Don Luigi Portarulo è un sacerdote che sta vivendo una missione unica a New York, dove sta creando una nuova comunità italiana, rafforzando al contempo il legame tra italiani e italo-americani. Nella Grande Mela Don Luigi è diventato il punto di riferimento spirituale che molti italiani stavano cercando. Anche gli italoamericani hanno trovato in lui una figura fondamentale, per loro un sacerdote italiano rappresenta un ponte per riscoprire e preservare le proprie origini, portando la fede e la tradizione italiana in un contesto che si sta trasformando sempre di più.
Il cammino di vocazione: un segno divino dalla giovinezza
Don Luigi nasce a Castellaneta 37 anni fa, ma vive e cresce a Bernalda, un paese in provincia di Matera. Sin da bambino il suo legame con la fede è stato profondo. La nonna lo portava sempre a messa e ciò che davvero lo affascinava era il ruolo di chierichetto. «Mi sentivo più vicino a Gesù», racconta. Un episodio che segnò in maniera indelebile la sua vocazione avvenne nell'estate del 1999 quando, su una rivista a cui la mamma era abbonata, vide un annuncio che parlava della possibilità di fare il chierichetto per il Giubileo del 2000. Una foto di Papa Giovanni Paolo II circondato da ministranti lo colpì profondamente. A soli 12 anni decise che voleva essere parte di quel mondo. Don Luigi insistette così tanto che alla fine la mamma, inizialmente scettica per la distanza, accettò di accompagnarlo per il colloquio. Il viaggio per Roma fu molto lungo e il caldo estivo lo rendeva ancora più faticoso. Arrivati finalmente in città, Don Luigi visse il suo primo giorno in Vaticano come una grande esperienza. Non immaginava che quella visita, apparentemente senza pretese, avrebbe segnato un punto di svolta nella sua vita. Dopo aver sostenuto il colloquio, tornò a Bernalda con la consapevolezza che la selezione per il Giubileo avrebbe riguardato solo 25 ministranti. Non nutriva grandi aspettative, ma a fine agosto ricevette una lettera che lo informava che era stato selezionato per servire come chierichetto per il Giubileo in Vaticano.
Il 12 settembre Don Luigi arriva a Roma. Quell'esperienza lo segna profondamente, ma è il suo incontro con Papa Giovanni Paolo II che gli dona un'emozione speciale, qualcosa che va oltre le parole. Solo oggi capisce quanto fosse straordinario il privilegio di servire la Messa al fianco di un Santo. L’incontro con Giovanni Paolo II è stata un'esperienza che ha segnato la sua vocazione per sempre. Ripensando a quegli anni, Don Luigi riconosce quell'episodio come il primo segno divino che lo invitava ad abbracciare il sacerdozio.
Da Roma a New York: la risposta a una chiamata divina
Dopo il Giubileo il piccolo Luigi decide di restare in Vaticano e proseguire lì gli studi continuando a servire messa. Nel corso degli anni a Roma poi, Don Luigi si forma come sacerdote: entra nel seminario francese, studia filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, teologia alla Pontificia Università Gregoriana e diritto canonico. Don Luigi è ordinato sacerdote il 9 giugno 2012, incardinato nella diocesi di Como. Nel periodo successivo alla sua ordinazione, Don Luigi ha ricoperto vari incarichi di responsabilità: come ad esempio quello di vice-rettore e formatore nell’istituzione in cui aveva vissuto per ben 13 anni come studente. Durante questo periodo, entra in contatto con molte personalità di spicco della Chiesa, tra cui Papa Benedetto XVI, che definisce un grande teologo e fonte di ispirazione. Questi anni di servizio pastorale e formativo lo hanno consolidato come sacerdote e lo hanno preparato ad affrontare nuove sfide.
Nel 2022, la sua vita prende una svolta quando riceve una proposta dal padre generale degli Scalabriniani (noto ordine religioso dedicato all’assistenza degli immigrati, ndr) per trasferirsi a New York, nella parrocchia di “Our Lady of Pompei", una chiesa storica per la comunità italiana della città. Don Luigi non conosceva l’America e non parlava una parola di inglese, ma quando ricevette la telefonata dal padre provinciale della chiesa newyorkese che lo esortava ad accettare e accogliere quell'occasione per imparare l'inglese e conoscere una nuova città, promise che ci avrebbe pensato. Iniziò a riflettere sulla proposta e un segno particolare lo convinse ad accettare: la telefonata con il padre provinciale era arrivata il 18 maggio, giorno del compleanno di Papa Giovanni Paolo II, che per Don Luigi è sempre stato un riferimento spirituale costante. Interpretò questo come un segno divino e decise di accettare la missione a New York, lasciando il suo posto a Roma e intraprendendo un nuovo cammino.
La rinascita della comunità italiana: una chiesa in uscita
Arrivato a New York il 30 novembre 2022, Don Luigi si getta immediatamente al lavoro, consapevole di avere un compito importante: ridare vita alla parrocchia riavvicinando le persone alla chiesa. Il suo approccio è semplice ma efficace: creare una "chiesa in uscita", come insegna Papa Francesco, che vada incontro alle persone, anziché aspettare che vengano in chiesa. Invita la gente a partecipare alla messa, organizza eventi sociali, momenti di aggregazione e incontri culturali. La parrocchia di "Our Lady of Pompei" diventa così un luogo vivo e accogliente, dove le persone possono ritrovare le loro radici e sentirsi parte di una comunità più grande.
