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POKROVSK, I RUSSI
SUL PUNTO DI SFONDARE

POKROVSK, I RUSSI <BR> SUL PUNTO DI SFONDARE

Nonostante le ripetute affermazioni ufficiali da parte sia della presidenza che della leadership militare di Kiev, sembra avvicinarsi alle fasi conclusive la sanguinosissima e lunghissima battaglia di Pokrovsk, nell’Ucraina orientale, che si sta protraendo da 21 mesi a costo di altissime perdite dall’una e dall’altra parte del fronte. Una battaglia combattuta casa per casa, a volte camera per camera, magari con i russi a occupare il piano di uno stabile e gli ucraini su un altro. Il tutto per la conquista, da parte di Mosca, di una città (o meglio di quel che resta di una città) il cui valore strategico, anche se importante, appare comunque inferiore a quello propagandistico. È  ormai chiaro, infatti, che il presidente russo Vladimir Putin abbia una necessità assoluta di presentare alla Federazione una vittoria di rilievo  sul campo che manca dal 2023. Solo nella giornata di ieri in questa città si sono segnalati 73 scontri, ovvero un terzo di tutti quelli registrati sull’intero fronte russo-ucraino, lungo centinaia di chilometri. E che le cose per i difensori a Pokrovsk si siano ormai messe malissimo è sempre più palese, come del resto affermano gli stessi soldato ucraini, le rare volte che qualche media riesce a raggiungerli. “La situazione è difficile, con combattimenti di ogni genere in corso, scontri a fuoco nelle aree urbane e bombardamenti con ogni tipo di arma”, ha dichiarato alla CNN un comandante di battaglione, parlando a condizione di anonimato per motivi di sicurezza. “Siamo quasi circondati, ma ci siamo abituati”, ha aggiunto. Un altro militare, che ha chiesto di non rivelare il suo nome per motivi di sicurezza, ha spiegato al network americano che l'esercito russo continua ad avanzare con un gran numero di uomini. Lo stesso presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva spiegato la settimana scorsa che il rapporto di forza tra le truppe di Mosca e quelle di Kiev è di almeno otto a uno in favore della prima. Resta da vedere se e quando Kiev deciderà di abbandonare le posizioni. Secondo gli esperti del think tanjk indipendente ucraino DeepState, infatti, la città non è ancora circondata. Al contrario, anche se difficile la situazione sarebbe ancora aperta, e al momento le truppe russe avrebbero un unico punto, nel quadrante meridionale della città, per continuare a far affluire le proprie forze. Forze che, per la smania del Cremlino di porre la propria bandiera sui detriti di questo lembo di terra martoriata, sono costrette – secondo diverse testimonianze – ad accettare di penetrare a Pokrovsk a costo di sacrifici disumani. “I russi – è sempre il racconto di un soldato ucraino, operatore di droni, ai media occidentali – si muovono spesso in gruppi di tre, contando sul fatto che due verranno distrutti, ma uno riuscirà comunque a raggiungere la città e a stabilirvi un punto d'appoggio. Circa un centinaio di questi gruppi possono attraversare la città in un giorno”.

GUERRA ENERGETICA. Intanto molte città ucraine hanno continuato a subire interruzioni di corrente elettrica, riscaldamento e acqua domenica, a seguito del massiccio attacco russo alle infrastrutture energetiche del Paese nella notte tra venerdì e ieri. Secondo il Ministro dell'Energia ucraino Svitlana Grinchuk, è stata “una delle notti più difficili” dall'inizio dell'offensiva russa su larga scala nel febbraio 2022. “È difficile ricordare un numero così elevato di attacchi diretti contro gli impianti energetici”, ha dichiarato all'emittente locale United News. La società elettrica statale Centerenergo ha avvertito ieri che la capacità produttiva è stata “ridotta a zero” dopo “il più massiccio attacco alle centrali termoelettriche ucraine dall'inizio dell'invasione”. Come in ogni ondata di attacchi, il Ministero della Difesa russo ha affermato di aver preso di mira “aziende del complesso militare-industriale ucraino e impianti di gas ed energia che supportano le loro operazioni”. (9 NOV / deg)

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