di Paolo Pagliaro
Il 2024 è stato il sedicesimo anno consecutivo di contrazione delle nascite. Per ogni 1.000 residenti, in Italia sono nati poco più di sei bambini. Ne nascevano più di nove nel 2000, più di 10 nel 1990.Il risultato è che mentre quarant’anni fa vivevano in Italia 15 milioni di bambini e adolescenti, adesso sono 10 milioni. I pensionati, che erano un quarto della popolazione, adesso sono un terzo.
La questione è molto seria soprattutto se vista con gli occhi dell’Inps, che – quasi per statuto - rifugge dagli allarmismi ma certo non ignora quanto una simile tendenza sia pericolosa per il futuro del sistema pensionistico e più in generale per la tenuta del welfare.
Oggi a Roma c’è stato un interessante convegno in cui l’Inps e la Fondazione Migrantes hanno fatto il punto sulle ricadute di un altro fenomeno con cui non avevamo fatto i conti e cioè l’aumento dell’emigrazione dall’Italia verso altri paesi. Dal 2006 a oggi la crecita della presenza italiana all’estero è raddoppiata, gli iscritti all’Aire sono oltre sei milioni il che vuol dire che più del 10% degli italiani vive oltreconfine. Nel 2023, ultimo anno per cui sono disponibili i dati, le pensioni pagate all’estero sono state oltre 310.000, distribuite su circa 160 Paesi. Ma poiché il 45% di chi se ne va è rappresentato da giovani con meno di 34 anni, spesso professionalmente qualificati, il saldo tra la spesa pubblica per la loro formazione e i contributi previdenziali incassati è decisamente negativo. Si potrebbe ovviare favorendo e organizzando l’immigrazione qualificata, sempre che la parola immigrati non faccia paura.