di Paolo Pagliaro
Sono storie di una democrazia silente ma diffusa e robusta quelle che nei giorni scorsi hanno raccontato i partecipanti al primo festival dell’amministrazione condivisa dei beni comuni, organizzato ad Assisi dall’associazione Labsus. Negli ultimi dieci anni in Italia sono stati stipulati oltre 8 mila patti di collaborazione tra amministrazione pubblica, società civile organizzata, gruppi informali e cittadini singoli. Iniziò il comune di Bologna, ora sono oltre 300 i municipi che hanno scelto di rendere istituzionale il volontariato civico, riconoscendolo e organizzandolo in contratti che non prevedono denaro.
A Torino è stato così salvato dal cemento il Pratone Parella, un ettaro di terreno ultimo testimone degli antichi pascoli cittadini. A Milano ha trovato nuovi custodi la foresta spontanea che si è sviluppata all’interno delle ex officine del Gas della Bovisa, conosciuta come La Goccia. A Trento la cura delle erbe aromatiche è diventata un’occasione per sviluppare relazioni tra persone normalmente molto distanti, a Brindisi si è creata una comunità energetica che con i profitti finanzia progetti sociali, a Livorno sono rinate le antiche Terme del Corallo, Verona ha legato i suoi 93 patti agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, a Bagnara Calabra il patto riguarda le misure di protezione civile da adottare in caso di emergenza.
Gran parte degli altri 8 mila accordi riguarda la salvaguardia del verde e dell’ambiente, oppure di piazze strade ed edifici. Ma sono in aumento i progetti di iniziative educative, di inclusione sociale, di conservazione della memoria collettiva. Beni immateriali di un paese che si vuole bene e che fa politica senza dirlo.