“PUTSCH!”, RICHARD HANSER RACCONTA L’ASCESA DI HITLER
Se esiste un atto di inizio della Seconda guerra mondiale, quello fu il golpe della birreria di Monaco del 1923. Il Putsch voluto da Adolf Hitler nella città che più amava: la Monaco cara a Mann, Brecht, Klee, Wagner e Rilke, fu la prima azione di violenza organizzata dell’uomo in seguito definito “il più dinamico fattore di distruzione che l’umanità abbia prodotto finora”. Richard Hanser (1909-1981) in “Putsch! L’ascesa di Hitler” (Odoya, pp. 384, 20 euro) ripercorre gli anni della giovinezza di Hitler e la sua trasformazione da pittore senza alcun talento a leader politico avvenuta nel periodo trascorso nelle trincee della Prima guerra mondiale. Gli anni della Repubblica di Weimar non furono semplici per la Germania. Da un lato le masse di operai tornati dal fronte avrebbero voluto seguire l’esempio russo del 17, dall’altro un amplissimo fronte nazionalista – tra cui generali con ruoli carichi di significati come Erich Ludendorff – cercavano rivalsa, vendetta e la gloria sottrattagli sul campo di battaglia. Non stupisce quindi che gli afflati pangermanisti, l’antisemitismo, l’anticomunismo – proprio in Baviera, nel 1922, si era proclamata la Repubblica Sovietica di Bavarese – e una feroce inflazione costituirono il naturale terreno di coltura per un movimento tutto rivolto a una “rivoluzione contro la rivoluzione”, per un riscatto della patria tedesca. Il grande sogno di Hitler di un’eversiva marcia su Berlino (ispirata a quella di Mussolini) si sviluppò nel posto pubblico tedesco per eccellenza: una birreria. La Bürgerbräukeller era una struttura mastodontica, dove spesso si tenevano comizi politici: poteva ospitare fino a 2000 persone sedute. Da lì il 9 novembre 1923 partì il più sottovalutato tentativo di colpo di stato della storia. Il generale Gustav von Kahr, allora dittatore della destra monarchica bavarese (chiamato in funzione anticomunista), venne sequestrato da Hitler, ma non tenne fede alle promesse fatte al Führer una volta libero. Così fecero altri appartenenti al governo come il colonnello von Seisser e il generale von Lossow. Nonostante dalla sua avesse il generale Ludendorff e innumerevoli ex militari o semplici lavoratori invasati, Hitler non riuscì ad assicurarsi i presidi militari e il controllo sull’esercito della Baviera. Il tentativo di marciare in ranghi con fucili carichi alla mano per raggiungere l’unico battaglione “che marciava sotto il segno della svastica” vittorioso, quello di Röhm, che aveva occupato i quartieri generali del distretto militare, finì nel sangue presso la Feldherrnhalle, poi trasformata in uno dei “luoghi sacri” del nazismo. Nonostante il Putsch non riuscì e Hitler fu costretto a scappare su un’utilitaria, “il 9 novembre del 1923 è stato l’origine del 30 gennaio del 1933”, il giorno in cui Hitler divenne cancelliere “passando per la strada maestra”. Fu il banco di prova per la presa del potere in Germania da parte del nazismo: centrale per la comprensione di una storia che non si deve ripetere mai più. Hanser si è occupato di storia del nazismo degli anni Venti dal periodo in cui partecipò alla guerra contro il Terzo Reich come specialista del Psychological Warfare. Codirettore della American-German Review, ha pubblicato diversi volumi ricavati dalla sua intensa attività di autore di reportage e documentari televisivi.
“IL SUONO E L’INVISIBILE” DI SUSANNA PARIGI E ANDREA PEDRINELLI
Il 29 ottobre uscirà “Il Suono e l’Invisibile – La musica come stile di vita” (Infinito Edizioni), il libro dell’interprete, musicista e autrice fiorentina Susanna Parigi, con Andrea Pedrinelli. Il testo sarà disponibile in tutte le librerie e nei maggiori store digitali. “La musica abitua l’orecchio a riconoscere dinamiche estreme di volume, a convivere con la pagina bianca del silenzio disciplinando il corpo allo sforzo di un atleta e nello stesso tempo alla più sottile introspezione – racconta l’autrice - Come comunicare questa meraviglia a chi non ha una pratica musicale assidua? Io e Andrea Pedrinelli abbiamo scelto la formula della conversazione con l’intento di mantenere un equilibrio tra l’essere sufficientemente chiari e non rimanere troppo in superficie. Non so se ci siamo riusciti, ma il nostro scopo era proprio quello di non rivolgerci solo alle persone che già conoscono il vocabolario musicale. A partire da un’analisi del silenzio in musica e intorno alla musica, percorrendo vari gradi dell’invisibile, come l’’Effetto Haas’, la ‘Loudness War’, l’utilizzo di compressori e campionatori, la diversa percezione di suono tra analogico e digitale, le connessioni tra musica e fisica quantistica, fino all’analisi della composizione e struttura di una canzone scoprendo che la musica creativa può trasformare i comportamenti, il corpo e la vita stessa”. Il libro nasce da una conversazione tra la musicista e lo studioso della musica Andrea Pedrinelli. I due autori raccontano con un linguaggio semplice come la musica sia in grado di affinare le percezioni, le intuizioni e la capacità di vedere oltre le parole portando alla luca quello che nel libro viene definito l’“infinitamente piccolo”. Un viaggio che mostra l’esistenza di un mondo sorprendente rivelato dalla musica che può trasformare la vita stessa. Interprete sofisticata e autrice di grande spessore, Susanna Parigi è stata pianista di Riccardo Cocciante e Fiorella Mannoia, vocalist di Claudio Baglioni e Raf, suona la fisarmonica, canta, scrive i testi, la musica e gli arrangiamenti delle sue canzoni. Chansonnière fiorentina ma trapiantata a Milano, propone un genere originalissimo che è stato definito “pop letterario”. Sostenuta da artisti come il fotografo Sebastião Salgado e il filosofo Umberto Galimberti, diplomata in pianoforte, insegna al conservatorio di Trento. Ha inoltre collaborato con il celebre chitarrista statunitense Pat Metheny, la cantante israeliana Noa e il bassista e stickista statunitense Tony Levin.
