ROSA TERUZZI, “LA GIOSTRA DELLE SPIE”
Rosa Teruzzi torna in libreria dal 29 aprile con “La giostra delle spie” (Marsilio) con una nuova avventura per le amatissime Miss Marple del Giambellino: chi starà tramando nell’ombra per sbarazzarsi di Libera? Nelle nebbie della notte di Ognissanti, una misteriosa figura ordisce un piano per eliminare definitivamente Libera, la fioraia -detective del Giambellino, dopo averla avvelenata con un mazzo di rose all’aconitina. Tra sé e sé si è data un soprannome – l’Ombra – e il suo mantra è una canzone di Battisti. Nel chiuso del casello ferroviario in cui abita, Libera dovrà affrontarla ad armi spuntate, costretta ad agire in gran segreto da una PM che osteggia le sue indagini dilettantesche e forse insidia la relazione con il fascinoso commissario Gabriele. Al suo fianco, però, ci saranno i complici di sempre – l’eccentrica madre Iole, la giornalista Irene e il burbero capocronista Cagnaccio –, una squadra affiatata a cui si uniscono due nuovi, bizzarri elementi: un ex rapinatore e amante di Iole e un fotografo dalla fama di uomo invisibile. In una Milano battuta dalla pioggia e sferzata dal vento, dove tutti spiano tutti, tra tentati omicidi e depistaggi, l’Ombra darà loro filo da torcere, mentre Libera – finita anche agli arresti domiciliari – dovrà fare i conti con le incertezze che le attanagliano il cuore. Rosa Teruzzi (1965) vive e lavora a Milano. Esperta di cronaca nera, è caporedattore della trasmissione televisiva Quarto grado (Retequattro). Oltre ai libri che compongono la serie I delitti del casello, pubblicata da Sonzogno (La sposa scomparsa, La fioraia del Giambellino, Non si uccide per amore, Ultimo tango all’Ortica, La memoria del lago, Ombre sul Naviglio, Gli amanti di Brera, Il valzer dei traditori e La ballata dei padri infedeli), ha scritto diversi racconti e tre romanzi. (Roc)
“IL NERO DEI GIORNI”, STORIA DEL GIUDICE AMATO
Dopo il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, Roma è sconvolta dalla violenza politica. I Nar, i Nuclei armati rivoluzionari di Mambro e Fioravanti, espressione della galassia neofascista, si distinguono per l’efferatezza delle loro azioni e per i collegamenti con i servizi segreti e la banda della Magliana. A indagare su di loro è un magistrato, Mario Amato. Solo e isolato, verrà ucciso, perché aveva intuito molte verità scomode. Una storia che viene ricostruita in “Il nero dei giorni. Storia del giudice Amato, delle sue indagini e del suo omicidio” di Mario Di Vito (Laterza). Roma, 23 giugno 1980. Il sostituto procuratore Mario Amato sta aspettando sotto casa sua l’autobus che dovrebbe portarlo al lavoro, in tribunale. La macchina è rotta, la scorta non è disponibile e lui non può fare altro che servirsi dei mezzi pubblici. All’improvviso un ragazzo si avvicina a lui, gli punta una pistola alla testa e apre il fuoco. Amato muore così, in mezzo alla strada, da solo. A sparare è stato Gilberto Cavallini, mentre il suo complice, il giovanissimo Luigi Ciavardini, lo attende a bordo di una moto. I due fanno parte dei Nuclei armati rivoluzionari, la formazione terroristica di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che sta mettendo a ferro e fuoco Roma tra omicidi efferati, rapine e loschi traffici. Su queste vicende Amato stava indagando, intuendo quella che lui stesso definì “una verità d’assieme”. In procura però era isolato, i suoi capi lo ignoravano e alcuni colleghi addirittura cercavano di delegittimarlo e di sabotare il suo lavoro. Mettendo insieme la biografia di questo sostituto procuratore e la storia delle sue indagini, andate avanti anche dopo la sua morte, il libro segue il percorso del filo che collega la lotta armata nera degli anni ’70 ai giorni nostri, tra personaggi ricorrenti, legami indissolubili e uno spirito che continua ad abitare le istituzioni ai suoi livelli più alti. Mario Di Vito è cronista giudiziario de “il manifesto”. Per Laterza è autore di Colpirne uno. Ritratto di famiglia con Brigate Rosse (2022) e La pista anarchica. Dai pacchi bomba al caso Cospito (2023).
