Ha incarnato l’Italia in una tonda signorotta, con corona e fascia tricolore, che ha spesso un’espressione confusa, teneramente incredula. Ma che talvolta si inferocisce in un ghigno di rivalsa o di canagliesca furbizia. Lorenzo Terranera ce la mostra sui coloratissimi fondali - che fanno da contrappunto ai severi temi politici delle trasmissioni di Giovanni Floris – insieme ad una moltitudine di uomini, donne e bambini, altrettanto rotondetti e frastornati come lei, talvolta tronfi, tra l’altra corrucciati, che salgono scale, cavalcano onde, disfano e riannodano, corrono, saltano, trasaliscono e si raggelano. Una umanità pullulante in cui ritrovare quella parte fanciullesca che occhieggia sempre, monella e dissacrante, nella seriosa fatica dell’adulto che si districa tra le contraddizioni, speranze, miserie del nostro amato odiato Bel Paese. Un mondo spiazzante che il telespettatore ha imparato a veder sbucare dietro le facce del politico ed intellettuale di turno in quel di “Ballarò” e poi di “Di Martedì”. In modo silenzioso eppure roboante. Spesso meglio di qualsiasi seriosissimo commento.
Così le tante trafelate “Italie” che rincorrono, armate di retine, i puntuti virus del Covid-19 a mo’ di farfalline (viste nella puntata di Di Martedì del 20 febbraio 2020, solo 5 giorni dopo i primi casi di Codogno) oggi ci dicono molto e forse tutto dei giorni disperati e speranzosi di allora. E non è un caso che, nel 2012, i fondali di Lorenzo Terranera creati per “Ballarò” abbiano composto un libro che ripercorre i dieci anni della trasmissione televisiva commentate dalle più famose firme del giornalismo italiano. E’ la magia che lo stesso Floris considera il “marchio di fabbrica” delle sue trasmissioni (tanto da aver voluto che Terranera lo seguisse al momento del passaggio dalla Rai a La7) e che si compone tra le dita del 57enne artista ogni fine settimana. “La vita del disegnatore non conosce giorni liberi. Dico sempre che ho tempo da ufficio che va oltre l’ufficio. Al tema della puntata di Di Martedì ci lavoro tra il sabato e la domenica, appena mi viene dato. Come scelgo? Disegno di getto, ho sempre fatto così. Il momento del foglio bianco non l’ho mai avuto. Se disegno è perché ho già immaginato un’idea. Come viene l’immaginazione? Non ne ho la più pallida idea! So solo che, quando disegno, mi sento bene e quando lo faccio per i bambini mi allena la fantasia. Ma quello che disegno mi sta nel cuore solo nel momento in cui lo faccio. Poi basta, passo oltre. E’ veramente raro che ci rimetta le mani, perché lo farei in modo diverso” ci racconta Terranera nella sua bottega-laboratorio di via Bertani, a Trastevere, a pochi passi dalla libreria e casa editrice Tic di piazza San Cosimato che ospita i corsi di Officina B5, la scuola di illustrazione da lui fondata nel 2005 insieme all’illustratore Fabio Magnasciutti. Uno spazio che - tra penne, pennelli, matite e sgorbie, scalpelli e manovelle - Terranera condivide con Walter Mariucci, suo compagno di liceo artistico (al Ripetta), ideatore ed intagliatore di affascinanti creazioni in legno delle più varie fogge. “Praticamente sto più qui che a casa. Anche se non abito lontano. Sto lassù, sulla collina, e sono ormai 25 anni che vado su e giù... Forse per questo mi sembra di vivere come in un campeggio, considerando che abito in un quartiere, Monteverde Vecchio, che è come un paesino, silenzioso, sonnecchiante. Nel 1998, con Fabio Magnasciutti, abbiamo accettato l’invito di Giancarlo Montelli (disegnatore classe 1937, le cui visionarie fotostorie animate hanno segnato tante sigle di programmi Rai) di dirigere i corsi dell’accademia che aveva fondato. Da allievi ad insegnanti, ci siamo lanciati in questa avventura. E sono stati anni pienissimi come lo sono tuttora. Il nostro è un mestiere curioso perché cambi ogni giorno. Peraltro, fin da ragazzo, mi sono mosso su qualsiasi fronte. Ho sempre diversificato… Certo per campare ma anche perché mi piace farlo. Peraltro non ho mai saputo dire no ai committenti. Comincio a farlo solo adesso. E solo talvolta… Ovviamente lavorando così ti perdi dei pezzi che poi difficilmente recuperi. Ma per contro posso dirmi fortunato perché faccio quello che mi piace e siamo una famiglia cresciuta tra le immagini… (la figlia Elisa, di stanza da 5 anni a Londra, ha seguito le orme dei genitori, Pietro finito il liceo è iscritto alla facoltà di architettura, disegna, scolpisce il legno e lavora il metallo, la madre è Susanna Mattiangeli, Premio Andersen 2018 come miglior scrittrice per l’infanzia ed ambasciatrice italiana della Letteratura dell’Infanzia nel Mondo 2022/2024, ndr)”.