LA STORIA DEI BISCOTTI GENTILINI, 125 ANNI DI BONTA’
Compie 125 anni una delle più prestigiose aziende di biscotti italiane che, indubbiamente, rappresenta un fiore all’occhiello per l’eccellenza del Made in Italy e che continua a veder crescere consensi e fatturati in controtendenza a quella che è la crisi economica italiana. Si tratta dell’azienda Biscotti P. Gentilini, la cui storia è ora un libro dai mille risvolti – “Biscotti P. Gentilini. 125 anni di bontà (1890 – 2015)” - scritto da Daniela Brignone e pubblicato da Palombi Editori. Un saggio e una biografia, una raccolta di preziosi documenti d’archivio e dati economici, un percorso di ricostruzione analitica di una realtà imprenditoriale che parte dalla provincia bolognese per approdare nella Capitale, dove un giovane con le idee chiare riesce a sviluppare in pochi anni un impero attraverso il sudore di un sano lavoro, una volontà ferrea, una fantasiosa creatività e una lungimirante mentalità imprenditoriale. Il ragazzo è Pietro Gentilini, capostipite di cui si traccia il percorso dalla giovinezza a Vergato per approdare alla descrizione dell’attuale azienda presieduta dal nipote Paolo, ricostruendo in dettaglio – tra eventi e contesti storici diversificati, carteggi epistolari e racconti familiari - l’eroica sfida di un uomo determinato a realizzare i propri sogni: dolcetti composti da farina, zucchero, burro, miele e vaniglia sapientemente miscelati (la ricetta è ancora segreta) e confezionati in scatole di lusso per pochi privilegiati, ma diventati nel tempo un prodotto ricercato da famiglie di ogni estrazione sociale. Una storia semplice e pulita, quella narrata dall’autrice, che abbraccia un modello di tradizione alimentare italiana tracciando un ritratto sull’evoluzione dei consumi e dell’immaginario collettivo ad essi connesso, oltre che sulla storia di Roma legata alle sue attività commerciali, industriali e iconografiche da fine Ottocento ai giorni nostri.
“LIGURIA, SPAGNA E ALTRE SCRITTURE NOMADI”
È in libreria “Liguria, Spagna e altre scritture nomadi” di Marino Magliani e di Riccardo Ferrazzi, pubblicato da Luigi Pellegrini Editore. Il libro, che raccoglie racconti di viaggio originali e interrogazioni sul tema dei luoghi della vita, segue il filo di un racconto a due voci attraverso il quale i due autori si rincorrono in una sorta di doppio sguardo che scandaglia la consapevolezza del disancoramento e della precarietà dell’esistenza dei contemporanei. L’impossibilità di stare altrove e quella di non essere mai veramente a casa. Tra andate e ritorni, ricordi e malinconie si sviluppa un costante rimbalzo tra i temi della vita e della memoria nella dimensione di un altrove e che tematizza costantemente il tema dell’appartenenza e della fuga. “Liguria, Spagna e altre scritture nomadi”, arricchito da un’accurata prefazione del critico letterario di Giuseppe Panella, è il terzo volume uscito nella collana “Itaca Itaca”, curata dall’antropologo e scrittore Mauro Francesco Minervino.
“SIAMO TUTTI CANNIBALI”, IL PENSIERO DI LÉVI-STRAUSS
“La distanza tra le società cosiddette evolute e complesse e quelle a torto chiamate primitive e arcaiche è minore di quanto non si creda. Il lontano illumina il vicino, ma anche il vicino può illuminare il lontano...”: dal 1989 al 2000 Claude Lévi-Strauss ha collaborato a Repubblica con un insieme di testi che vengono ora raccolti in “Siamo tutti cannibali” (Il Mulino, pp. 208, euro 14). Epidemia della mucca pazza, forme di cannibalismo alimentare o terapeutico, pregiudizi razzisti legati a pratiche rituali come l’escissione o la circoncisione: partendo da un fatto di cronaca l’antropologo ci esorta a interpretare i fatti sociali che si svolgono sotto i nostri occhi con la piena consapevolezza del superbo etnocentrismo che ci condiziona e che tutto commisura su di noi. Ed evoca il pensiero di Montaigne, secondo cui “ognuno chiama barbarie quello che non è nei suoi usi”. Lévi-Strauss, dell’Académie française (1908-2009), antropologo, etnologo, massimo teorico dello strutturalismo nelle scienze sociali, professore al Collège de France, è stato una delle figure di maggior spicco nel panorama culturale contemporaneo.
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