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Cinema, raccontare con la luce: la storia di Valentina Caniglia

Cinema, raccontare con la luce: la storia di Valentina Caniglia

Una storia fatta di passione, determinazione, sacrifici, e una forte volontà di abbattere le barriere che ancora oggi separano le donne dai ruoli di leadership nel cinema. Valentina Caniglia, direttrice della fotografia e regista, è riuscita a farsi strada diventando una figura di riferimento nel panorama internazionale.


Un’infanzia illuminata dal Cinema
Valentina nasce nel cuore di Napoli, la sua famiglia le ha trasmesso sin da subito un amore per l’arte, la cultura e la libertà. Suo padre, che lavorava nel mondo della moda, aveva un forte spirito idealista e le ha trasmesso la passione per il cinema, facendole conoscere fin da bambina i grandi maestri del cinema italiano e internazionale dei quali la giovane Valentina si innamorò.
Fu Il Conformista di Bertolucci, con la magistrale fotografia di Vittorio Storaro, a segnare il momento che cambiò per sempre la sua vita. A quattordici anni, dopo aver visto il film con suo padre, Valentina ebbe la folgorazione: si rese conto che ogni inquadratura per lei era come un dipinto e ha capito di amare follemente quello che vedeva: la luce, le inquadrature... Quando finirono di vedere il film disse al padre che lei voleva fare quello, non sapeva cosa fosse un direttore della fotografia e quindi non sapeva neanche come spiegare quello che voleva fare, ma disse che lei voleva raccontare le storie attraverso la luce e le inquadrature. Fu proprio il padre a dirle cosa fosse un direttore della fotografia e a darle il primo consiglio realista, facendole capire che quel sogno non sarebbe stato facile da perseguire: “Le donne in questo mestiere sono pochissime.”
Volendo comunque incoraggiare la figlia a seguire i suoi sogni, il papà le regalò una macchina fotografica e lei iniziò il suo percorso di studio della luce. Valentina sceglieva scrupolosamente quali fotografie fare, anche perché era molto costoso acquistare i rullini e sviluppare le foto, quindi ha imparato sin da subito a studiare e perfezionare ogni singola inquadratura ed immagine ed in seguito a sviluppare da sola le sue fotografie. Da quel momento Valentina ha seguito il suo sogno ma ha dovuto sempre lavorare duramente per finanziare le sue passioni e portare avanti i suoi progetti.

Londra: la scelta e il primo vero incontro con il mondo
A diciassette anni e mezzo, Valentina decide di partire per Londra, dove si iscrive al Westminster College per studiare cinema, fotografia e psicologia. La sua voglia di esplorare il mondo la porta anche lontano dalle aule universitarie: inizia a lavorare come fotografa di guerra in Palestina e nel Medio Oriente al seguito di diverse organizzazioni umanitarie, documentando le atrocità dei conflitti e vivendo esperienze che la segneranno profondamente.
L’influenza di Medici Senza Frontiere e la figura di Gino Strada le danno una visione del mondo che va oltre il semplice lavoro artistico, portandola a vedere la fotografia come uno strumento per sensibilizzare e raccontare storie difficili. Ma, nonostante questo, il suo amore per il cinema resta sempre la sua grande passione. L'esperienza sul campo comunque è stata preziosa per lei e per il suo lavoro sul set, le ha insegnato ad essere rapida, istintiva e a risolvere ogni problema con la stessa prontezza con cui scattava foto nei contesti più difficili.

New York: la città della luce e dell'energia
Nel 1994, Valentina si trova a New York per una breve vacanza e subito se ne innamora. Era venuta a trovare una cugina, ma l’energia che emanava la città le entra nel cuore in maniera definitiva.
Mentre è a Londra a studiare vince una borsa di studio per la New York University, un ulteriore passo verso la sua carriera cinematografica. Valentina percepisce New York come una città che, come Napoli, non ha paura di mostrare la sua anima contraddittoria, sia nelle luci abbaglianti che nella vita sotterranea e notturna dei basement e delle feste underground degli artisti.
New York è per lei un crogiolo di emozioni, un palcoscenico dove le luci sono tutto, e dove ogni angolo della città sembra carico di vita e storie da raccontare. La notte, per Valentina, è il momento di esplorare, di farsi abbagliare dalle luci, di entrare nei party più nascosti, di vivere e respirare la città nella sua forma più autentica. Ma oltre a questa passione per la vita notturna e l’energia vibrante della metropoli, c'è anche un legame profondo con la sua luce: la stessa luce che aveva trovato nei film dei suoi amati registi italiani, come Elio Petri o Lina Wertmuller. A New York, Valentina riesce finalmente a percepire quella luce che tanto aveva cercato e che da sempre era il centro della sua arte e così, quando si trasferisce negli Stati Uniti, il suo sogno di diventare direttrice della fotografia è più forte che mai.
La grande mela le dà energia, proprio come Napoli le ha dato il coraggio. La sua città natale le ha insegnato a lottare contro le difficoltà, a non avere paura di affrontare il mondo e a essere coraggiosa in qualsiasi situazione. È stato grazie a Napoli, con la sua vivacità e il suo spirito di resilienza, che Valentina ha affrontato con grinta i momenti difficili della sua vita a New York, dove ogni giorno doveva farsi spazio in un ambiente competitivo e non sempre accogliente. Ma come lei stessa racconta, “Napoli mi ha insegnato a non avere paura di nulla. Anche quando ero sotto le bombe in Palestina mentre giravo il mio film, quella forza interiore che mi è venuta dalla mia città mi ha dato la spinta per affrontare qualsiasi cosa.”
A New York, Valentina vive per circa venti anni, costruendo la sua carriera e guadagnandosi il rispetto di colleghi e registi, grazie anche al successo del suo primo film, Melograni e mirra, girato in Palestina nel 2008 e selezionato al Sundance Film Festival.
New York le ha dato tanto, l’ha plasmata, le ha dato un’energia inconfondibile che ancora oggi le consente di affrontare ogni progetto con la stessa vitalità.

