A “proteggersi” dai raggi solari la Terra ci pensa da sola, compensando – in parte – le azioni compiute dall’uomo. Uno studio pubblicato su Nature, a cui ha partecipato Giovanni Forzieri, docente di Sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici dell’Università di Firenze, ha rivelato come la superficie terrestre abbia incrementato l’albedo, ossia stia riflettendo una quantità maggiore di radiazione solare rispetto al passato. Questo fenomeno risulta determinante in ambito climatico perché aiuta a contenere gli effetti del riscaldamento globale provocati dalle attività umane. La ricerca è stata condotta dall’Università Normale di Pechino e ha analizzato dati satellitari dal 2001 al 2020. I risultati mostrano che l’albedo superficiale delle aree senza neve ha registrato un incremento del 2,2%, portando a una diminuzione dell’energia solare assorbita dal pianeta. In pratica, la Terra riflette più luce verso lo spazio e trattiene meno calore. “Questo cambiamento ha avuto un impatto importante: ha compensato circa il 60% del riscaldamento causato dalle emissioni di CO₂ antropogeniche” spiega Forzieri, che ha partecipato allo studio contribuendo allo sviluppo del modello e all’interpretazione e discussione dei risultati. “Secondo gli scienziati, l’aumento dell’albedo dipende in gran parte dal cambiamento degli ecosistemi, che stanno ‘contrastando’ autonomamente la sua riduzione legata allo scioglimento di ghiacciai e neve”. L’effetto di raffreddamento dovuto all’aumento dell’albedo proviene principalmente da aree terrestri che non hanno subito disboscamento o riduzione della vegetazione a copertura del suolo. L’incremento di riflettanza solare è legato soprattutto a cambiamenti ecologici graduali, come la riduzione di densità di vegetazione e la variazione nella quantità di materiale vegetale non fotosintetico. La riduzione di albedo, connessa allo scioglimento di ghiacci e coperture nevose – sebbene significativa – è stata compensata dagli aumenti di albedo nelle regioni tropicali e temperate.
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