Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

''(Nuove) storie di lui'',
il ritorno di Bloise

Libri
Ogni settimana uno scaffale diverso, ogni settimana sarà come entrare in una libreria virtuale per sfogliare un volume di cui si è sentito parlare o che incuriosisce. Lo "Speciale libri" illustra le novità delle principali case editrici nazionali e degli autori più amati, senza perdere di vista scrittori emergenti e realtà indipendenti. I generi spaziano dai saggi ai romanzi, dalle inchieste giornalistiche, alla storia e alle biografie.

''(Nuove) storie di lui'', <br> il ritorno di Bloise

LA VITA DI UN UOMO NORMALE NELLE “(NUOVE) STORIE DI LUI”

 

Ventidue nuovi episodi per tornare a parlare di Lui, ventidue tracce romantiche e ironiche attraverso le quali riprendere le fila del racconto della storia di un “uomo normale” alle prese con la vita quotidiana e le sue consapevolezze. La fine del 2024 ha consegnato alle stampe “(Nuove) Storie di Lui” di Andrea Bloise, La Caravella Editrice, secondo tempo di una partita che l’autore aveva aperto nel 2021 con il suo esordio letterario “Storie di Lui”. Tra accettazione di sé e scandaglio del proprio mondo interiore, tra difetti palesi e una emotività maschile che non viene mai taciuta o censurata, Bloise riparte dal suo protagonista senza nome, da quel Lui che assume su di sé i tratti di un uomo comune – un ottimo professionista, un giornalista stimato e apprezzato, un uomo felicemente sposato – alle prese con ansia, invidia e idiosincrasie che ce lo rendono prossimo e, proprio per questo, umano e simpatico. Autore, attore e regista teatrale, Andrea Bloise presenta a 9 Colonne la sua nuova opera, partendo proprio da quel “dove eravamo rimasti” che segna il punto di congiunzione tra l’apparente conclusione di una storia e il motore che dà il via a una nuova serie di accadimenti. “Eravamo letteralmente in una fase ‘work in progress’ – le parole dell’autore – il primo libro si conclude proprio con questa espressione: con la scusa di una crepa nel muro, Lui e sua moglie SPCM (Sua Più Che Metà) fanno dei lavori di ristrutturazione in casa e tutto è, quindi, in fieri. Sanare la frattura di quella crepa nel muro poteva essere il punto di partenza per altre novità, e così è stato”.

 

LA MUSICA COPROTAGONISTA DELLA LETTURA. Un po’ Marcovaldo e molto Zeno Cosini, Lui, sua moglie SPCM (Sua Più Che Metà), sua cognata Calice Piangente e gli altri personaggi si muovono nello spazio di una quotidianità comune in cui viene il dubbio che possa esserci molto dello stesso autore, del suo percorso umano, artistico, professionale. “In tutti e due i libri sono disseminati pensieri miei propri, momenti vissuti da cui ho preso spunto, citazioni di persone a me vicine – prosegue Bloise –. Non mi rifletto solo in Lui, ma in tutti i personaggi c’è un po’ di quello che sono e di quello che non sono. Alle volte sono Lui, altre sua moglie; altre ancora nessuno dei due ma da loro apprendo. Non è un’opera autobiografica ma produce una mia biografia. Di mio, però, ci sono le canzoni che amo e che uso a pretesto per degli episodi, così come sono linfa vitale del gioco amoroso tra Lui e la sua consorte”. Il libro, in effetti, è disseminato di citazioni e titoli di canzoni che sembrano coprotagoniste nello sviluppo narrativo, tracciando un arco temporale molto ampio dagli anni Sessanta a un’epoca più attuale, facendo emergere una sottile linea rossa dal forte impatto emotivo, da cui emerge un uomo che fa mostra dei suoi sentimenti, lontani anni luce da qualsiasi forma di machismo e mascolinità tossica. Nella top tre delle canzoni irrinunciabili a fare da sottofondo alla lettura, Bloise suggerisce “‘Somebody to love’ dei Jefferson Airplane, ‘Pugni chiusi’ de I Ribelli, ‘Caruso’ di Lucio Dalla: sono senza dubbio i brani più significativi di ‘(Nuove) Storie di Lui’”. Tra una presentazione e l’altra, sono diversi i lettori che hanno chiesto all’autore se ci sarà una terza puntata delle storie di Lui, complici anche i riconoscimenti e i premi letterari che il primo capitolo ha avuto, offrendo magari una nuova prospettiva narrativa. “Non so se ci saranno delle (Ulteriori) Storie di Lui. A dire il vero, già le (Nuove) presentano un finale piuttosto esaustivo eppure, di recente, ho immaginato una possibile conclusione alternativa che potrebbe indurmi a tornare a scrivere di Lui, chi lo sa. Avrei anche un altro progetto letterario in testa, con qualche brano già buttato giù, ma per quello ho bisogno di un coraggio che attendo. Magari me lo darà proprio Lui”.

