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direttore Paolo Pagliaro

Esposti a Roma i ritratti imperiali da Villa Adriana

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Esposti a Roma i ritratti imperiali da Villa Adriana

“Quel che resta del giorno: ritratti imperiali da Villa Adriana”: questo il titolo del progetto espositivo, voluto dalla Camera di Commercio di Roma e articolato dall’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – VILLAE (Ministero della Cultura). Una mostra, aperta dallo scorso 19 dicembre 2024 e visitabile fino al 23 febbraio, che presenta al pubblico la ritrattistica imperiale proveniente da Villa Adriana a Tivoli (RM), attraverso una selezione di dieci pregevoli opere scultoree in marmo. La mostra mette a fuoco i temi della celebrazione e della propaganda in età romana, con particolare riguardo all’imperatore Adriano (117-138 d.C.), committente del complesso tiburtino. La Camera di Commercio di Roma è fortemente legata alla figura di Adriano, sia per la collocazione dell’Istituzione all’interno dell’edificio che ospita le vestigia del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, sia soprattutto perché l’imperatore ha disseminato nel tessuto di Roma e della provincia interventi e opere ancora visibili e fruibili da parte di cittadini e turisti, che rappresentano alcuni dei luoghi più visitati del territorio e che costituiscono importanti attrattori culturali (quali Villa Adriana a Tivoli, il Pantheon e il Mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant’Angelo, a Roma). La Camera di Commercio di Roma ha tra le proprie finalità istituzionali lo sviluppo dell’economia del territorio, anche attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione turistica. Insieme all’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, la Camera ha, quindi, sviluppato numerose iniziative: l’esposizione della statua colossale di Vibia Sabina, moglie di Adriano, presso la propria sede; il restauro dell’emiciclo della Fontana dell’Ovato nel giardino di Villa d’Este a Tivoli, restituito alla pubblica fruizione; la mostra “Io sono una forza del passato: Adriano, i ritratti”, presso i Mouseia di Villa Adriana. A questi importanti progetti si aggiunge ora l’esposizione temporanea “Quel che resta del giorno” nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano. “Con questa esposizione - afferma Lorenzo Tagliavanti, Presidente della Camera di Commercio di Roma - si consolida ulteriormente la nostra collaborazione con le VILLAE e continuiamo nel processo di valorizzazione del Tempio di Vibia Sabina e Adriano, ovvero di uno dei monumenti più straordinari della Roma antica e contemporanea, nostra sede storica dal 1874. La mostra è anche un modo per far conoscere, al grande pubblico, le tante bellezze custodite nell’area metropolitana di Roma. La cultura rappresenta, in generale, non solo un volano economico ma anche un elemento importante di marketing territoriale e un fattore attrattivo nei confronti di un turismo di qualità”. “La selezione di opere in pregevoli marmi da Villa Adriana che qui si propone - dichiara Andrea Bruciati, direttore delle VILLAE e curatore scientifico dell’esposizione - costituisce un caleidoscopio attraverso il quale guardare a uno degli aspetti salienti della residenza imperiale di Tivoli: prima ancora che di propaganda e celebrazione, Villa Adriana fu luogo di creazione artistica, generazione di bellezza e profusione di immagini di cui Adriano costituisce l’elemento propulsivo”. (gci)