Un libertario eclettismo accompagna da sempre questo artista in grado di passare dalla illustrazione (per decine di case editrici ed enti, come Amnesty International, Unicef e Fao (per i cui 80 anni Terranera ha creato il coloratissimo fondale della stazione della metro romana del Circo Massimo) alla scenografia, dalla pubblicità ai videoclip, dal puppet design all’animazione stop motion (come nel videoclip "Una storia americana" di Edoardo De Angelis ed in “Sputnik 5” di Susanna Nicchiarelli, corto Nastro d'argento 2009). Dalle grandi tele al microcosmo della tavoletta grafica, dai fondali scenici ai murales (tra gli ultimi realizzati quello per il Teatro Verde di Roma, “tempio” del teatro per l’infanzia, che Terranera ha creato insieme ad una squadra di bambini). Un melting pot di stili ed ispirazioni in cui si sono stratificate le tante letture della formazione giovanile (partendo dai Tex Willer e Zagor dell’infanzia e passando per Moebius, Jodorowsky, l’Eternauta, i disegnatori di “Totem” e “Frigidaire” cosicché i nasoni alla Edika si sono andati mescolando ai ghigni adunchi di Andrea Pazienza). Approdando così al bizzarro immaginifico ed agrodolce umorismo di mondi e personaggi “dove il sogno e la realtà si incontrano. E si guardano male” come recita il motto che campeggia nel profilo faceboook UvZeta con cui Terranova mostra con dei video animati come nascono i suoi fondali per “Di Martedì”, direttamente dal suo studio di via Bertani.
Qui dentro sono anche nate - e sono state esposte nel 2015 - le illustrazioni a tre dimensioni su legno, sagomate come carta, che Terranera ha dedicato al Barone rampante di Italo Calvino. Un gioco ottico e cosmicomico per narrare il mondo aereo di Cosimo Piovasco di Rondò ed il suo atto di ribellione: guardare il mondo solo dall’alto per avere sempre nuove prospettive. Ciò che d’altronde fa lo stesso Terranera con il suo inconfondibile tratto, sapido e lussureggiante, che salta creativamente di ramo in ramo. Sempre pronto a spiccare il volo verso l’alto. Ecco allora gli omini che sorreggono il cielo dai tetti nei tempi del Covid, le scenografie svolazzanti di “Leo”, lo spettacolo teatrale firmato con Alberto Nucci Angeli e Luisa Mattia nel 2016 sul Leonardo da Vinci “rinfanciullito”, gli eco-misteri spaziali per la storia “Conquà” di Silvia Mastrangelo, l’aeroplanino di carta in cui i bambini trasformano i pizzini mafiosi del libro "Tu 6" (firmato nel 2007 insieme a Giovanni Floris), il lussureggiante murales che solleva in un’onda di colori e sorrisi la speranza di cambiamento del progetto Jungi Mundu che sta trasformando Camini, nel reggino, da paese fantasma a borgo-modello per l’accoglienza dei migranti. Terranera ci ha lavorato dal 2018, in collaborazione con Amnesty International ed a Camini è tornato anche questa estate per ravvivare i colori del murales ma anche il suo personale impegno sui temi della libertà e della solidarietà.
