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Se l’arte ci aiuta
a capire Trump

Se l’arte ci aiuta <br> a capire Trump

di Franco Fregni

Il fantasmagorico primo trimestre trumpiano ha riportato alla memoria di alcuni, anche oltreoceano, la stupenda canzone "Political Science" di Randy Newman, scritta nel 1972 (ascoltatela però nella più recente versione del "Songbook vol. 1").
Randy Newman è uno straordinario cantautore e compositore statunitense, celebre per le colonne sonore di alcuni film della Dreamworks. Alcuni ricorderanno anche la sua "You can leave your hat on" cantata da Joe Cocker e soprattutto ricorderanno la maniera in cui la bellissima Kim Basinger seguiva con sensuali movenze le seducenti note.
"Political Science" - la canzone, non il corso di studi - è una riuscitissima satira dello Jingoism, cioè una forma particolarmente aggressiva di nazionalismo che si adatta perfettamente all'agire di Trump, tanto che alcuni analisti Usa hanno rispolverato questo termine esoterico. Chi volesse scoprire l'etimo di Jingoism si avventurerebbe in una piccola storia del mondo di straordinario fascino.
In "Political Science" il protagonista, una sorta di Dottor Stranamore kubrickiano, ripete una serie di luoghi comuni sul rapporto tra gli Stati Uniti e il mondo - tra questi quello degli europei parassiti e scrocconi, niente di nuovo sotto il sole… - e canta nei ritornelli "Drop the big one and see what happens" (Sganciate quella grossa (di bombe atomiche…) e guardiamo cosa succede). E l'incipit sembra proprio un discorso di The Donald: "No one likes us, I don't know why, we may not be perfect, but Heaven knows we try…"
Quindi sappiamo che questo particolare modo di vedere il mondo è tradizionale per gli Stati Uniti e le reazioni di politici e analisti europei alle azioni di questi primi 90 giorni sembrano quelle di parvenu giunti sol oggi in città e non degli eredi di una cultura millenaria.
La stessa cosa vale per l'analisi delle Borse. Ogni giorno sentiamo e leggiamo di "mille e mille", come diceva l'indimenticabile e indimenticato ing. Cane, miliardi bruciati. I realtà non si brucia niente, la Borsa è come la chimica: "tutto si trasforma". E il falò dei miliardi ricorda quello della magnifica, sontuosa e tragicomica scena del rogo dei centomila rubli con cui Rogozin doveva comperare Nasta'ja Filippovna ne "L'Idiota" di Dostoevskij. Ma qui non stiamo parlando di "grandi anime russe" bensì di squallidi miliardari, poveracci nell'intimo che inseguono inutili miliardi di nessun valore e dei loro galoppini.
A questo proposito non si capisce cosa aspetta l'Ordine dei Giornalisti, se ha ancora un senso, ad intervenire nei confronti di chi continua ad utilizzare agenti di borsa come analisti. Cioè, pensateci bene, chi vende un prodotto finanziario dovrebbe spiegarci cosa sta succedendo in finanza? Si presume che l'unica salvezza sia il suo prodotto…
Quinti tanto Much Ado About Nothing? No, abbiamo capito che la vicenda dei dazi per ora si è conclusa con una normalissima speculazione finanziaria che ha permesso guadagni favolosi ai Mangiafuoco del burattino Trump, abbiamo studiato che la politica dei dazi è sempre stata utilizzata, abbiamo visto che la nostra classe politica e il mondo dei media europei sono inadeguati e impreparati a questo modo di agire e abbiamo compreso che se continuiamo ad agire sulla base della nevrosi quotidiana finiremo nella trappola che stanno preparandoci: cioè trasformarci in nazistelli rosso-bruni che andranno ad una guerricciola che durerà pochi istanti e che perderemo, poi il nostro mercato sarà spartito tra le due nazioni rappresentanti del Jingoism.
Sempre Randy Newman, nel 1999, scrisse un altro capolavoro tra storia e satira "Great Nations of Europe", dove uno spaccato della storia del mondo finiva grazie ad un piccolo insetto proveniente dall'Africa. E così sarà.

(© 9Colonne - citare la fonte)