“TESORI DI SETA”: DALLA DONAZIONE FALLETTI I CAPOLAVORI DEL TESSILE

Nel 2025 la Fondazione Museo del Tessuto celebra i primi cinquant’anni del Museo di Prato con la mostra “Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti”, a cura di Daniela Degl’Innocenti e aperta al pubblico dallo scorso 20 dicembre 2024 fino al 21 dicembre 2025. Il Museo celebra questo traguardo con un’eccezionale donazione, quella della collezione del medico fiorentino Giovanni Falletti, collezionista eclettico e cultore di diverse discipline, che in cinquant’anni di appassionata ricerca ha conservato e raccolto manufatti tessili, ricami, libri, stampe, monili, armi storiche e maschere rituali provenienti dall’Europa e da molti paesi asiatici e africani, che completa la donazione originaria dell’imprenditore tessile e collezionista Loriano Bertini all’Istituto Tullio Buzzi di Prato. Questa nuova, generosissima donazione, composta da quasi 2.000 oggetti molto eterogeni, comprende manufatti di incredibile valore storico, artistico e antropologico, come 250 stampe giapponesi della seconda metà del Settecento e dell’Ottocento di artisti come Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, Utamaro, tessuti di manifatture europee dal Quattrocento al Settecento, oltre 450 tra litografie, acqueforti, xilografie e stampe dal Cinquecento all’Ottocento – tra cui Durer, Van Leyden, Salvator Rosa, Piranesi, Max Klinger, Lorenzo Viani – e più di 1.000 oggetti tra ricami, fasce ornamentali, pannelli, maschere, monili, armi rituali provenienti da Africa, Asia Centrale, Asia Orientale, Sud America. “Tesori di seta. Capolavori tessili dalla donazione Falletti” è la prima esposizione composta con ottanta opere provenienti da questa consistente raccolta che ha arricchito in modo straordinario il patrimonio del Museo. Curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini, massima studiosa italiana del tessuto e del costume, per la prima volta la mostra presenta manufatti tessili e ricami antichi che rappresentano il nucleo iniziale da cui Falletti ha avviato il percorso di collezionista. Quella di Falletti è stata una folgorazione casuale, nata dalla vista di un piviale (abito liturgico) di velluto verde del Quattrocento, esposto nella vetrina di un antiquario fiorentino. La mostra si sviluppa in un percorso cronologico che attraversa quattro secoli di grande manifattura tessile e che incrocia stili, produzioni, materiali e soggetti, eccezionali testimoni della produzione europea dal Quattrocento alla fine del Settecento. Utilizzati per la confezione di sfarzosissime vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro enorme pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri come pianete, dalmatiche, piviali, una straordinaria pratica di riuso che ha permesso la conservazione di capolavori tessili di cui la mostra presenta al pubblico alcuni meravigliosi esemplari. (gci)

A LUCCA L’ARTE DI CORRADO VENEZIANO CELEBRA PUCCINI

In occasione del Centenario della scomparsa di Giacomo Puccini, il Teatro del Giglio Giacomo Puccini di Lucca – la città natale del celebre compositore – ospiterà, nel foyer e nel ridotto, la mostra pittorica "Visse d'Arte" dell’artista Corrado Veneziano. La mostra è stata inaugurata in una data altamente simbolica, domenica 22 dicembre, giorno della nascita di Puccini, e sarà visitabile fino al 18 gennaio. L’esposizione, curata da Francesca Barbi Marinetti, Cinzia Guido e Sonia Martone, è l’unica mostra pittorica di un autore contemporaneo inclusa nel programma ufficiale delle celebrazioni Puccini 100. Dopo aver esordito a Roma presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali e aver viaggiato tra Bruxelles, L’Aquila, Montecarlo, Rabat e Bogotà, l’appuntamento lucchese rappresenta l’ultima tappa del 2024, offrendo un importante ponte verso il 2026, anno del centenario della prima rappresentazione di Turandot. Le opere esposte – circa 20 tele a olio di grande impatto – evocano l’intero repertorio lirico pucciniano, con un'originale tensione figurativa che si intreccia alla raffinatezza della musica. Dodici di queste opere richiamano visivamente i capolavori di Puccini: dalle note sul pentagramma che diventano onde, corde, rami o scale, ai personaggi femminili iconici – Tosca, Turandot, Manon, Butterfly, Suor Angelica, la Fanciulla del West – che si stagliano in una dimensione pittorica evocativa e potente. L’arte di Veneziano dialoga con il mondo pucciniano attraverso un percorso visivo ricco di simboli e suggestioni: un omaggio ai luoghi amati da Puccini (Roma, Firenze, Parigi, le Fiandre, la Foresta Nera, Nagasaki, Pechino) e alle sue figure liriche, trasformando la forza melodica delle opere in capolavori pittorici eterei e contemporanei. Il Teatro del Giglio Giacomo Puccini, cuore pulsante della tradizione pucciniana, si conferma la cornice ideale per questa esposizione, dove il visitatore potrà immergersi in un viaggio visivo che esplora la complessità e la magia del linguaggio del compositore lucchese. In anteprima assoluta, saranno presentate anche nuove tele dedicate a Turandot, principessa "della Cina al tempo delle favole", simbolo del capolavoro incompiuto di Puccini. La mostra, organizzata in collaborazione con la Città di Lucca e il Teatro del Giglio Giacomo Puccini, Iacovelli and Partners, e l’associazione D.dArte, gode del riconoscimento del Comitato nazionale per le celebrazioni “Puccini100”, nonché degli auspici della Presidenza Commissione Cultura della Camera dei Deputati. Corrado Veneziano (Dottorato in Arte e Musica, Laurea in Lettere), dopo un primo impegno teatrale (regista con la Biennale di Venezia nelle direzioni artistiche di Maurizio Scaparro) e da docente (a Santa Cecilia e all’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico), negli ultimi anni ha concentrato la sua attività creativa nell'ambito squisitamente pittorico. Su entusiastico incoraggiamento di Achille Bonito Oliva, Marc Augé e Derrick de Kerckhove (autori dei primi cataloghi), ha presentato i suoi lavori per la prima volta a Roma nel 2013, e subito dopo a Bruxelles (Istituto Italiano di Cultura) nel 2014. Nel 2015 ha ideato e realizzato il Logo per la RAI - Prix Italia, e ha poi esposto (tra l’altro) a San Pietroburgo (nella Galleria Comunale Nevskij 8), nel Museo Nazionale d’Arte Moderna di Lanzhou in Cina, nella Chiesa di Saint Florentin di Amboise su invito del Presidente della Repubblica Francese e con il patrocinio del Museo del Louvre. La sua mostra Dante l’Europeo è stata presentata nel 2023 negli spazi espositivi dell’Unione Europea-Comitato delle Regioni, con il sostegno di Unioncamere Europa e il patrocinio dell’Ambasciata italiana, dell’ICAS Intergruppo Arte e Cultura della Camera dei Deputati, dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, della Regione Lazio, del CNR-Consiglio nazionale delle ricerche, e della Camera di Commercio Belga Italiana. Un’opera di questo ciclo pittorico è diventata il Francobollo dello Stato italiano dedicato all'Inferno di Dante. In Italia ha esposto in una larga serie di spazi istituzionali, tra cui nel Complesso Monumentale di Palazzo Valdina del Parlamento Italiano, nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, nel Museo Nazionale Ridola di Matera, nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Tra i Musei statali e le istituzioni internazionali che hanno acquisito le sue opere (catalogate ed esposte al pubblico), ricordiamo il Museo Ossolinski di Breslavia, la Chiesa di San Nicola di Bruxelles, il Teatro dell'Opera di Bucarest, l'Università di Granada, il Palazzo Municipale di Los Angeles, il Ministero degli Affari Esteri ad Algeri, l'Istituto italiano di Cultura di Tunisi. Un ciclo delle sue opere (13 stele dedicate alle Georgiche virgiliane) è esposta in modo permanente sulla banchina nord dell'Isola Tiberina a Roma. La sua ultima mostra personale italiana – Dipingendo Cavalcaselle. Di tersa mano, a cura di Francesca Barbi Marinetti e Lucia Calzona è stata esposta a Venezia nella Biblioteca Nazionale Marciana nel complesso monumentale del Museo Correr e, successivamente, Palazzo Altemps di Roma nell’estate del 2024. (gci)

