"Sai, ho visto la frase di cui mi parlavi l'altro giorno scritta sui muri in viale Ceccarini". Mia moglie me lo dice mentre sta lavando i piatti. La frase di cui avevo parlato con lei l'altro giorno era "Il medium è il messaggio". Che un liceale, o un universitario o un maranza l'abbia scritta più volte sui muri di viale Ceccarini di Riccione, uno dei tempi del divertimento, mi fa sorridere. Magari è stato un anziano boomer che gioca a fare il giovane.
"Il medium è il messaggio" è una delle affermazioni più celebri del sociologo canadese Marshall McLuhan, uno degli studiosi più attenti alla galassia della comunicazione, aspetto fondamentale dell'esistenza degli essere umani.
Noi, e con noi intendo quelli che lavorano nella comunicazione, abbiamo voluto e dovuto studiare McLuhan, i cui scritti, per un lungo periodo hanno rappresentato una sorta di vangelo laico. "Il medium è il messaggio" è una frase criptica. Con medium intendiamo un mezzo di comunicazione; secondo McLuhan i medium sono disparati, non solo quelli che adesso definiamo "mass media". Quindi secondo i raffinati studi di McLuhan non conta tanto quello che i media trasmettono, ma come sono organizzati e come definiscono le nostre vite, cioè i loro "criteri strutturali".
Ad esempio l'invenzione della stampa fu fondamentale per la Riforma, quindi per l'Illuminismo e quindi l'Industrializzazione e il Nazionalismo. Altro esempio: lo stesso messaggio ha effetti diversi a seconda del media con cui lo assimiliamo: l'esempio più classico è il binomio libro-film. E ancora: Mussolini, celeberrimo giornalista da milioni di copie, capisce che il quotidiano cartaceo non è più il medium adatto alla società di massa e si lancia sul cinema e su cinegiornali, una sorta di pre televisione. Franklin Delano Roosvelt conquista l'America con 'i discorsi al caminetto' trasmessi dalla radio, i manifesti dei regimi totalitari ci ipnotizzano ancora oggi, così come la mappa stilizzata dell'Underground di Londra o della Subway di New York… Potremmo andare avanti per giorni.
Questa banalizzazione è offensiva per un'opera fondamentale di grandissimo spessore intellettuale da cui abbiamo mutato alcune frasi che fanno parte della nostra vita come "villaggio globale", media "caldi" e media "freddi" e via dicendo. Tra l'altro va citato il famoso aneddoto per cui per un errore tipografico uno dei suoi saggi più famosi divenne "Il medium è il massaggio", errore che McLuhan non volle correggere perché il gioco di parole evocava altre suggestioni. Quindi il filosofo canadese verso la fine del secolo scorso ci spiegava che ogni medium ha la sua peculiarità e che ogni media tende a farci diventare degli "idioti tecnologici" se non utilizziamo il famoso "senso critico", cioè la consapevolezza che diventa capacità anche di dire no che si dovrebbe trasmettere alle generazioni future. All'epoca di McLuhan il medium che più stimolava il "narcisistico torpore" (anche questo è un gioco di parole perché Narciso in greco contiene anche la parola torpore) era la televisione.
Adesso una ricerca dell'AgCom ci spiega che da un paio d'anni il web, cioè la galassia internet, è diventato la principale fonte d'informazione anche degli italiani, cioè che la metà di noi s'informa su siti d'informazione e social. In realtà altre ricerca, come quella del Censis, forniscono dati diversi, e resta da dire che i siti d'informazione e i social si "nutrono" di notizie prodotte da altri media. Ma il punto di enorme novità, al centro della discussione tra me e mia moglie al margine dell'attività primaria del lavare i piatti, è che è ormai inutile parlare dell'influsso dei vari media o farne della classifiche perché in realtà abbiamo un unico medium.
Con il nuovo secolo infatti lo sviluppo della tecnologia ha permesso la creazione dello smartphone, un medium che raggruppa tutti gli altri media. Nello stesso smartphone abbiamo il libro, il giornale, la fotografia, la cartellonistica, la radio, la televisione, il computer, la musica, il teatro ecc. ecc. Tutto virtuale, ma c'è tutto, anzi c'è di più perché si è creato un nuovo continente virtuale nella troposfera formato dal binomio essere umano-macchina. Siamo di fronte alla più grande rivoluzione sociale mai avvenuta nella storia dell'umanità ed è per questo che sono così diffuse angosciose domande sul nostro futuro. Questa angoscia deriva dal fatto che intuitivamente ciascuno di noi, senza esserne pienamente consapevole, intuisce che siamo di fronte a qualcosa di enorme.
Parafrasando McLuhan potremmo dire che un solo medium implica un solo messaggio e visto che gli uomini tendono ad essere "idioti tecnologici" le conseguenze le può tirare ognuno di noi. Possiamo aggiungere che in ogni area di influenza geopolitica avremmo un unico medium-messaggio precipuo. Accade giù in Cina, accade già negli Usa (dove è finita l'opposizione?). Accade in Europa dove improvvisamente ci viene detto che dobbiamo riarmarci, che dobbiamo avere un kit di sopravvivenza e che dobbiamo prepararci alla guerra dopo 80 anni di pace e chi dice qualcosa di diverso fatica a far passare il suo messaggio. Già durante l'emergenza Covid abbiamo compreso quanto sia potente un unico medium che diventa unico messaggio.
E oggi più che mai dobbiamo fare affidamento sul nostro spirito critico altrimenti arriveremo a gridare "La pace è guerra / la libertà è schiavitù / l’ignoranza è forza" finalmente liberi dal dover pensare autonomamente.