di Paolo Pagliaro
Nella politica italiana c’è sempre più Governo e sempre meno Parlamento, c’è sempre più Europa e c’è un ruolo sempre più sbiadito e conflittuale delle Regioni. Come ogni anno, l’osservatorio sulla legislazione della Camera ci aiuta a capire – numeri alla mano – qual è lo stato di salute delle nostre istituzioni, come funzionano i meccanismi decisionali, chi acquista potere e chi ne perde. Il primo dato è che il 39 per cento delle leggi approvate in questa legislatura sono decreti del governo; erano il 34 per cento nella scorsa legislatura, quando però il frequente ricorso ai decreti era giustificato dall’emergenza covid. In 6 casi su 10 per ottenere il via libera il governo Meloni ha posto la fiducia, il che un po’ stride con il fatto che il centrodestra dispone di una maggioranza blindata sia alla Camera che al Senato. Delle 180 leggi ordinarie approvate, solo 45 sono di iniziativa parlamentare.
Di fronte a tanta bulimia governativa è intervenuta la Corte Costituzionale per ricordare che il ruolo propulsore dell’indirizzo politico assunto dal Governo “non può giustificare lo svuotamento del ruolo politico e legislativo del Parlamento che resta la sede della rappresentanza della Nazione”. Il rapporto dell’Osservatorio dice anche che diventa invece sempre più importante il ruolo dell’Unione Europea e delle sue norme. Il numero di atti legislativi dell’Unione esaminati da Camera e Senato è più che raddoppiato, sono raddoppiate anche le sedute dell’Assemblea dedicate a temi europei e sono triplicate le audizioni. Un fenomeno analogo si registra anche negli altri paesi e questa è una buona notizia per chi auspica una maggiore integrazione.
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