PROROGATA AL 9 FEBBRAIO “DONNA, MUSA, ARTISTA” AD ABANO TERME (PD)

Visto il grande successo di pubblico riscosso dalla mostra, che ha registrato più di 4.000 visitatori nei primi tre mesi di apertura, il Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (PD) annuncia che “DONNA, MUSA, ARTISTA. Ritratti di Cesare Tallone tra Otto e Novecento”, a cura di Raffaele Campion, Silvia Capponi, Elena Lissoni e Barbara Maria Savy, sarà prorogata fino al 9 febbraio. Interamente prodotta, organizzata e promossa dal Comune di Abano Terme, attraverso il Museo Villa Bassi Rathgeb, la mostra è concentrata sulla figura della donna attraverso la produzione ritrattistica femminile di Cesare Tallone (1853 – 1919), tra gli artisti più significativi della fine dell’Ottocento e inizio Novecento. Direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo e professore all’Accademia di Brera, Tallone fu ritrattista della Regina Margherita e pittore di grande successo, oltre che fondatore di una delle prime scuole di pittura per sole donne in Italia. La mostra, che nasce da studi approfonditi sulla collezione permanente del Museo e sul nucleo di opere dell’artista in essa conservato, esplora il ruolo delle donne nella società italiana dell’epoca, attraverso una selezione di lavori che raccontano il rapporto dell’artista con la figura femminile. In mostra, accanto ai ritratti della famiglia Tallone, sono esposti anche quelli delle sue allieve e di figure femminili legate alla cultura e all'arte del periodo, offrendo al pubblico una panoramica sulla condizione e l’immagine della donna tra fine Ottocento e inizio Novecento. Esposte, oltre ai ritratti di Cesare Tallone, anche opere di Giovanni Boldini, Lino Selvatico e Giacomo Grosso che, allargando lo sguardo a un contesto internazionale, esplorano il ruolo della donna in un periodo di grande trasformazione sociale e culturale. Tra i lavori in esposizione, spiccano il Doppio ritratto femminile e il ritratto di Lina Cavalieri, icona di stile dell’epoca, insieme a una sezione dedicata alla femminilità nel teatro, con il Ritratto di Emma Gramatica di Selvatico e il celebre Ritratto di signora con fiori di Boldini. Accompagna ancora l’esposizione un Public Program che approfondisce i suoi temi proponendo raccordi multidisciplinari tra linguaggi e discipline. Il catalogo della mostra, edito da Dario Cimorelli Editore, raccoglie gli esiti degli studi condotti dal team curatoriale con un approfondimento sui temi centrali dell’esposizione. (gci)