 

 

 

"IL MIO NOME E’ BALBIR", OMIZZOLO TORNA A PARLARE DI SFRUTTAMENTO AGRICOLO  

La storia di Balbir “è la storia di oltre 200mila lavoratori e lavoratrici in condizioni disumane, costretti a turni massacranti per paghe irrisorie, senza sicurezza e diritti”. Così Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle, ha aperto la presentazione del libro “Il mio nome è Balbir”, edito da People, con il quale Marco Omizzolo porta di nuovo sotto i riflettori il fenomeno dello sfruttamento agricolo nell'Agro Pontino, a soli ottanta chilometri dalla capitale, dove migliaia di braccianti – come Balbir Singh, il protagonista del libro – vivono e lavorano in condizioni di moderna schiavitù. E con storie che tavolta, come nel caso recente di Satnam Singh, hanno un epilogo tragico.  Balbir Singh è un bracciante indiano che, per sei anni, ha vissuto e lavorato in un inferno a cielo aperto. Sedici ore al giorno, sette giorni su sette, per una retribuzione compresa tra i 50 ei 150 euro al mese. Per sopravvivere, Balbir rubava gli scarti destinati agli animali e dormiva in una roulotte senza ruote: a tutti gli effetti "un prigioniero nel sottoscala della nostra democrazia" per usare le parole di Omizzolo, sociologo e ricercatore non nuovo a libri inchiesta sul fenomeno del caporalato e del padronaggio agricolo.  Ma Balbir non si è arreso. Ha scelto di ribellarsi, rischiando la vita per denunciare il sistema di sfruttamento che intrappola migliaia di braccianti. "Un uomo, quando ha una ragione per lottare, ha una ragione per vivere", si legge nelle sue parole. La sua storia, raccolta da Omizzolo, è una lezione di coraggio e dignità.  “Balbir è il simbolo delle vittime delle politiche migratorie italiane, che troppo spesso sono escludenti e permissive nei confronti del caporalato”, ha dichiarato Omizzolo,  “La legge 199  del 2016 contro il caporalato ha avuto effetti positivi, ma resta il problema dell'assenza di controlli e di una prevenzione efficace. Serve una svolta nelle politiche del lavoro e dell'immigrazione” Nell'Agro Pontino, un'area dove partecipano circa 10mila aziende agricole, solo 6mila lavoratori operano registrati. Gli altri, come Balbir, vivono nell'ombra, privi di tutela e schiacciati da un sistema che Omizzolo non esita a definire schiavistico. “La politica deve agire. Serve introdurre un salario minimo dignitoso e contrastare il sistema di appalti e subappalti che legalizza lo sfruttamento,” ha sottolineato Ascari, chiedendo che il lavoro torni al centro dell'agenda politica. “Non possiamo più girarci dall'altra parte.” Anche Alessandra Morelli, esperta di migrazioni ed ex funzionaria UNHCR, ha avanzato proposte concrete: “È ora di creare un'Agenzia italiana per la mobilità e l'inclusione, un luogo dove discutere e gestire il fenomeno migratorio con buone pratiche”. Con “Il mio nome è Balbir” , Marco Omizzolo non solo denuncia le ingiustizie di un sistema, ma offre un esempio di resilienza e lotta. La storia di Balbir è un grido d'allarme e, al contempo, un invito all'azione. Come ha ricordato Ascari, “questo è un libro che tutti i rappresentanti delle istituzioni dovrebbero leggere”. La lotta di Balbir Singh è quella di tutti coloro che credevano in un'Italia più giusta, dove il lavoro non sia sinonimo di schiavitù, ma di dignità.

 

 

“HO VINTO IL FESTIVAL DI SANREMO –  SPECIAL EDITION 75ESIMO SANREMO”

 

