di Paolo Pagliaro
L’organizzazione mondiale del commercio è l’ultima vittima di Donald Trump nel suo ruolo di picconatore del diritto internazionale.
Il WTO nasce nel 1995 per garantire che il commercio nel mondo avvenga in modo equo, trasparente e prevedibile. Per questa ragione detta regole precise in materia di dazi.
La prima regola è che ciascuno dei 164 paesi aderenti deve garantire lo stesso trattamento commerciale a tutti gli altri, senza discriminazioni. Ciò impedisce che un membro applichi dazi più alti o restrizioni commerciali verso uno specifico paese.
Una seconda regola è che i beni importati devono essere trattati allo stesso modo dei beni nazionali una volta entrati nel mercato interno.
La terza regola è che i livelli dei dazi concordati al momento dell’adesione al WTO possono essere modificati solo attraverso negoziati con gli altri membri. La quarta regola è che le misure tecniche e regolamentari adottate dai governi per proteggere obiettivi legittimi (come la sicurezza nazionale, e la salute pubblica) devono essere proporzionate e non creare ostacoli ingiustificati al commercio internazionale.
Quando sorgono delle controversie è previsto che le parti cerchino di risolvere il problema attraverso consultazioni bilaterali. Se le consultazioni non hanno successo, spetta a un panel di esperti indipendenti valutare la controversia. Contro le decisioni del panel è ammesso ricorso all’organo di appello del WTO, che però non funziona perché Trump nel 2019 ha ritirato i giudici americani e Biden non li ha più rimessi.