“RINASCIMENTO A FERMO”: ESPOSTA LA STORIA ARTISTICA DELLA CITTA’

Una mostra “work in progress” che ha preso avvio il 31 dicembre e si arricchirà via via di altre opere dalla fine di gennaio 2025, disvelandosi a poco a poco come un piccolo grande regalo della città di Fermo al territorio. Dopo l’apertura della mostra di “Steve McCurry - Children”, una nuova grande esposizione pittorica arriva a Fermo. Fino al 4 maggio, Palazzo dei Priori ospita la mostra “Rinascimento a Fermo”, a cura di Vittorio Sgarbi con Walter Scotucci. L’esposizione offre un focus particolare sul Cinquecento e permette di scoprire il periodo rinascimentale della storia millenaria di Fermo, che rientra nella cultura denominata Rinascimento adriatico. Un periodo non ancora compiutamente indagato e di cui non sono stati conclusi studi quanto mai necessari sui principali protagonisti che operarono in quest’area tra gli ultimi decenni del Quattrocento e il Cinquecento: Carlo e Vittore Crivelli, Antonio Solario, Giuliano da Fano, Vincenzo Pagani, Lorenzo Lotto, arricchiti dalla presenza in mostra di Giulio Romano, Antoniazzo Romano e molti altri. La mostra è promossa dal Comune di Fermo con il contributo della Regione Marche, della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, partner Mus-e del Fermano e in collaborazione con Sinopia. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura e Turismo. Il curatore Vittorio Sgarbi sulla mostra: "L’elitè della società ‘adriatica’ rinascimentale fermana produsse una grande rinascita nel segno della classicità, con un patrimonio artistico mobile davvero ricco di sfavillanti testimonianze". L’esposizione a Palazzo dei Priori è un primo invito alla ricerca e alla ricognizione: non si può, infatti, capire a pieno l’importanza della città di Fermo tra fine ‘400 e in tutto il ‘500 se si considera soltanto il patrimonio storico artistico e architettonico che attualmente è conservato in città. Apparirebbe, invece, più chiaro, reintegrandolo di quelle testimonianze di cui nel tempo è rimasto privo. Ad esempio, la presenza di Lorenzo Lotto a Fermo, da collegare a quella contemporanea dell'architetto Antonio da Sangallo il giovane. Come anche la figura di Vincenzo Pagani che assunse il ruolo di assoluto protagonista del Cinquecento fermano. Il curatore Walter Scotucci sulla mostra: “Tra le gravi mancanze dell’attuale patrimonio storico artistico e architettonico di Fermo va annoverata quella della pala di Giovanni Pagani del 1513 per l’altar maggiore della chiesa di San Rocco in piazza del Popolo, l’opera di Olivuccio di Ciccarello e la tavola di fra’ Fabiano da Urbino, oggi a Brera ed un’altra importantissima di Lorenzo Lotto datata 1535, sostituita da una copia ottocentesca di buona fattura”. Lungo sarebbe ancor più l’elenco se si volesse entrare nel merito della dispersione di opere provenienti da collezioni private di cui le famiglie nobili fermane, in ogni epoca, hanno sempre fatto tesoro. Dispersioni che non hanno ovviamente neppure risparmiato manufatti lapidei, sculture lignee, codici ed oggetti preziosi di oreficeria, con un bilancio finale davvero molto doloroso, causato per lo più da requisizioni, rapine di guerra o da vendite, ma anche dall’usura del tempo, dalla trascuratezza degli uomini e dalle trasformazioni che i secoli inevitabilmente hanno comportato. La mostra “Rinascimento a Fermo” permette una riflessione sulla bellezza e ampiezza di questo meritevole patrimonio e si arricchirà di opere durante il periodo di esposizione per stimolare ulteriori studi e approfondimenti. (gci)