Dal 15 gennaio sarà disponibile in libreria e negli store digitali “Ho vinto il festival di Sanremo –  Special edition 75esimo Sanremo” (La Bussola Edizioni), la speciale ristampa aggiornata del libro dello scrittore, autore e discografico Marco Rettani e del giornalista e scrittore Nico Donvito. Alle storie dei 30 artisti che hanno ripercorso alcuni dei momenti più importanti della loro carriera legati alla vittoria della kermesse della canzone italiana, si aggiungono ora quattro nuovi capitoli dedicati alle storie di Gigliola Cinquetti, Al Bano, Roberto Vecchioni e Angelina Mango. Fiore all’occhiello di “Ho vinto il Festival di Sanremo - Special Edition 75esimo Sanremo” sono le presenze di tre grandi direttori artistici della kermesse: Carlo Conti nella prefazione, Pippo Baudo con una sentita lettera al Festival che ha preso per mano e condotto per ben 13 edizioni e Amadeus nella postfazione. «In questo volume è racchiuso il lavoro di anni, ma anche il sogno di una vita: poter esclamare “Ho vinto il Festival di Sanremo” – afferma Marco Rettani – Una manifestazione che personalmente ho vissuto in modo diverso nelle varie fasi della mia esistenza. Il Festival di Sanremo, simbolo della musica e dello spettacolo italiano, non è solo una rassegna canora, ma un riflesso della vita e della carriera degli artisti che vi partecipano. Attraverso le testimonianze di trentaquattro vincitori, emerge un racconto che intreccia storie personali e cambiamenti del Paese. Pippo Baudo lo definisce un rito collettivo e uno specchio della società italiana, capace di riflettere gioie, dolori ed evoluzioni, rappresentando un vero Inno di Mameli per la cultura nazionale». “Ho vinto il festival di Sanremo –  Special edition 75esimo Sanremo” è un affresco vivido delle vite di alcuni degli artisti vincitori del Festival di Sanremo. Una raccolta di storie, dove i 34 vincitori del Festival si sono aperti con generosità, permettendo di esplorare le pieghe cruciali delle loro carriere. Ogni nota, ogni parola, diventa un tassello di un mosaico che riflette la vita, i sogni e le speranze di questi talenti. All’interno del libro troviamo infatti, le testimonianze e i racconti di Tony Dallara, Tony Renis, Gigliola Cinquetti, Bobby Solo, Iva Zanicchi, Nicola Di Bari, Peppino Di Capri, Gilda, Maurizio Nuti (Homo Sapiens), Piero Cassano (Matia Bazar), Silvia Mezzanotte (Matia Bazar), Riccardo Fogli, Tiziana Rivale, Al Bano, Angela Brambati (Ricchi e Poveri), Angelo Sotgiu (Ricchi e Poveri), Enrico Ruggeri, Fausto Leali, Dodi Battaglia (Pooh), Red Canzian (Pooh), Roby Facchinetti (Pooh), Marco Masini, Riccardo Cocciante, Aleandro Baldi, Alessandra Drusian (Jalisse), Fabio Ricci (Jalisse), Annalisa Minetti, Peppe Servillo (Avion Travel), Alexia, Simone Cristicchi, Lola Ponce, Marco Carta, Valerio Scanu, Roberto Vecchioni, Gaetano Curreri (Stadio), Francesco Gabbani, Ermal Meta, Diodato e Angelina Mango. «In questa edizione che celebra le 75 primavere del Festival, tutti i contenuti del precedente volume sono stati aggiornati – dichiara Nico Donvito – in più sono presenti quattro nuovi capitoli con le storie di tre icone della canzone italiana: Gigliola Cinquetti, Al Bano e Roberto Vecchioni. A questi nomi si aggiunge la vincitrice in carica, Angelina Mango, per un totale di trentaquattro vincitori, quarantacinque primati e altrettante statuette del leoncino con la palma. Inoltre, siamo orgogliosi di poter ospitare tra le nostre pagine i pensieri e le emozioni di Pippo Baudo, Amadeus e Carlo Conti: tre professionisti che il Festival non lo hanno di certo vinto, ma che hanno contribuito a rilanciarlo e a renderlo il grande evento che è oggi».

GLI AUTORI Marco Rettani, nato a Voghera nel 1963, è scrittore, autore, compositore e discografico. Collabora con i più importanti artisti del panorama musicale italiano, producendo e firmando canzoni per Patty Pravo, Laura Pausini, Alessandra Amoroso, Orietta Berti, Noemi, Bianca Atzei, Arisa, Silvia Salemi, Biagio Antonacci, Francesco Renga, Briga, Michele Zarrillo, I Nomadi, Vittorio De Scalzi, Marco Carta, Valerio Scanu, Lola Ponce, Le Deva, Mietta, Marcella Bella e molti altri ancora. Ha pubblicato il romanzo storico “La figlia di Dio” (Silvana Editoriale 2013), il romanzo “Non lasciarmi mai sola” (Mondadori 2015), le biografie: “Questi sono I Nomadi” e io sono “Beppe Carletti” (Mondadori 2018), “Libero di amare” (Baldini & Castoldi 2019), che racconta Marco Carta, e “Canzoni nel cassetto” (Volo Libero 2022), co-firmato con Nico Donvito, aggiudicatosi il Premio letterario Gianni Ravera 2023 e  “Ho vinto il Festival di Sanremo” (La Bussola, ed. novembre 2023) insieme con Nico Donvito, vincitore del Premio Letterario Gianni Ravera 2024. Appassionato d’arte e collezionista, nel 2013 ha dato vita a Roma al Museo dei Sognatori. Nel 2014 ha vinto il prestigioso Premio Margutta per l’arte. Nico Donvito, nato a Milano nel 1986, è un giornalista molto attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e articoli di approfondimento, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Collaboratore per diverse realtà del settore musicale, dal 2024 dirige la testata «Recensiamo Musica». Nel 2022 ha pubblicato il libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (D’idee), seguito da “Canzoni nel cassetto” (Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. Tale opera si è aggiudicata la vittoria del Premio Letterario Gianni Ravera 2023, replicando tale successo l’anno successivo con “Ho vinto il Festival di Sanremo” (La Bussola, ed. novembre 2023) co–firmata con Marco Rettani. Nel 2024, inoltre, è uscito “Per non morire canto – Storia di Alessandro Bono” (Arcana), volume volto a celebrare la memoria del cantautore milanese a trent’anni dalla sua prematura scomparsa.

