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L’ELEGANZA DEL RICCIO
E LA CURA DEI MALATI RARI

L’ELEGANZA DEL RICCIO <br> E LA CURA DEI MALATI RARI

di Franco Bonsignori

Si è concluso a Roma il progetto di sostegno a genitori di ragazzi con patologie genetiche che ha visto la partecipazione, presso lo studio del dott. Alfredo Barbarossa (psicoterapeuta della Gestalt), di quattro famiglie nelle quali è presente la malattia rara chiamata sindrome della x fragile, che comporta tra l’altro disabilità mentale. La conclusione per tutte le famiglie coinvolte (in cinque incontri per la durata complessiva di dieci ore) è il senso di leggerezza che deriva dal confronto di esperienze che si sono rivelate condivise, e per quanto possibile chiarite, a tutti. Ma perché lavorare sul nucleo famigliare? Perché la famiglia è il campo d’eccellenza dove si scontrano e s’incontrano i dolori e i piaceri degli esseri umani. Sono passati i tempi in cui si sparava a zero contro la famiglia, vista come il vero nemico dell’uomo, alibi di ogni malvagità e causa di tutti i disastri psichici, anche quelli più inaccettabili, dei poveri figlioli. Oggi la famiglia è rivalutata; e si tende a vederla un po’ come il riccio della metafora del libro di Barbery: ricoperto dagli aculei fuori proprio perché dentro è riscontrabile almeno un po’ di cedevolezza. La sfida è dunque il riconoscimento delle dosi di eleganza nascosta sotto le difese. Nonostante le notizie raccapriccianti che si leggono, la famiglia in questo momento storico gode di una buona immagine: anche nella cinematografia, oggi che i ribelli della Gioventù bruciata sono andati in pensione, non si contano i film rivalutativi della famiglia, come ad esempio “Scialla!” di F. Bruni, che hanno preso il posto di quelli di condanna, come ad esempio il durissimo “Family life” di Ken Loach. La stessa psicoanalisi, che pure rimanda ancora al complesso di Edipo, ha riposto definitivamente in soffitta il padre castratore o la madre schizofrenogena per definizione: colei che fa impazzire i figli, tramite l’uso costante e prolungato di forme patologiche di linguaggio e comportamento. Persino Marx sarebbe contento nel constatare ancora una volta che chi comanda è l’economia: il sostegno all’interno della famiglia costa dieci volte meno di quello fatto negli istituti e perciò sta diventando un target sempre più importante delle politiche educative dei governi e conseguentemente il focus degli studi di tanti scienziati. Certo, è evidente che la famiglia è un’istituzione in crisi; ed è vero che è molto difficile trovare una famiglia del tutto priva di violenza ed ipocrisia. Ma il punto è che la famiglia pur con tutti i suoi problemi, è sempre lo spazio educativo più efficace che è difficile ricostruire in altri contesti. La famiglia cambia e cambiano le sue prospettive: oggi la notizia non è più la madre che esce sul balcone e butta nel vuoto il figlioletto, ma il padre che entra in casa e accoltella l’ex fidanzata. Vittime e carnefici si scambiano i ruoli, ma la famiglia rimane sempre quella: l’area riservata dei rapporti più incisivi nel bene e nel male, il sistema di relazioni che produce disagio, ma un disagio condiviso e comprensibile. Spesso ci si dimentica che l’allegria è altrettanto contagiosa della depressione. Paradossalmente, anche nelle relazioni genitoriali più malate è presente un elemento emotivo utile ad attenuare patologie grandi o piccole. La vecchia psicoanalisi, tanto per fare un esempio, ha evidenziato quante volte i figli ripropongano i moduli di comportamento di uno dei familiari che in apparenza dichiarano di detestare e rifiutare. In fondo siamo tutti uguali: in tutte le famiglie, anche quelle più disastrate, è sempre possibile rinvenire una scintilla di empatia, magari là dove passa inosservata proprio perché è più evidente; come nel racconto della lettera rubata di Edgar Allan Poe, in cui si dimostra che per mettere al riparo di occhi curiosi le lettere compromettenti, bisogna lasciarle aperte sullo scrittoio, dove nessuno le cercherebbe mai.

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