Sulle riforme costituzionali "noi riteniamo che l'unico sistema che abbia qualche plausibilità di funzionare è quello, ispirandosi all'assemblea costituente, di avere un'assemblea eletta, in un'elezione popolare, con un sistema proporzionale, di 100 membri, che abbia l'incarico precipuo di discutere tutta la seconda parte della Costituzione, fermando ogni processo di riforma costituzionale". Così il leader di Azione, Carlo Calenda, che ha presentato il progetto in una conferenza stampa al Senato con la Fondazione Luigi Einaudi. Un progetto che prevede di istituire un’assemblea costituente con il compito di approvare una riforma organica della Parte Seconda della Costituzione, attraverso una singola legge costituzionale, approvata in deroga all’articolo 138. "La nostra convinzione non da oggi - aggiunge - è che non ci sarà, a parte la separazione delle carriere, anche in questa legislatura alcuna riforma costituzionale. Non ci sarà perché tutto il processo di discussione della riforma costituzionale finisce inevitabilmente per essere preda di logiche politiche e contingenti, come è stata la riforma di Renzi, che pure era largamente popolare e anche approvata in modo trasversale e che poi finì come voi sapete. E l'altro elemento sostanziale, che noi ripetiamo come un mantra, è che oggi il 36% degli italiani ritiene il sistema democratico incapace di attuare qualsiasi cosa, un sistema che non riesce a produrre risultati. Da questi due elementi nasce un pericolo gigantesco per la democrazia: da un lato abbiamo un sistema nella seconda parte della Costituzione largamente disfunzionale, dall'altro non riusciamo a cambiarlo in nessun modo" sostiene il senatore. "Gli eletti a questa assemblea - aggiunge Calenda - avrebbero per ovvie ragioni una incompatibilità ad essere candidati nelle liste dei partiti nell'elezione politica successiva, in questo modo il vantaggio del singolo parlamentare costituente eletto diventa portare a casa la nuova Costituzione, indipendentemente dalle dinamiche politiche contingenti. Inoltre, alla fine di questo processo, che è un processo a tempo di un anno estendibile per sei mesi, si svolge un referendum confermativo, senza quorum, che consente il passaggio del voto popolare". "Credo - sottolinea il leader di Azione - che sia responsabilità di tutte le forze politiche prendere atto di questa situazione, cioè della impossibilità di continuare in questo modo". "Abbiamo idee diverse, ma la discussione oggi non è sul cosa ma sul metodo per raggiungerlo: chiederò a tutte le forze politiche, a cui ho già mandato questo ddl, un incontro per illustrarlo, perché ritengo sia indispensabile responsabilizzarle. Le modifiche costituzionali non possono in alcun modo oggetto di una discussione contingente ma devono essere oggetto di una discussione strutturata, mentre noi facciamo questo Camera e Senato sono impegnate in discussioni surreali" conclude Calenda. “Non è più possibile continuare a sbrindellare la Costituzione un pezzo alla volta senza mettere mano a una sua riforma organica. Basta con gli interventi spot. In ogni legislatura c’è sempre qualcuno che propone nuove modifiche - pensiamo al premierato, al monocameralismo o alla modifica del quorum per i referendum - ma il risultato è quasi sempre lo stesso: il parlamento non è in grado di procedere” ha detto il presidente della Fondazione Einaudi, Giuseppe Benedetto, intervenendo al Senato durante la conferenza stampa. (Roc)