di Paolo Pagliaro
Nei giorni in cui torna d’attualità la disputa sull’autonomia diffrenziata, dal nord est arriva un racconto che dimostra come anche nell’ambito della sanità i risultati migliori nascano non dallo scontro ma dalla collaborazione, e dunque da un buon uso dei poteri regionali e da un buon uso delle competenze statali. La storia è quella dell’hospice pediatrico di Padova, la prima struttura in Italia e tra le prime in Europa a farsi carico della sofferenza di bambini e adolescenti affetti da malattie rarissime e inguaribili. Nel nostro paese i piccoli pazienti che avrebbero bisogno di cure palliative sono 30 mila, ma non più del 15% ne può beneficiare. Gli hospice pediatrici sono solo 8, e le liste d’attesa lunghe. Tempo fa la Fondazione che gestisce la struttura chiese alla Regione Veneto e al suo presidente, Luca Zaia, di triplicare i posti letto individuando una nuova sede. La risposta fu positiva. Dal ministro della Salute, Roberto Speranza, si ottenne un finanziamento di 10 milioni. Ora a Padova un’equipe di medici, infermieri, psicologi e terapisti si può prendere cura ogni anno di 400 bambini.
Questa storia viene scritta ogni giorno ma ora è raccontata anche in un libro di Stefano Vietina pubblicato da Marsilio con il titolo “La casa di Adam”.
Nella prefazione Ferruccio De Bortoli lo definisce un libro onesto, che racconta il dramma della malattia in ambito pediatrico offrendo però in maniera chiara anche gli strumenti per lenirne gli effetti. Ma è anche un libro emozionante, grazie ad Adam, mancato a 14 anni, di cui si pubblica il diario e che un’insegnante ricorda così: io ero la sua prof ma lui è stato il mio maestro.