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direttore Paolo Pagliaro

Caccia all’uomo
in guerra ma non solo

Caccia all’uomo <br> in guerra ma non solo

di Paolo Pagliaro

Il leader di Hamas, Sinwar , rannicchiato tra le macerie agita un bastone contro il drone israeliano che lo riprende prima di ucciderlo. Era il 17 ottobre e quelle immagini, che hanno fatto il giro del mondo, sottolineano la vulnerabilità di chiunque nell'era digitale, dove la localizzazione e l'uccisione mirata sono rese possibili dalla tecnologia. Ci sono altre azioni – spettacolari e feroci – realizzate grazie al setacciamento delle comunicazioni, come quella che ha fatto esplodere simultaneamente nelle tasche dei migliori ufficiali di Hezbollah i loro cercapersone.
Come il marketing basato sulla profilazione di ogni utente, anche le operazioni militari prevedono l’identificazione dei singoli nemici uno per uno prima dell’azione. Michele Mezza, osservatore tra i più attrezzati della rivoluzione digitale, ci fa notare che è cambiato l’uso che i vincitori fanno del corpo dei vinti. La loro esibizione al mondo - pensiamo a quanto avvenne con Saddam Hussein, Osama bin Laden o Ceaușescu - non vuole più trasmettere esclusivamente la certezza dei morti, quanto certificare la vulnerabilità dei vivi.
Nel libro intitolato “Connessi a morte” e pubblicato da Donzelli, Mezza spiega che la connettività è diventata un’arma anche nella vita di tutti i giorni , trasformata ormai in una "permanente caccia all'uomo", dove ogni relazione e azione può essere monitorata e strumentalizzata. Tramonta il diritto, e siamo tutti tracciabili e dunque potenziali bersagli. La cyber security non è più un lusso, ma è diventata una necessità per la sopravvivenza di individui, imprese e Stati.

(© 9Colonne - citare la fonte)