Los Angeles: un nuovo capitolo
Tre anni fa per lavoro Valentina ha deciso di trasferirsi a Los Angeles, nonostante non fosse mai stata la sua città ideale. La metropoli californiana, con il suo stile di vita più strutturato e regolare, le è sempre sembrata troppo distante dalla sua visione più spontanea della vita. Tuttavia, nonostante la sua iniziale reticenza verso la città, pur avendo trascorso la maggior parte di questi ultimi tre anni in giro per il mondo su vari set cinematografici,Valentina sta cominciando ad apprezzare la città degli angeli: “In fondo, come dice mio padre, sono sempre stata un po’ Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Sul lavoro sono estremamente organizzata, precisa, ma nella vita privata mi piace essere più istintiva e non programmare tutto” racconta con un sorriso.
Los Angeles le ha offerto la grande opportunità di lavorare ancora di più con produzioni internazionali di ampio respiro. Tuttavia, la sua passione per il cinema indipendente resta sempre viva. È questa essenza interiore che le permette di restare fedele alla sua visione: “Per me l’aspetto economico non è mai stato la motivazione principale. L’importante è raccontare storie che abbiano un significato profondo. E, nella vita come nel mio lavoro, voglio che anche le donne, le nuove generazioni, siano messe nella condizione di poter brillare senza dover dimostrare ogni volta di essere all’altezza.”

Il futuro e la lotta per le donne nel cinema
Nel corso della sua carriera Valentina ha anche scritto sceneggiature e ha ricevuto diverse proposte di regia. Tuttavia, la sua passione più grande resta quella di raccontare storie attraverso la luce. Valentina Caniglia è una delle poche donne a ricoprire il ruolo di direttore della fotografia, un settore che ancora oggi vede solo una ristretta percentuale di professioniste, con solo lo 0,6% delle donne che ricoprono questo ruolo. Ma il suo obiettivo è chiaro “Vorrei vincere un Oscar come direttrice della fotografia per dimostrare che una donna ce la può fare, anche in un settore dove i pregiudizi sono ancora radicati,” dice con determinazione. Abbattere ogni tipo di barriera è essenziale, e il suo impegno non si limita solo a se stessa. La sua lotta è per tutte le donne che ancora si trovano a dover combattere per avere pari opportunità. Vorrebbe anche che ci fosse più solidarietà femminile, e lei è sempre pronta ad aiutare tutti.
Una delle sfide più grandi che Valentina ha dovuto affrontare è stata quella di confutare la convinzione che il ruolo del direttore della fotografia sia un mestiere "da uomini", spesso associato alla forza fisica per maneggiare le pesanti macchine da presa che si usavano. Ma per Valentina, la forza fisica non è mai stata un limite. In effetti, ha sempre utilizzato la sua forza interiore come sua risorsa più grande ed ha sempre tratto il massimo da ogni sua esperienza. Non a caso, il suo passato da campionessa di pattinaggio a rotelle le ha insegnato l’importanza del movimento e della danza. Questo amore per il movimento, che l’ha accompagnata fin da giovane, ha avuto un impatto decisivo sui suoi movimenti di macchina sul set. “Ogni tipo di arte per me è fonte di ispirazione. Il pattinaggio mi ha insegnato la fluidità, l’equilibrio e la coordinazione, che sono fondamentali quando lavoro sul set.” In fondo la fotografia e la cinematografia sono forme di movimento, e ogni scatto o inquadratura è come un passo di danza.
La sua carriera è la prova che nulla può fermare una persona determinata a vivere la propria passione. “La vita va vissuta fino in fondo, sempre. Quando fai quello che ami, lo fai contro tutto e contro tutti, e anche contro ogni difficoltà economica o sociale. Bisogna vivere la vita, questo è ciò che mi ha insegnato mio nonno,” racconta.
Per lei non esistono limiti se non quelli che ci impone la società, e il suo obiettivo è continuare a rompere questi limiti per le future generazioni di donne nel cinema. “Il lavoro è lavoro. Non c'è distinzione tra ciò che possono fare gli uomini e ciò che possono fare le donne,” dice con convinzione. La sua speranza è che il mondo del cinema diventi più inclusivo, dove le donne possano finalmente essere giudicate per il loro talento e non per il loro sesso.
Valentina continua a lottare perché le donne abbiano un futuro migliore, proprio come sua madre ha fatto da giovane, e ci tiene a sottolineare che è stata proprio la mamma che l'ha sempre spinta ad affrontare tutto senza paura; è da lei che Valentina ancora oggi prende la sua forza e la sua ispirazione per continuare a sognare un mondo dove le donne non siano più ostacolate e dove ognuna possa vivere la propria passione liberamente, come ha fatto lei, nonostante tutte le difficoltà. La sua carriera, fatta di sacrifici, esperienze incredibili e una tenacia indomita, è la dimostrazione che, anche in un mondo difficile e competitivo come quello del cinema, tutto è possibile.

Germana Valentini

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