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Musica, Simona Salis: Aprirsi al mondo restando fedeli alle radici

Musica, Simona Salis: Aprirsi al mondo restando fedeli alle radici

Da venerdì 23 maggio è disponibile in digitale “S’anima”, il nuovo album della cantautrice sarda Simona Salis che racconta le sfaccettature dell’anima attraverso l’intensa lingua sarda campidanese.

Quella di Salis è una voce capace di attraversare confini e tempi, di unire radici profonde a orizzonti lontani.

Nata a Cagliari, Salis ha costruito un percorso artistico profondo, che affonda saldamente le sue radici nella cultura sarda, ma con un respiro internazionale e aperto al mondo. Dopo aver studiato Storia della Musica e dello Spettacolo all’Università di Siena e vissuto in città come Londra e Milano, oggi risiede a Varese dove ha fondato la scuola di musica “Bips School” insieme al marito Ivan Ciccarelli. Nel suo lavoro artistico, Simona è da sempre un ponte tra tradizione e innovazione, un’artista capace di raccontare storie antiche con un linguaggio contemporaneo.

Il suo nuovo album, “S’anima”, uscito proprio in questi giorni, è la naturale evoluzione di questo percorso: «Sono entusiasta per l’uscita del mio nuovo album — racconta — musicalmente riprendo un po’ i contenuti dei miei primi lavori, ma questa volta con un respiro più internazionale. Ho voluto utilizzare diverse lingue, alcune che ho approfondito vivendo all’estero e che mi risuonavano particolarmente. Per esempio, in “Your voice” ho mischiato il campidanese all’inglese, con sonorità molto celtiche e irlandesi; nel singolo “Mon Amour” canto in francese, la lingua dell’amore; e poi c’è “Mañana” con un’incursione in spagnolo, molto ottimista e propositivo, che ispira un modo di vivere leggero».

Questa fusione linguistica non è solo un elemento musicale, ma un vero e proprio veicolo per mantenere viva l’identità culturale: «Per noi isolani — spiega — c’è sempre questo desiderio di scoprire cosa c’è al di là del mare, ma le radici restano ben salde. È fondamentale viaggiare, confrontarsi con culture diverse, senza mai perdere il proprio legame con la terra d’origine. La musica diventa così un ponte prezioso per rinnovare continuamente le proprie radici e aprirsi al mondo». La lingua sarda campidanese occupa un posto speciale nel cuore e nella musica di Simona: «È la lingua che mi ha cresciuta. Ricordo mia nonna che parlava in campidanese e quella poesia, quella magia della lingua che non pensavo di avere, è venuta fuori quasi per caso, come da un vaso di Pandora. Da allora non ho mai smesso di cantare in campidanese, perché è un fluido che scorre dentro di me». E la sua musica è anche un prezioso strumento per preservare e valorizzare questa lingua e la cultura che essa racchiude: «Mi hanno spesso definita una cantastorie moderna — racconta — soprattutto nel disco in cui raccontavo miti e leggende della Sardegna. Ho creato brani ad hoc per ogni leggenda, facendo un lungo lavoro di ricerca per mantenere viva questa tradizione ricca di miti. È un dovere perpetuare questa linea nel tempo, attualizzandola, perché gli archetipi tradizionali continuano a riflettere i comportamenti della società, anche se in modo diverso da centinaia di anni fa».

Nel brano “Sono stata”, realizzato in duetto con Antonella Ruggiero, Simona affronta il tema dell’identità come processo fluido e in evoluzione: «Il pezzo è nato dalla poesia di Mariangela Gualtieri “Sono stata una ragazza nel roseto”, che parla di tutte le vite che siamo stati e delle esperienze che ci formano. Ho riflettuto molto su questo tema, sul fatto che il nostro DNA porta con sé il bagaglio culturale dei nostri avi, che dialoga con la nostra anima. Racconto immagini di donne forti, vite violente o abbandonate, storie di resilienza che sento profondamente mie».

Il legame emotivo che la musica di Simona crea con il suo pubblico va ben oltre la lingua: «Ho ascoltatori in Australia e Tasmania con origini sarde che mi dicono: “Non capisco le parole, ma questo suono mi riporta a qualcosa che conosco, qualcosa di familiare che mi fa sentire al sicuro”. La comunicazione non si limita al significato delle parole, ma passa attraverso le sonorità e la pronuncia del sardo, che trasmettono un richiamo profondo a uno stato primordiale, a una terra lontana e condivisa da tutti».

Guardando al futuro, Simona è impegnata in un nuovo progetto artistico che proseguirà il suo percorso di esplorazione dei temi femminili: «Sto lavorando a un concept che approfondisce il mondo della donna, con le sue fragilità ma anche la sua forza. Come sempre, sarà un viaggio intenso e focalizzato». (BIG ITALY PO Sof)

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