesi, che secondo Lancet alla fine potrebbero essere il quadruplo per i decessi dovuti alle ferite, alla fame, alle malattie e alle epidemie legate al conflitto . I bambini con meno di 12 anni sono il 20% delle vittime accertate.
Neodemos ci ricorda che Gaza è un territorio piccolo, esteso come la provincia di Prato, ma densamente popolato come Singapore, dove la commistione tra i combattenti di Hamas, la cerchia dei loro sostenitori, i familiari, i simpatizzanti e il resto della popolazione è strettissima, e la “neutralizzazione” chirurgica dei primi è impossibile senza disastrosi danni collaterali, per usare il linguaggio militare.
Se non è appropriato parlare di genocidio, offende verità e giustizia anche il tentativo di far passare la strage degli innocenti in corso a Gaza come un’operazione antiterrorismo.