STEFANO GALLO RACCONTA IL PRIMO MAGGIO
La Festa internazionale dei lavoratori, istituita a Parigi nel 1889 in ricordo della rivolta di Haymarket e della lotta per una giornata lavorativa di 8 ore, si diffonde rapidamente come simbolo di resistenza. Nel tempo viene riconosciuta ufficialmente da numerosi Stati e anche dalla Chiesa cattolica, che la trasforma in una ricorrenza liturgica. Con il XX secolo, il carattere sovversivo della festività pare attenuarsi, specialmente nei paesi post-industriali. Oggi, nelle sue molte declinazioni, il lavoro non sparisce nelle società avanzate ma si concentra nei servizi. Ed è proprio nei servizi che, per molte ragioni, la celebrazione di questa festa risulta spesso difficile. Un libro, “Primo maggio” di Stefano Gallo (Il Mulino), per comprendere il significato profondo di questa giornata e del lavoro oggi, nelle sue forme e nelle sue tante precarietà. Stefano Gallo, primo ricercatore ISMed-CNR, insegna Storia delle migrazioni nell’Università di Pisa. Tra i suoi libri ricordiamo: «Senza attraversare le frontiere. Le migrazioni interne dall’Unità a oggi» (Laterza, 2012) e, con il Mulino, «La residenza contesa. Rapporto 2022 sulle migrazioni interne in Italia» (con M. Colucci e E. Gargiulo, 2023) e «Storia del lavoro nell’Italia contemporanea» (con F. Loreto, 2023).
DARIA GALATERIA, ATLANTE DEGLI ARTISTI IN AFFARI
Henry Miller, ingaggiato in California per un romanzo pornografico. Françoise Sagan in Costa Azzurra e l’amicizia con Mitterrand. Katherine Mansfield e la pensione in Baviera che le ispirò il debutto letterario. Gauguin vecchio nelle Isole Marchesi. Il giallo del viaggio di Simenon a Kirkenes, vicino a Capo Nord. La spia Philby, l’amico di Graham Greene, a Beirut. L’apprendistato di Céline a Londra, tra music hall e prostituzione. Philip Roth a una festa sulla spiaggia «al coperto, in febbraio». Orwell a Barcellona nel ’37. L’inventore della bomba Oppenheimer fa un campeggio giovanile a Los Alamos. Groucho Marx a Hollywood e il caso Casablanca… Nel saggio “Atlante degli artisti in affari” (Sellerio), la prosa elegante e naturale come una bella conversazione di Daria Galateria fissa in un fermo immagine personalità eminenti delle lettere, delle arti e della storia, e le ritrae in viaggio per affari, nei luoghi d’occasione ma fatali, e nelle singolarità di tempo in cui un attimo, trascorso, per motivi professionali, fuori luogo, può coincidere con il destino intero di una vita. Una sterminata erudizione sul personaggio capace di sorprenderlo di fronte alle ironie delle circostanze. In un primo capitolo, come un’introduzione a queste preziose rievocazioni, Daria Galateria spiega come, oltre il Grand Tour del Settecento e prima dell’odierno turismo di massa, il viaggio è stato, nelle memorie di grandi scrittori otto-novecenteschi, un «viaggio di lavoro». Daria Galateria (Roma, 1950) insegna Lingua e Letteratura francese nell’Università di Roma «La Sapienza». Ha scritto André Breton (Milano, 1977) e ha curato la prima edizione commentata della Ricerca del tempo perduto di Proust, di cui ha pure pubblicato i primi quaderni preparatori (1988). Si è occupata di Buffon, di Jean Giono e di Paul Morand. Per questa casa editrice ha curato numerosi volumi, tra cui Madame de Duras, Il segreto (1988), Charlotte Robespierre, Memorie sui miei fratelli (1989), Nicolas-Edmé Restif de la Bretonne, Lettera a una scimmia (1995), Raymond Radiguet, Il ballo del conte d’Orgel – e ha pubblicato Parigi 1789 (1989), Il tè a Port-Royal (1995), Fughe dal Re Sole. Memorie di cortigiani riluttanti (1996), Entre nous (2002), Mestieri di scrittori (2007), Scritti galeotti. Narratori in catene dal Settecento a oggi (2012), L'etichetta alla corte di Versailles. Dizionario dei privilegi nell’età del Re Sole (2016) e Atlante degli artisti in affari (2025). (Roc)
(© 9Colonne - citare la fonte)