LA NEON POP ART DI CARLA CAMPEA ALLA VACCHERIA DI ROMA

Dopo "Viaggio nella Pop Art: un nuovo modo di amare le cose” - con opere di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Marco Lodola, Mark Kostabi e molti altri - la Vaccheria di Roma continua a indagare la scena contemporanea trasformando i suoi spazi in un laboratorio di luce e colori con la mostra "AmoR-Pop. NeonPopArt Icons", personale di Carla Campea: dal 24 gennaio al 24 febbraio, un dialogo tra gli spazi restituiti dell’ex casale e la neon pop art italiana. Esponente della nuova scena neon contemporanea, Carla Campea presenta un corpus di lavori che esplorano le intersezioni tra materiali tradizionali e installazioni luminose, attraverso un percorso articolato tra creazioni e racconti visivi che attingono all'immaginario collettivo trasformandolo in esperienze multisensoriali, portando - letteralmente - il quotidiano sotto una “nuova luce”. La scelta della Vaccheria come sede espositiva non è casuale: emblematico ex casale dell'agro romano e oggi Casa romana della Pop Art, lo spazio nel cuore dell’EUR diventa un contenitore ideale per le opere di Campea, che reinterpretano simboli e oggetti di consumo in chiave luminosa e pop, in un percorso espositivo che abbraccia la poetica della luce come strumento narrativo. Con "AmoR-Pop. NeonPopArt Icons", realizzata con l’iconico medium del neon, Carla Campea riflette sui temi del consumo, della memoria e della percezione, portando il visitatore a interrogarsi sul ruolo dell’arte nella vita di tutti i giorni attraverso una mostra che dialoga con lo spazio, trasformando la Vaccheria in un teatro di emozioni visive, con uno stile che attinge al "solaio" della memoria collettiva, recuperando ed elaborando, con metodo anche scientifico artigianale, personaggi iconici. Alessandro Borghese, Gué Pequeno (anche suoi collezionisti) e ancora Mickey Mouse, Marilyn Monroe, Elvis Presley, Charlie Chaplin, Al Pacino: con una firma categoricamente pop, che attinge ai maestri del genere, sono soprattutto personaggi pop i protagonisti delle opere di Carla Campea, un "mix media" che sperimenta diverse tecniche - pittura, neon e plexiglas - con una prospettiva tridimensionale, artistica e d'arredo calata nel suo tempo, attraverso l’uso di colori a smalto, vernici fluorescenti, resine e, ovviamente, neon. “Il discorso linguistico di Carla Campea, tra immagine e materia - spiega Massimo Padovani, curatore della mostra - si radica nelle varie esperienze di un passato anche lontano, ma porta l'opera, mediante una ricerca innovativa, verso una segnaletica vistosa, pronta a stupire, a far immaginare, anche ad arredare, avvalendosi di uno spirito curioso e dadaista. Le tracce di pittura si uniscono a immagini, cose, oggetti, plastiche ed il tutto è condito da colorazioni spesso sfacciate, quasi volutamente ingombranti, raccolte in uno spazio asettico ed isolato sapientemente dal box in plexiglas, che, sembra rubare l'aria alla nostra esistenza per proteggere l'opera stessa. Per Carla devono essere rappresentati i segni ironici della nostra società consumistica, sempre più infantile e globale come la bandiera Americana a stelle e strisce, o le star iconiche dal Novecento a oggi. Personaggi sdoganati, senza patria e senza tempo del nostro mondo sempre più Popolare”. Designer romana, Carla Campea nel 2008 apre la sua galleria-atelier, nel cuore del centro storico di Roma, in via dei Cappellari dove sono nati i primi progetti creativi e lavori con una ricerca costante, sempre a cavallo tra pittura, scultura, oggetti di designer e creazione di gioielli. Eclettica e poliedrica, spazia dalla realizzazione di opere di vario genere e dimensioni, come le piccole creazioni di gioielli in microscultura figurativa del corpo umano - tra realtà, fantasia e mitologia - e opere di oreficeria di grandi dimensioni, come la collezione SacraMysteria. Vincitrice del "Premio alle Arti" 2020 nella sezione designer, realizza l'anello al Papa Benedetto XVI. Suoi lavori sono presenti in collezioni private di Alessandro Borghese, Fire Art & Spirits, Alessio Sakara, Gué Pequeno, Fendi. (gci)

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