Philadelphia - Tutti ricordano le “macchine volanti” progettate dal genio rinascimentale di Leonardo da Vinci. Molti sanno che il primo Paese ad aver messo in orbita un satellite fu l’Unione Sovietica nel 1957 con lo Sputnik, seguita l’anno dopo dagli Stati Uniti con l’Explorer. Pochi, tuttavia, sono a conoscenza del fatto che la conquista del terzo posto (il primo per quanto riguarda l’Europa occidentale) nella corsa allo spazio degli anni Sessanta sia stata italiana. Nel dicembre 1964, a due anni dalla firma di un apposito accordo di cooperazione spaziale tra Italia e Stati Uniti, dalla base americana di Wallop Island, in Virginia, un gruppo di ingegneri italiani guidati da Luigi Broglio lanciava nello spazio il satellite “San Marco 1” utilizzando il vettore “Scout” fornito dagli Stati Uniti. Il programma spaziale italiano aveva così inizio. In occasione dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti il consolato generale d’Italia a Filadelfia organizza una conferenza - moderata dalla anchorwoman di 6Abc Alicia Vitarelli - per celebrare 50 anni di stretta collaborazione tecnologica e scientifica in campo spaziale e aerospaziale tra Italia e Stati Uniti.
Nella prestigiosa cornice del “College of Engineering” della Drexel University, gli astronauti Roberto Vittori e Christopher Ferguson - dopo aver lavorato insieme in occasione di numerose missioni spaziali - condivideranno con docenti, ricercatori e studenti i propri percorsi professionali illustrando anche le possibili opportunità di carriera nel settore. L’evento sarà aperto dal “keynote speech” di William Hunt, ceo di Agusta Westland Philadelphia. Filadelfia ospita infatti uno dei principali impianti produttivi dell’azienda del gruppo Finmeccanica (con 17,3 miliardi di euro di ricavi e 17,4 miliardi di euro di ordini nel 2011, il primo gruppo industriale italiano nel settore delle alte tecnologie e tra i primi dieci player mondiali nel settore dell’aerospazio e della difesa). (9colonne)
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