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direttore Paolo Pagliaro

LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE 2054

di Gianluca Cordella

Anche io, come altre decine di migliaia di persone, ho visto il video di Casaleggio sul futuro della politica e la prima emozione che si è fatta largo è stata un’angosciosa speranza di estinguermi molto prima del 14 agosto 2054, data che dovrebbe segnare la nascita di Gaia e del Nuovo Ordine Mondiale. Sarà, ma riesco ancora a rabbrividire con obsoleta dignità di fronte all’ipotesi di esistere solo se Earthlink dirà che io esisto.


Comunque, la realtà è che il MoVimento 5 Stelle ha fatto scintille alle elezioni e che Grillo ha detto al Time di puntare al 100% dei parlamentari. Uno scenario iperbolico che segnerebbe il radicamento definitivo di un certo modo di vedere il mondo. Ora: di questi tempi si fa un gran parlare di scenari politici futuri, di mutamenti sociali in corso, di ripercussioni sulle economie mondiali. E ognuno dice la sua. Ma cosa succederà quando il Pensiero 5 Stelle si sarà esteso anche allo sport? Nessuno se ne preoccupa. Io sì, perché quando Grillo usa la metafora del gol con la mano e delle regole da rispettare, capisco che loro seguono anche lo sport e, prima o poi, riformeranno quel sistema così imperfetto che riempie le giornate di svariati esseri umani, tra cui il sottoscritto. Il ritratto del Nuovo Ordine Mondiale sportivo è devastante.


Si comincerà ovviamente dal calcio, che sarà riformato su base partecipativa. Vengono aboliti i club: al campionato di serie A partecipano solo squadre formate da cittadini. In sostanza, durante la settimana, sul blog del movimento si vota per scegliere i capitani delle due squadre che si sfidano in ogni città. Quindi ci si ritrova tutti al campo e i capitani, dopo un sorteggio, iniziano a scegliere i componenti della propria squadra, uno a testa per volta, rispettando la regola dell’alternanza. Inevitabili limiti di posti in squadra fanno sì che molti giocatori, rivivendo l’incubo adolescenziale dell’esclusione, lascino per sempre il mondo del pallone. Insomma, il calcio diventa partecipativo. Non ci sono più diritti tv: tutti possono trasmettere tutto e comunque le gare sono anche in streaming su internet. Se non puoi andare allo stadio puoi richiedere il servizio “Tutti in cam(po)”: uno steward va in curva al posto tuo e reggendo una webcam ti regala la stessa visione del match che avresti avuto andando allo stadio. Gli steward potrebbero essere gli operai ricollocati dopo la chiusura dei cantieri delle grandi opere. O i parlamentari colpiti dai tagli. Ad ogni modo, la partita si svolge in un clima di correttezza totale al punto che non esistono più gli arbitri, se non quelli di porta: per salvaguardare l’ambiente, infatti, in luogo delle porte tradizionali in acciaio, vengono impilati dei cappotti di proprietà dei partecipanti al match. Agli arbitri spetta, dunque, solo il ruolo di esprimersi sui gol. Nei casi di particolare incertezza, la partita si ferma e si chiede agli spettatori da casa di esprimersi in Rete. Oltre alle regole, cambia profondamente anche il contorno. Spariscono le divise come le intendiamo ai giorni nostri: i tessuti tecnici sono inquinanti e spesso le maglie sono cucite da minori o da lavoratori non in regola. Si torna alla divisa di lanetta realizzata a mano da pastori boliviani, con il numero di pezza cucito sulla schiena. Bandito anche l’inno della Champions per le gare internazionali, in luogo di una musichina anonima con la licenza Creative Commons. Tutte le trasmissione sportive vengono affidate a Bruno Pizzul che, non utilizzando lacca e cosmetici, ha un minore impatto ambientale rispetto a Paola Ferrari e Ilaria D’Amico. Per ridurre l’inquinamento acustico delle telecronache, vengono invece banditi Sandro Piccinini e Fabio Caressa. I giornali sportivi chiudono per noia e di conseguenza sparisce il Fantacalcio. Gli album Panini diventano di 10.864 pagine perché devono avere le figurine di tutti quelli che abbiano giocato anche solo una partita su scala nazionale. Il principio della redistribuzione del reddito, applicato anche ai più piccoli, fa sì che tutti i bambini debbano avere lo stesso numero di doppioni: in base al principio “ognuna vale uno”, viene bandita la regola secondo cui la figurina laminata con lo scudetto dello squadra vale due figurine normali.


Se il calcio se la passa così e così, va molto peggio ad altri sport. Il golf e il tennis sono giudicati troppo elitari e, per questo, muoiono dopo lenta agonia. Nei vecchi circoli vengono bruciate le biografie di Agassi. Formula Uno e MotoGp resistono, ma i mezzi alimentati con i carburanti tradizionali vengono rimpiazzati da vetture e moto elettriche. La durata delle gare viene dimezzata dopo la constatazione che la sosta di mezz’ora ai box per i rifornimenti mal si sposa con lo spettacolo. Le regole della pallavolo sono sostituite con quelle dello “schiaccia sette” (che garantisce maggiore partecipazione). Salvata la boxe, un po’ a sorpresa: l’unica innovazione consiste nel fatto che i pugili non si sfidano sul ring ma alla Wii.


Qualche piccola gioia comunque c’è. Il rugby, ad esempio, resta così com’è dopo un referendum in Rete. Il quesito era: “siete disposti a usare le maniere forti con un gallese di 130 chili o preferite che continui a farlo Castrogiovanni?”. Anche l’atletica si salva. Per dare un segnale di discontinuità con il passato, però, viene proibito l’applauso ritmato del pubblico. Il nuoto – storicamente – fa bene e, per questo, diventa sport nazionale. E poi c’è il ciclismo che avrebbe le carte in regola per sopravvivere se non ci fosse quel problemino del doping. Si cerca di aggirarlo, aiutando i corridori in modo naturale: i ciclisti – per legge – dovranno essere alimentati a pannelli solari. (14 mar)

(© 9Colonne - citare la fonte)