di Paolo Pagliaro
Nei paesi in cui forte è stato l’influsso dalla riforma protestante, e in particolare in Germania, i concetti di debito e colpa si equivalgono , tanto che in tedesco per entrambi c’è la stessa parola: Schuld. Questa antica equazione spiega la rigidità con cui i paesi del Nord hanno pensato e gestito il rapporto debito-Pil nell’Eurozona.
Ma adesso c’è una grande novità, perché da ieri anche in Germania il debito ha smesso di essere una colpa. Con un voto storico il Bundestag ha approvato l'aumento della spesa pubblica e la revisione del freno all'indebitamento, previsto dalla Costituzione. Il nuovo governo potrà contrarre nuovi debiti per 1000-1500 miliardi che serviranno a finanziare spese per la difesa, le infrastrutture e il clima.
E’ l’inizio della fine per i principi dell’ordoliberismo, che enfatizzano il rigore fiscale e il controllo del debito pubblico, principi riassumibili nella parola austerità.
La cosa ci riguarda da vicino perché figlio dell’ordoliberismo e di un’epoca che va tramontando è anche il voto con cui il 20 aprile 2012 il Parlamento italiano inserì in Costituzione il principio del pareggio di bilancio e della sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni.
Era un impegno preso dall'Italia nell'ambito del Fiscal Compact europeo e servì per scongiurare la bancarotta. Ma le conseguenze sociali di quella riforma sono state pesanti: per rispettare i vincoli di bilancio, molte amministrazioni hanno dovuto ridurre le spese in settori cruciali come sanità, istruzione e welfare. I tagli hanno colpito soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, aumentando le disuguaglianze. Forse un ripensamento costituzionale è maturo anche in Italia.
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