di Paolo Pagliaro
Vent’anni fa lavoravano in Italia 7 milioni e mezzo di giovani sotto i 34 anni. Adesso sono 5 milioni e mezzo, cioè due milioni in meno. In compenso sono raddoppiati gli occupati over 50. Stiamo dunque assistendo a una radicale trasformazione della nostra forza lavoro, sempre più anziana e meno incline all’innovazione, mentre le aziende affrontano rivoluzioni epocali, dal digitale al green.
Oggi il Sole 24 Ore dedica a questa notizia l’apertura della prima pagina e con ciò segnala l’urgenza del problema e l’allarme delle imprese.
Nei giorni scorsi un rapporto Cnel curato dal demografo Alessandro Rosina aveva fatto notare che l’Italia è il paese dell’Unione europea con la più bassa incidenza di giovani sul totale della popolazione. Mentre un altro studioso, Gianpiero Dalla Zuanna, aveva raccontato, numeri alla mano, come si stiano svuotando scuole e università, e ci aveva avvertiti che tra poco il problema sarà di trovare un’occupazione a migliaia di insegnanti rimasti senza alunni.
Del declino demografico si è occupato anche l’ufficio studi della Cgia di Mestre osservando che oggi nascono la metà dei bambini rispetto agli anni della guerra, quando eravamo quasi 15 milioni in meno. Il Nord compensa in qualche modo con l’immigrazione extra europea e con il trasferimento dei giovani meridionali. Il sud invece si va rapidamente spopolando.
Non c’è osservatore o studioso che non concordi sull’urgenza di politiche per incentivare l’immigrazione regolare, l’integrazione degli immigrati, il ritorno dei giovani italiani emigrati all’estero.