Si è svolta ieri, presso la Sala Stampa di Palazzo Chigi, la conferenza stampa organizzata dall’Istat per presentare i dati 2023 su “Bullismo e cyberbullismo nei rapporti tra i ragazzi”. L’incontro si inserisce nel quadro del decreto legislativo approvato lo scorso 4 giugno, che affida all’Istituto nazionale di statistica il compito di condurre un’indagine biennale sul fenomeno, i cui risultati dovranno essere trasmessi al Parlamento. Alla conferenza stampa sono intervenuti, tra gli altri, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella e il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Secondo l’indagine Istat, nel 2023 il 68,5% dei ragazzi tra 11 e 19 anni ha subìto almeno un comportamento offensivo, non rispettoso e/o violento, online o di persona. Il 21% riferisce episodi con cadenza più volte al mese (bullismo continuativo), mentre l’8% li subisce più volte a settimana. Il fenomeno colpisce maggiormente gli 11–13enni (23,7%) rispetto ai 14–19enni (19,8%), e in modo simile maschi (21,5%) e femmine (20,5%). Più diffuso nel Nord (71%) rispetto al Mezzogiorno (66,5%), il bullismo si manifesta soprattutto attraverso offese e insulti (16% tra i maschi, 12,3% tra le femmine) e, nel caso delle ragazze, con episodi di esclusione (oltre il 12%). Il 7,8% dei giovani subisce cyberbullismo con frequenza mensile, con incidenza maggiore tra i maschi (8,9%) rispetto alle femmine (6,6%).
Particolarmente colpiti anche i ragazzi stranieri: tra i giovani rumeni e ucraini, la percentuale di vittime abituali supera il 27%. Durante il suo intervento, la ministra Eugenia Roccella ha sottolineato con forza il ruolo educativo della famiglia: “Quello che emerge anche da questa ricerca dell’Istat è che, alla fine, si torna sempre alla famiglia, si torna sempre all’emergenza educativa”. Roccella ha evidenziato la funzione protettiva delle reti parentali, specie nel Mezzogiorno: “È significativo che al Sud ci sia meno bullismo: probabilmente perché resistono ancora le reti parentali. Sono loro a costituire il primo momento di confronto, senza però quella durezza che c’è quando si esce nel mare aperto dei rapporti”. Ha quindi ribadito l’importanza di non scaricare tutte le responsabilità educative sulla scuola: “Noi non vogliamo sottrarre competenze alla famiglia. È fondamentale un’alleanza scuola-famiglia, non un trasferimento di responsabilità”. Nel suo intervento, la ministra ha anche ricordato il rafforzamento dei Centri per la famiglia: “Vogliamo farli diventare una sorta di CAF per la famiglia: centri che non solo forniscono servizi, ma anche informazioni”. Inoltre, ha rivendicato gli interventi dell’esecutivo: “Nel 2024, l’Ufficio parlamentare di bilancio ha certificato 16 miliardi di benefici, diretti e indiretti, per la famiglia”. Ha poi annunciato l’approvazione della legge che istituisce la Giornata contro il body shaming: “Anche quella è una forma di bullismo, una forma di egoismo molto pesante per le giovani generazioni, in particolare per le donne”.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha incentrato il suo intervento sulle politiche scolastiche attuate dal suo dicastero: “Abbiamo messo al centro della scuola la cultura del rispetto. Non è un caso che abbiamo proposto ai giovani, all’esame di Stato, una traccia sul rispetto: è stata tra le più scelte”. Valditara ha ricordato l’introduzione del rispetto come tema trasversale nei programmi scolastici di educazione civica e ha anche citato i risultati dell’indagine ministeriale sull’educazione al rispetto: “Il 96,7% delle scuole superiori ha attivato corsi per il rispetto delle donne. In alcune regioni del Sud si sfiora il 100%. E quasi il 70% degli studenti mostra cambiamenti positivi nei comportamenti”. Sul fronte delle politiche attive, ha evidenziato: “Il Consiglio di Stato ha dato parere positivo alle nuove regole sulla condotta: la sospensione non sarà più tempo a casa, ma tempo educativo, attività di cittadinanza solidale”. Il ministro ha poi annunciato azioni concrete per il contrasto al cyberbullismo: “Abbiamo distribuito 2 milioni di euro alle scuole per il fondo permanente contro il cyberbullismo. E stiamo formando i docenti”. Ha anche sottolineato l’importanza del peer tutoring, metodo educativo basato sull’approccio cooperativo all’apprendimento: “I ragazzi che raccontano le loro esperienze sono un veicolo formidabile. Il docente deve essere mediatore e guida”. Infine, ha ricordato l’esistenza di un disegno di legge per regolare l’uso dei social tra i minori: “C’è un disegno di legge per limitare ai minori di 15 anni l’uso dei social. Perché sappiamo quanto il cyberbullismo sia legato a questi strumenti”. (27 giu - red)
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