Nel primo anno di servizio, Don Luigi ha ricreato un forte senso di appartenenza. A partire dalla messa domenicale, fino alle proiezioni di film e agli eventi culturali, ogni attività era pensata per coinvolgere, educare e unire. La sua parrocchia diventa rapidamente un punto di riferimento, non solo per la comunità italiana di New York.
Un riconoscimento e una nuova sfida: la Cattedrale di San Patrizio
Il lavoro di Don Luigi a “Our Lady of Pompei” non passa inosservato. Dopo un anno di intensa attività durante il quale ha rivitalizzato la comunità italiana, proprio quando lui sta pensando di rientrare in Italia, l'arcivescovo di New York, colpito dai risultati ottenuti, lo contatta per proporgli una sfida ancora più grande. Gli viene offerta la possibilità di assumere la gestione della Cattedrale di San Patrizio, uno dei luoghi di culto più iconici della città, e di rilanciare la vecchia Cattedrale di San Patrizio a Little Italy, affinché torni ad essere un punto di riferimento spirituale per la comunità italiana, che nel frattempo si è sempre più consolidata e appassionata al progetto di Don Luigi, e per quella italoamericana.
Questa proposta rappresenta un passo cruciale nella sua missione. Don Luigi, consapevole della grande responsabilità, accetta con entusiasmo e inizia a celebrare ogni domenica a mezzogiorno la messa in italiano nella storica Old St. Patrick's Cathedral, con un'affluenza sempre crescente di fedeli. Durante i grandi eventi liturgici, le celebrazioni si svolgono nella maestosa Cattedrale di San Patrizio, sempre in italiano, per accogliere un pubblico ancora più ampio.
La comunità attorno alla "Old St. Patrick's Cathedral” a Little Italy cresce ogni giorno. La partecipazione alle messe e agli eventi è in continuo aumento, con una particolare attenzione ai più giovani. Ad esempio, il catechismo registra una forte affluenza di bambini, mentre la scuola di italiano ha superato i 200 iscritti, segno della grande voglia di riscoprire e mantenere vive le radici italiane. Non solo la chiesa diventa un punto di aggregazione, ma anche gli eventi culturali che Don Luigi organizza — come proiezioni di film, conferenze, concerti e incontri comunitari — attraggono numerose persone che cercano un legame con la propria identità.
Don Luigi è particolarmente colpito dall'amore profondo che gli italoamericani nutrono per l'Italia, una passione che si traduce non solo in un legame affettivo, ma anche in un desiderio forte di mantenere viva la loro eredità culturale. È proprio questo amore per la patria d'origine che rende ancora più significativo per loro avere un parroco italiano. La presenza di Don Luigi come sacerdote italiano è diventata per molti un modo per riconnettersi con le proprie radici, creando un legame più stretto e diretto con quella "madre patria" che, pur lontana, è sempre presente nei cuori e nelle tradizioni di ciascuno. Questo legame è per lui fonte di grande ispirazione e motivazione nel suo lavoro pastorale.
Per Don Luigi, però, la cosa più importante non è solo l’afflusso numerico, ma la possibilità di unire gli italiani e gli italoamericani. È attraverso queste occasioni che riesce a costruire un ponte tra due comunità e tra diverse generazioni, facendo in modo che gli italoamericani riscoprano le loro radici e che raccontino le loro affascinanti storie agli italiani immigrati di recente nella Grande Mela che possono così sentirsi a casa, anche lontano dalla loro terra d'origine. La sua missione va ben oltre la cura della parrocchia: è quella di unire, rafforzare e celebrare l'identità comune, sia culturale che spirituale.
Lo sport come valore educativo e spirituale
Oltre alla sua dedizione pastorale, Don Luigi è anche un grande appassionato di sport, una passione che lo accompagna fin dalla tenera età. Tifoso dell'Inter da quando era bambino, passava ore a guardare le partite con il nonno e con il papà. Durante gli anni a Roma non ha smesso di seguire la sua passione per lo sport e ha anche fatto parte della nazionale vaticana di calcio, partecipando a numerose partite di beneficenza. Con l’arrivo della pandemia, si è unito alla “Società di atletica vaticana” creata dal Papa e ancora oggi continua a correre e partecipa a diverse maratone. Per Don Luigi lo sport ha un valore educativo profondo, legato a principi di disciplina, determinazione e crescita un po’ come la religione. Il motto "Mens sana in corpore sano" rappresenta perfettamente la sua visione, dove il corpo e lo spirito si nutrono reciprocamente.
Una missione che guarda al futuro
La missione di Don Luigi a New York continua a evolversi. Il suo obiettivo non è solo quello di guidare una parrocchia, ma di creare una vera e propria comunità. Con il suo spirito di accoglienza e il suo impegno per la cultura italiana, ha dato un nuovo slancio alla comunità italiana e italoamericana di New York, creando un luogo di incontro dove le tradizioni vengono preservate e tramandate alle nuove generazioni.
Il futuro di Don Luigi è ancora tutto da scrivere, ma una cosa è certa: continuerà a lavorare per unire le persone, creando ponti tra le diverse generazioni di italiani e italoamericani. In una città come New York, dove le persone possono facilmente sentirsi smarrite, la sua parrocchia è un rifugio, un luogo dove la fede e la cultura si intrecciano per costruire una comunità più forte, unita e consapevole delle proprie radici, un luogo dove gli italiani e gli italoamericani possono sentirsi finalmente a casa.
Germana Valentini
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