 

 

FABIO TODERO RACCONTA L’IRREDENTISMO ADRIATICO

‘Irredentismo’ è una delle parole chiave delle moderne religioni della patria. Numerosi sono stati i movimenti di liberazione nel mondo che sono stati definiti in questo modo. Il termine però è nato in Italia, in riferimento alle terre dominate dagli Asburgo, fra cui quelle adriatiche, che sono state al centro di uno dei più duraturi e cruenti terreni di scontro. Lungo la frontiera orientale infatti gli irredentismi si sono succeduti nel corso di un secolo convulso: prima quello italiano fino alla Grande guerra, poi quello sloveno e quello croato durante il fascismo, poi ancora quello italiano dopo la Seconda guerra mondiale, per cercar di salvare Trieste e l’Istria. Gli irredentismi adriatici erano fieramente antagonisti, ma hanno condiviso spesso linguaggi e comportamenti. “La patria alla frontiera Storia dell'irredentismo adriatico” di Fabio Todero (Laterza) ne segue per la prima volta l’intero, accidentato percorso, dove si intrecciano – nel richiamo a miti fondativi risorgimentali – sacrifici e soprusi, aneliti di libertà e politiche di potenza, storia e mito, in una regione collocata al centro di quella faglia di crisi che attraverso l’Europa orientale scende dal Baltico fino all’Adriatico, all’Egeo e al Mar Nero: una faglia i cui sussulti ancora ci allarmano.

L’AUTORE Fabio Todero, dottore di ricerca in Italianistica, è ricercatore dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia. Si occupa da tempo della Grande guerra e della sua memoria e di storia della frontiera adriatica. Organizzatore di convegni, curatore di mostre, progetti scientifici e volumi, ha pubblicato tra l’altro: Pagine della Grande guerra. Scrittori in grigioverde (Milano 1999); Le metamorfosi della memoria. La Grande guerra tra modernità e tradizione (Udine 2002); Morire per la Patria. I volontari del “Litorale austriaco” nella Grande guerra (Udine 2005); Una violenta bufera. Trieste 1914 (Trieste 2013); Di un’altra Italia. Miti, parole e riti dell’impresa fiumana(con L.G. Manenti, Udine 2021). Per Laterza è autore diTerra irredenta, terra incognita. L’ora delle armi al confine orientale d’Italia 1914-1918 (2023).

 

L'OMBRA DI ARTEMISIA DI MAURIZIO COHEN

 L'ombra di Artemisia è un libro di Maurizio Cohen pubblicato da Vallecchi Firenze nella collana Narrativa. Jenny, giovane attrice alla sua prima esperienza come protagonista, sta girando un film sulla vita della pittrice Artemisia Gentileschi che, all’inizio del Seicento, in una Roma ricca di straordinari fermenti culturali e allo stesso tempo soggetta alle dure regole dell’inquisizione, fu violentata da un amico del padre, suo insegnante di pittura. Durante le riprese, la sera dell’otto marzo, anche Jenny, tornando a casa, viene aggredita e violentata da tre giovani della Roma “bene”, che vengono poi arrestati. Ancora sotto shock, la ragazza si ritrova nella paradossale situazione di dover affrontare due processi: la mattina in tribunale quello per direttissima per lo stupro vissuto sulla sua pelle e il pomeriggio quello di Artemisia riprodotto sul set. Così, poco alla volta il personaggio della pittrice diventa per Jenny una sorta di ossessione, e le due donne, superando qualsiasi vincolo temporale, instaurano un rapporto ricco di emozioni e complicità ma anche di forti incomprensioni, che finisce per minacciare la stabilità psicologica della già fragile Jenny.

Maurizio Cohen vive e lavora a Roma. Scrittore e sceneggiatore, è esperto di arte tessile orientale. Ha scritto di arte e di viaggi per diverse riviste specializzate. È autore dei romanzi La gabbia (Marsilio 1988) e Novanta (Mondadori 1990).

 

 

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