La sua stessa OfficinaB5 nasce con questo afflato di impegno civico ed il desiderio di restare una fucina aperta di idee, di militanza creativa. Ne è dimostrazione il “Bertani day”, la festa di quartiere auto-organizzata ed auto-finanziata che trasforma la trasteverina via Bertani, ogni prima domenica di giugno, dalla mattina al tramonto, in una strada delle arti e della convivialità con spettacoli, musica, laboratori e mercatini, che coinvolge diverse realtà del rione. Una iniziativa che concretizza una idea di “resistenza culturale”, di ri-presa del potere dell’immaginazione per dare linfa ad una società annichilita dalle cronache di guerra lontane e vicine (fin quasi ed oltre le soglie dell’indifferenza), oppressa dai ritmi di vita vorticosi, rinchiusa tra le quattro mura di un individualismo disperato. “Esistono piccole realtà che lavorano in silenzio, associazioni, gruppi creativi che combattono così questa situazione molto preoccupante – spiega Terranera -. E lo fanno cambiando continuamente le carte, mettendo altra roba in circolo, sperimentando, incontrandosi. Noi, in questo, cerchiamo di mettercela tutta ma dal Covid in poi abbiamo progressivamente perso allievi. O meglio gli allievi li avremmo ma si preferiscono corsi solo online... E questo allontanamento dal vero non lo cercano peraltro solo i giovani ma proprio le persone più grandi, quelle che prima venivano nella nostra scuola magari per riesumare una passione assopita. Tutti abbiamo in noi il disegno. Non c’è un bambino che non disegni ma pochi gli adulti che però continuano a farlo perché, crescendo, nessuno li aiuta a conservare questa capacità. Ai nostri corsi si presentavano quindi persone dai 30 anni in poi, anche fino ai 70 anni, con le più diverse motivazioni, voler fare il ritratto al nipote, illustrare una loro storia nel cassetto, combattere la noia... Al momento i nostri corsi verranno sospesi, almeno il corso biennale a tempo pieno, proporremo durante l’anno workshop a tempo limitato. Ma come si fa, dico, una lezione di acquerello da remoto? Come si disegna un paesaggio guardandolo dal telefonino? Regge bene giusto il nostro ‘Drinc en Dró’ del giovedì, che facciamo nella libreria Tic di piazza San Cosimato: si disegna dal vero, un paio di ore alla settimana e alla fine si beve un bicchiere di vino insieme, ci si distrae, nessun percorso, nessun impegno… E questo approccio è ormai insito nelle nuove generazioni. Il paradosso è che negli stessi licei artistici non si insegna più a lavorare con le mani. Quasi che non abbia più senso imparare a disegnare con la matita se c’è l’ipad... Ma se cresci generazioni in questo modo, non gli dai le basi, le chiavi, personali e creative, per interpretare la complessità della realtà e vivere la propria vita pienamente. E magari deleghi questa funzione all’intelligenza artificiale, aspettando di vedere cosa esca fuori da questo grande calderone in cui si mescola di tutto. E’ una deriva che mi fa molto dispiacere. Perché ci si illude che si stia semplificando la vita invece stiamo delegando la parte più interessante del nostro lavoro. Forse è il caso di lavorare a stimolare di più l’immaginazione fin dalle scuole primarie. Anche perché, se facciamo stare bene i più piccoli, il futuro non può che essere migliore per tutti”. Nella introduzione di “Cercare”, il primo di suoi tre albi illustrati dedicati alle più diffuse azioni del nostro quotidiano (realizzati per Treccani in un immaginifico bianco), Terranera scrive: “Questo libro è per tutti i cercatori, quelli incalliti che non sono mai contenti finché non trovano, quelli distratti che si lasciano portare dal caso, quelli che cercano non si sa cosa ma trovano sempre, ma anche per quelli che si sono persi e sperano che un giorno qualcuno li trovi”. E’ uscito nel 2019, con prefazione di Ascanio Celestini ed è stato seguito da “Leggere” del 2020, con prefazione di Daniel Pennac e da “Sentire” del 2021, con prefazione di Dori Ghezzi. L’artista romano ne racconta così la curiosa genesi: “Parecchi anni fa, all’angolo tra viale di Trastevere e via Mameli passavo in moto e mi colpì una coppia di anziani che, tra un sollevarsi di foglie svolazzanti, consultava una cartina cercando chissà quale meta. Arrivato a casa ho cominciato a riempire un libretto con illustrazioni sull’atto del cercare, tipo le classiche chiavi perdute e cose così… Ma, ad un certo punto, quel libretto non l’ho più trovato, mi sono accanito per un po’ a cercarlo finché ho smesso di farlo. Ma dopo un anno l’ho ritrovato. Ho così ricominciato a disegnare, cercando di inquadrare come degli ‘strappi’ di storie, gli attimi prima che le cose accadono, il momento del silenzio”. Ed intanto Terranera continua a mostrarci il nostro spaesamento nelle sue creature aeree e sospese. Nella speranza che un giorno ci si possa svegliare dal torpore collettivo per creare così il migliore dei nostri mondi possibili. (9 nov – red)
(© 9Colonne - citare la fonte)




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