Tre quarti dei disturbi mentali che durano tutta la vita, insorgono prima dei 24 anni. Si stima che a livello globale più di un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni conviva con un disturbo mentale diagnosticato. Uno studio di Lancet prevede, in vista del 2030, un peggioramento nel benessere psicologico di ragazze e ragazzi. 42 milioni gli anni di vita in salute che potrebbero essere persi dagli adolescenti nel mondo nel 2030 per disturbi mentali o suicidio (2 milioni in più rispetto al 2015). Lo sostiene un focus realizzato dalla Fondazione Openpolis, insieme all’l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Dopo la pandemia, il benessere psicologico di giovani e adolescenti è diventato un argomento frequente nel dibattito pubblico, ricorda il report che punta il dito contro “una retorica emergenziale diffusa che tende a descrivere i giovani in modo semplicistico, spesso ignorando la loro reale condizione” e “la carenza di dati in grado di descrivere in modo sistematico un fenomeno complesso e multifattoriale come quello dei disturbi mentali”. In generale le ricerche evidenziano una crescita degli adolescenti che non incontrano i loro amici fuori da scuola, la cui percentuale si stima potrebbe essere quasi raddoppiata dopo la pandemia. Spicca il fenomeno del ritiro sociale definito come hikikomori, l’isolamento fisico nella propria casa che riguarda principalmente, ma non esclusivamente, adolescenti e giovani. “Per avere una visione d’insieme, uno strumento utile è l’indice di salute mentale utilizzato da Istat nell’ambito delle analisi sul benessere equo e sostenibile – si legge nel report della Fondazione Openpolis -. Si tratta di una misura di disagio psicologico ottenuta attraverso una sintesi delle quattro dimensioni principali della salute mentale: ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico. L’indice varia tra 0 e 100: più è elevato, migliori sono le condizioni psicologiche. Utilizzando questo strumento, emerge che dopo l’inizio della pandemia è proprio tra i più giovani (fascia 14-19 anni) che si è riscontrato il peggioramento più consistente dell’indice di salute mentale. Tra 2020 e 2021 questo è passato da 73,9 a 70,3, un calo di oltre 3 punti in un anno. L’indice di salute mentale è una misura di disagio psicologico (psychological distress) ottenuta dalla sintesi dei punteggi totalizzati da ciascun individuo di 14 anni e più a 5 quesiti estratti dal questionario Sf36 (36-Item Short Form Survey). I quesiti fanno riferimento alle quattro dimensioni principali della salute mentale (ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico). L’indice varia tra 0 e 100, con migliori condizioni di benessere psicologico al crescere del valore dell’indice. Da allora, si è registrato un miglioramento nel 2022, seguito da un nuovo peggioramento nel 2023 (anno in cui si è attestato a 71). Nel 2024 l’indice di salute mentale è tornato a 71,8. Un miglioramento, ma ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici. Se la salute mentale di alcuni adolescenti resta critica non è una questione di ordine esclusivamente sanitario. Nell’ambito dell’ultima ricerca della commissione sul benessere degli adolescenti di Lancet è stata chiaramente messa in evidenza l’influenza della salute mentale su tutti gli aspetti salienti per la vita di una persona che sta diventando adulta. Dal modo in cui si affrontano norme e strutture sociali ai risultati scolastici, dal passaggio al mondo del lavoro alle relazioni familiari e intime, dalle dipendenze all’esposizione e perpetrazione di violenze e bullismo. Nell’immediato, a risentirne sono soprattutto le relazioni sociali, il rendimento a scuola, la qualità nell’uso delle tecnologie e delle interazioni in ambiente digitale. I ricercatori aggiungono però come vi sia crescente consenso in letteratura sul fatto la salute mentale nell’adolescenza sia anche un precursore di un’ampia gamma di esiti nel corso della vita adulta. Attraverso una revisione sistematica di 237 studi sul fenomeno, emergono solide associazioni tra la salute mentale degli adolescenti, la salute fisica da adulti e problemi di dipendenze. Aspetti che, secondo i ricercatori, rimangono ancora troppo poco esplorati nelle cause ma che devono essere presi in considerazione nell’impostazione di politiche pubbliche rivolte al benessere di minori e adolescenti. Appare evidente quindi come per migliorare la condizione degli adolescenti servano politiche multisettoriali in grado di coinvolgere ambiti diversi: sociale, sanitario, educativo. Per definire queste politiche, però, è fondamentale superare uno dei principali limiti attuali. Vale a dire la carenza di dati territoriali sufficientemente disaggregati, necessari per valutare l’ampiezza di questi fenomeni su scala locale. Mantenendo come punto di partenza irrinunciabile il coinvolgimento diretto dei beneficiari finali: gli adolescenti stessi. Ma quanti sono, e dove vivono, oggi in Italia? Mentre la definizione di minore discende da una previsione legislativa incontrovertibile (la maggiore età fissata a 18 anni), quella di adolescente è molto più sfumata e variabile a seconda delle fonti e delle necessità di ricerca. Comprensibilmente, visto che per sua natura l’adolescenza è una fase di transizione tra infanzia ed età adulta. Non suscettibile pertanto di confini eccessivamente rigidi. Se si prende in considerazione la fascia d’età tra gli 11 e i 19 anni, sono 5,1 milioni gli adolescenti in Italia. Ovvero poco meno del 9% dei residenti nel nostro paese. 8,74% dei residenti in Italia ha tra gli 11 e i 19 anni. Questa quota media mostra una certa variabilità lungo la penisola. Supera il 9% in regioni come Campania (9,7%), Trentino-Alto Adige (9,46%) e Sicilia (9,17%), mentre non raggiunge l’8% in Sardegna, Molise e Liguria. A livello locale Crotone, con il 9,97% dei residenti tra 11 e 19 anni, è la città capoluogo dove vivono più adolescenti. Seguono Andria, Napoli, Barletta, Palermo, Prato e Vibo Valentia. Il capoluogo con minore incidenza di adolescenti è Oristano (6,79%), davanti ad altre 2 città sarde: Carbonia (6,85%) e Cagliari (6,94%). Seguono città del centro-nord come Pavia, Pisa, Ferrara e Bologna, tutte attorno al 7,2% di residenti 11-19enni”. (8 nov – red)
(© 9Colonne - citare la fonte)



amministrazione