“L'Europa deve agire sempre di più e tutta insieme. Guai se i Paesi del nostro continente continuassero a muoversi in maniera separata e non in un'ottica comunitaria. Ricordiamoci sempre che cosa accadde in Libia con la cacciata di Gheddafi. Tutte le rivalità tra i Paesi europei ci hanno portato a contare di meno e non di più in quell'area. Dobbiamo mettere in campo un autentico e forte ‘sovranismo europeo’ che è la garanzia per tutti gli interessi dei Paesi Ue. La guerra in Iran deve spingerci a questo salto di qualità. Se non lo facciamo, compiamo un grande errore politico che pagheremo a caro prezzo”. Lo afferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in una intervista al Messaggero. “Ci sono gli Stati europei e non c'è ancora l'Europa in politica estera – aggiunge il vicepremier -. Deve rafforzarsi il coordinamento degli europei sul piano della sicurezza così come è stato fatto per i dazi. L'azione italiana con l'amministrazione Usa è sempre stata finalizzata a sostenere, sulle tariffe, una politica comune europea e a mettere a disposizione dell'Europa le risorse diplomatiche italiane e il nostro buon rapporto con la Casa Bianca. Questo nostro approccio è stato capito: anche nella politica di sicurezza tutti, per la de-escalation, devono lavorare con questo spirito di collaborazione costante”. Trump sta per intervenire direttamente contro l'Iran… “E’ difficile interpretare il pensiero di Trump. Cambia spesso posizione. E bisogna valutare le sue decisioni quando le prende davvero. La linea del G7 è comunque che si ritorni a trattare tra Stati Uniti e Iran sul nucleare. Oggi sembra impossibile, ma quel tavolo mediato dall'Oman, che l'Italia sostiene fino in fondo, è l'unico luogo dove possiamo riprendere un confronto diplomatico. Ma è l'Iran che deve essere pronto a tornare al negoziato. Con un obiettivo chiaro: Teheran non può pretendere di avere la bomba”. Se l'America si getta nella guerra, c'è il pericolo che il terrorismo fondamentalista impazzi in Europa e in Italia? “Il rischio terrorismo c'è sempre. L'Italia, per evitarlo, sta facendo la sua parte con il lavoro certosino dell'intelligence, delle forze dell'ordine. L'Italia è pronta a fare la sua parte a tutti i livelli, quello della sicurezza per i propri cittadini e quello più generale per favorire la de-escalation. È giunto il momento di fermarsi e lasciare che sia la diplomazia a parlare, non le armi”. (19 giu - red)
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