La Resistenza si svolse spesso in luoghi appartati, lontani dalle grandi città. Furono per lo più le comunità contadine o montane ad aiutare i giovani che avevano imbracciato il fucile mettendo la loro vita a servizio della democrazia. Anche per questo il racconto delle loro azioni ha il sapore del mito. Ma i miti sono pericolosi, perché sbiadiscono nel tempo, soprattutto quando ne passa molto e i testimoni diretti vengono a mancare. Si rischia di perdere di vista quelle che furono scelte estreme ed esistenze reali, valori e ideali su cui si fondano la nostra Costituzione e la democrazia in cui viviamo ogni giorno.
Così dunque tredici autrici e autori – taccuino e macchina fotografica alla mano – sono tornati in quei luoghi, per certi versi sacri al Paese, per raccontare la storia e onorare le vicende dei partigiani in occasione dell’ottantesimo della Liberazione. “Torniamo a resistere”, curato da Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzan, pubblicato da Low Edizioni, non si propone soltanto di festeggiare un anniversario. Ma anche e soprattutto di voler contribuire, ognuno di noi con il suo pezzetto, ognuno di noi con le sue parole, a un’opera instancabile e quotidiana di manutenzione di una memoria attiva, che costituisce un eccezionale antidoto ai pericoli che sembrano oggi di nuovo incombere sull’Occidente, oltre che la pratica migliore per costruire un ponte verso le nuove generazioni.